In dispensa due uova, mezza zucchina, un avanzo di riso. Una volta chiamavi la nonna; oggi apri l’app e chiedi al bot. Lui non sbuffa, non giudica: compone un menu in base al frigo, suggerisce tempi e tecniche, perfino varianti per l’intolleranza di zio Carlo.
La notizia: 6 italiani su 10 usano l’IA ai fornelli; la cercano per idee e nuove tecniche, ma uno su due non si fida davvero di quel che produce. Diffidenza antica, curiosità moderna: la nostra tavola è sempre stata un compromesso tra tradizione e invenzione. 
La verità è semplice: l’IA è un ottimo sous-chef. Ti ricorda il forno, calibra i grammi, non dimentica il prezzemolo. Ma il cuoco resta umano: sceglie il pepe o il silenzio, capisce quando “q.b.” significa “un po’ di più”, trasforma la ricetta in occasione e l’occasione in compagnia.
Così, benvenuto algoritmo, accomodati sullo sgabello. Mescola pure, ma il cucchiaio lo teniamo noi. Perché l’IA sa ordinare gli ingredienti; noi sappiamo contare i commensali. E una cena riuscita non è fatta solo di dosi: è fatta di voci.



















