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Stefano Sellati spiega perché "chi vuol fare il ballerino è più pazzo di un pilota di Formula Uno"

Redazione by Redazione
10 Ottobre 2012
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Stefano Sellati spiega perché "chi vuol fare il ballerino è più pazzo di un pilota di Formula Uno"
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Stefano Sellati. Romano, classe ’57. Racconta la sua trentennale carriera di ballerino, coreografo e insegnante, l’apertura della sua scuola ‘Mondial Dance’ dove si sono formati diversi talenti: dalla Lorella Cuccarini alla giovane Emy Bergamo, Emanuela Panatta, Paolo Londi e molti altri. Ed ancora le collaborazioni con molti personaggi del settore fra cui Gino Landi, Gianni Boncompagni, Piero Chiambretti.

“PaeseRoma.it” intervista Stefano Sellati percorrendo le tappe più significative della sua carriera.

“Stefano quando si è avvicinato al mondo della danza”?

 “Avevo 19 anni, allora facevo calcio ma una mia amica riconobbe il mio talento nel ballare durante quelle faste che negli anni ’70/ ’80 andavano molto di moda. Si organizzavano molto spesso e di solito in casa di uno di noi a rotazione”.

“Che ricordo ha di quegli anni”?

 “Gli anni ’70 intensissimi. Gli anni 80 li ricordo come anni di cambiamento: un periodo di transizione, un trait d’union tra il vecchio e il nuovo. C’è stato un boom a livello lavorativo che se da un lato è stato un vantaggio per gli addetti ai lavori, dall’altro è stato un disastro per le scuole che hanno dovuto fare i conti con nascita delle palestre: si andava verso la massificazione quando in realtà la danza è un’arte molto selettiva. A livello di statistiche 1 su 1000 diventa ballerino con la B maiuscola, ovvero Danzatore. Questo ruolo richiede forti capacità psico-fisiche e molta determinazione. E’ un porsi di continuo obiettivi e ambizioni”.

“Qual’è stata la prima sensazione che la danza le ha dato”?

 “Ho cominciato a maturare in modo diverso: era come se viaggiassi su un binario diverso da quelli che fino a quel momento erano stati i miei compagni di avventura. Ero ormai fuori da quei contesti da bar, dalla routine da comitiva. I miei interessi si erano spostati verso una consapevolezza diversa del mio futuro, iniziando a prendere la mia vita in maniera diversa”.

“E’ stata, quindi, la certezza di maturare ad indurla ad una scelta seria di fare danza”?

 “Nel frattempo mi stavo diplomando in tecnico di radiologia medica, e proprio in quel momento mi si presentò l’occasione di diventare ballerino; venni scelto per la produzione “ZEROFOBIA” con Renato Zero. Fu il mio primo lavoro: un’esperienza bellissima. A questo punto dovetti decidere se fare il ballerino o il radiologo in ospedale e come gli artisti matti ho scelto un percorso insicuro rispetto a quello sicuro. Mi sentivo decisamente più un’anima artista e libera che un impiegato”.

“E dopo Zerofobia cos’è accaduto”?

 “Dopo Renato Zero ho lavorato con Raffaella Carrà e Gino Landi e poi con i grandissimi Garinei e Giovannini nella commedia musicale ”Accendiamo una lampada”, ed ancora Operette a Trieste con il grande Sandro Massimini e tanti altri lavori con Don Lurio, Franco Estil”…

“Quando è diventato coreografo e che lavori ha fatto?”

 “Quando ho iniziato ad avere la consapevolezza della mia creatività, quando ho sentito il bisogno di dire qualcosa di più. Ho fatto molti lavori di spettacoli itineranti, meglio conosciuti come serate, ho fatto delle cose in Teatro, ho lavorato per Gino Landi e Licia Colò, per Gianni Boncompagni con le due edizioni di “Chiambretti C’è”,(cosa di cui ricordo un aneddoto, mi fece chiamare durante la trasmissione Pietro Garinei, solo perché voleva complimentarsi con me, perché erano anni che non vedeva più in televisione tanta classe ed eleganza nei balletti, cosa che mi fece molto piacere detta da un illustre della commedia musicale italiana). Ho lavorato anche per qualche videoclip musicale e attualmente dirigo la mia compagnia “AMD Company” che si è formata al finire degli anni ’80, con la quale abbiamo allestito diversi spettacoli. Inoltre ho scritto almeno venti sceneggiature di spettacoli che ho messo in scena con i migliori allievi della scuola in diversi Teatri di Roma come Il Teatro Olimpico, Il Manzoni, Il Vittoria, Il Giulio Cesare quando era ancora un Teatro, Il San Raffaele il Teatro Argentina, Il Sala Umberto, Il Teatro Colosseo“…

“Quando ha cominciato a dedicarsi all’insegnamento della danza”?

“Nel 1981 insieme al maestro Flavio Turchi del quale ero assistente. E nell”83 lui mi lasciò la scuola ‘Mondial Dance’. Qui si sono formati artisti di spicco come già detto precedentemente come: Lorella Cuccarini, Emanuela Panatta, Emy Bergamo, Paolo Londi e numerosi danzatori e attori come Barbara Livi, Jonis etc… Insegnavo danza classica e moderna, ma ad un certo punto mi sono dedicato più al Modern Jazz che via via è diventato più sperimentale. Ma non ho mai visto l’insegnamento come un lavoro bensì come una realizzazione: un continuo raggiungimento di obiettivi”.

“Che maestro pensa di essere”?

 “Un maestro con i suoi pregi ed i suoi difetti, certo non sono io a dovermi elogiare. In passato sono stato un maestro molto severo, ma poi con il tempo, ho capito che un maestro ha il compito di insegnare e non di punire, quindi ho dato spazio alla comprensione senza per di vista la disciplina. In pratica mi sono addolcito con passare degli anni: le generazioni cambiano e se non ti adegui chiudi la scuola ed oggi non puoi importi solo con la disciplina in una scuola privata, ci vuole ’Bastone e zucchero’. Non mi sono mai ispirato veramente ad una scuola di pensiero come, la scuola russa o quella francese. La mia tecnica si è sempre basata su uno studio approfondito del corpo umano tenendo sempre conto dei principi della fisica negli sbilanciamenti e nei pesi. Quello che ha cambiato il modo di essere nella metodologia è stato il mio primo viaggio in America dove scoprii di avere molte affinità con l’avanguardia americana”.

” Il genere di danza a cui si è più dedicato è il ‘modern mix’: può descriverlo”?

” E’ uno stile sperimentale e di ricerca a cui mi dedico dai primi anni ’90: trova radici nelle basi di classico, contemporaneo, afro, funky e hip hop. Si basa su dinamiche completamente diverse dalle tradizionali, usando comunque le fondamenta di ogni stile di danza.
Si svolge un lavoro sugli appoggi e di una serie di sbilanciamenti che consentono di interagire con il corpo e lo spazio i maniera rapida e fluente.
Oltre a dissociare ogni parte del corpo e poterne assumere il pieno controllo successivamente.
Questo tipo di lavoro è adatto a tutti sia per coloro che iniziano che per chi è già professionista”.

“Che cosa consiglia a chi vuole fare oggi questo mestiere”?

 “Di avere tanta convinzione e di non demotivarsi mai. Di non farsi fuorviare da modelli televisivi sbagliati. Di lavorare duro per vincere la competizione. Di essere consapevoli e non illusi: chi sceglie di fare il ballerino è più pazzo di un pilota di formula uno che rischia la vita per moltissimi soldi. Il vero ballerino sacrifica tutta la sua vita alla danza”.

S.B.

Redazione

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