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Baby squillo:” volevo comprarmi cose griffate”

Redazione by Redazione
7 Novembre 2013
in Senza categoria
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Baby squillo:” volevo comprarmi cose griffate”
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Rese note alla stampa le dichiarazioni rilasciate dalle due minorenni all’interrogatorio dei pm. “Volevo comprarmi cose griffate”, quello che ha indotto la più piccola a prostituirsi. I clienti, ora diciotto identificati, sapevano della loro minore età
 
Rese davanti ai procuratori le testimonianze delle due minorenni. Ancora una volta devono essere assunte come qualcosa di più rumoroso di un ‘grido d’allarme’, è giusto chiedersi se si tratta di un episodio marginale, isolato, una bravata di cui poi si perde il controllo, o se invece, gradualmente, si sta trasformando in un ‘costume’, dato anche l’emergere di scandali paralleli, come quello delle ragazze de L’Aquila che si sono prostituite in cambio di una ricarica o quello solo di stamane che racconta di appuntamenti sessuali nelle scuole, il tutto ovviamente senza ‘amore’, ma solo cash. Dalla testimonianza delle due ragazze rilasciate ai pm Maria Monteleone e Cristina Macchiusi, rese note stamane alla stampa, emerge che il ‘motore’ di tutto, la leva da cui tutto ha inizio, è Denaro, se è vero come affermano che lo hanno fatto “per comprarsi cose griffate”. Le parole rilasciate sopratutto dalla più piccola, colei su cui ricade la responsabilità di aver ‘sedotto’ la più grande a fare lo stesso, e su cui grava la complicità della madre, raccontano, io penso, una storia di sostanziale solitudine e responsabilità sociale:”Io penso di conoscere il motivo per cui sono qui oggi: è perché sono stata colta nel fatto, ossia mi prostituisco a scopo economico fin dal luglio 2013. Io ho 14 anni, ma quando sono truccata dimostro di più. Noi, cioè io e la mia amica, ci mettevamo su un sito e una persona mi prendeva gli appuntamenti e mi accompagnava. Abbiamo preso un appartamento per questi incontri. Questa persona è Mirko Ieni (arrestato) e mi faceva da intermediario organizzando tutto.”Alla ragazza nell’interrogatorio chiesto anche di raccontare come tutto ha avuto inizio:”Tutto è iniziato con la mia amica in quanto un giorno ci siamo collegate su una bacheca incontri e annunci per trovare dei lavoretti ed essere autonome. Abbiamo visto un annuncio invitante per lavorare e guadagnare facilmente tanti soldi. Io conosco la mia amica da quando facevo le medie: è la mia amica del cuore. Lei ha iniziato a lavorare, io l’ho fatto più tardi. Io e lei siamo esigenti, vogliano molte cose: vestiti, macchine, benessere.” D’altronde basta accendere la Tv e cosa guardi? Vestiti, macchine e benessere. Per ottenerlo i soldi, e per i soldi l’anonimato della rete. Emerge freddamente anche il tariffario e il profilo del primo cliente:”La prima volta che è avvenuto un incontro è stato con un signore di 35 anni che ci ha portato a piazza Fiume a casa sua. Inizialmente lavoravo insieme alla mia amica perché io avevo paura e con lei ho iniziato a imparare. Noi prendevamo 300 euro tutt’e due insieme per la prestazione con rapporto completo, 200 per rapporto non completo, solo i preliminari. Piano piano ho iniziato a lavorare da sola, chiedendo per un rapporto completo 150 o 100 euro. Senza Mirko lavoravamo tre volte a settimana, con Mirko lavoravamo tutti i giorni. Lo abbiamo conosciuto come cliente e poi è diventato il nostro intermediario.”Per la cronaca Mirko Ieni, disoccupato, è uno dei primi cinque arresti della Procura, il ‘magnaccia‘ così come lo definisce la stessa ragazza, il cui compito consisteva appunto nel procurare alle ragazze i nuovi clienti, ora saliti a diciotto riconosciuti: ”A settembre ho avuto il mio primo rapporto lavorativo da sola, in quanto ho dovuto sostituire la mia amica. Ogni giorno facevo almeno due incontri. L’accordo economico con Mirko era la metà di quanto guadagnavo, lui a volte aumentava il prezzo e si prendeva la percentuale senza decurtarci troppo». Chiesto alla ragazza di raccontare dei clienti, e sopratutto se loro fossero a conoscenza della loro età:”E’ capitato che alcuni clienti, dopo averci visto, ed avere domandato se eravamo minorenni, abbiano comunque avuto il rapporto sessuale». E sul ricatto di cui la ragazza è stata oggetto così riferisce:”In quella casa ho incontrato un paio di volte degli uomini e so che uno di questi è venuto qui da voi a raccontare tutto. Si tratta di un uomo alto, moro, con tatuaggi, di 28 anni circa. Lui aveva preso appuntamento con una mia amica ma poi è venuto a viale Parioli e c’ero io, mi ha detto che sapeva che ero minorenne e che facevo cose che non dovevo fare; mi ha anche detto che se gli avessi dato mille e 500 euro sarebbe stato zitto. Ho avuto un rapporto sessuale con lui e al termine mi ha dato 200 euro. Mi ha detto che qualcuno lo aveva mandato lì per verificare se ero minorenne. Questo signore mi ha anche detto che mia madre gli aveva dato l’incarico di vedere cosa facevo. Dopo mi ha anche telefonato chiedendomi mille e 500 euro entro una settimana per stare zitto; mi ha anche mandato dei messaggi ma io li ho cancellati.” Dai pm infine le verrà chiesto di spiegare le motivazioni che l’hanno indotta a fare questa vita e credo che queste parole non hanno bisogno, né di commento, né di nulla:”Io volevo lavorare per comprarmi cose griffate, volevo avere i miei soldi per comprare tutto ciò che mi piaceva. Ogni tanto davo i soldi a mamma, quindi aiutavo anche la mia famiglia. Mamma pensava che spacciavo, non mi sentivo di dirle che mi prostituivo. Mamma non mi chiedeva di aiutarla, ma io, con quei soldi che guadagnavo, cercavo di aiutarla in casa. Quando le davo i soldi, la mamma li prendeva anche se pensava non fosse giusto, ma lei pensava che io spacciavo e comunque mi rimproverava e mi diceva che non me li ero guadagnati.” Sostanziale solitudine e responsabilità sociale si compenetrano a vicenda.
 
 
 
 
 
 
 
 

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