La delibera Cipess 41/2025 sullo Stretto non ottiene visto e registrazione, stop procedurale. 
Senza visto niente Gazzetta Ufficiale e niente primi cantieri, almeno per ora. 
Da Palazzo la reazione è di pancia: “atto di invasione” per la premier, “scelta politica” per il ministro, ma si andrebbe comunque avanti. 
È davvero uno scontro tra toghe e ruspe o il solito controllo che evita guai domani?
Le grandi opere non camminano sull’indignazione, ma sui requisiti.
A fine settembre i giudici contabili avevano chiesto chiarimenti su urgenza, costi e stime di traffico: segnali che qualcosa scricchiolava. 
Ora la Corte annuncia motivazioni entro 30 giorni: carte, non slogan. 
Prima si blinda la legittimità, poi si posa il primo bullone; invertire l’ordine crea solo contenziosi e ritardi.
Il passato insegna che i cantieri partiti male finiscono peggio; il futuro chiede opere utili e solide.
Il ponte si costruisce sul diritto prima che sull’acciaio, altrimenti è un viadotto di sabbia.
















