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Teatro Stanze Segrete, "Arbeit macht frei" o "Il lavoro rende liberi"

Libero adattamento di poesie, racconti e testimonianze sull'Olocausto. "Per non dimenticare".

Viviana Lucca by Viviana Lucca
21 Gennaio 2014
in Senza categoria
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Teatro Stanze Segrete, "Arbeit macht frei" o "Il lavoro rende liberi"
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ROMA – Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi) è lo spettacolo che Dario de Francesco, Giovanni Pannozzo e Giorgia Piracci portano il scena al Teatro Stanze Segrete di Roma per ricordare il dramma dell’Olocausto. Dal 28 gennaio al 2 febbraio 2014 insieme a Maurizia Grossi i tre attori saranno in scena con poesie, racconti e testimonianze sulla Shoah.
Tra il 1939 e il 1945 nei campi di morte, ideati dalla Germania nazista per eliminare ebrei e avversari politici, scomparvero sei milioni di ebrei e circa cinque milioni di civili dei territori occupati. Le vittime erano tutti coloro che il Terzo Reich riteneva appartenere a una razza inferiore e un pericolo per l’omogeneità razziale della popolazione germanica. Non solo, le vittime furono anche i comunisti, socialisti, testimoni di Geova, omosessuali, rom, polacchi e bambini tedeschi con handicap fisici o mentali.
Nel silenzio, pressoché totale del mondo, prima che la guerra giungesse al termine, due ebrei su tre sarebbero morti per mano dei tedeschi e dei loro fiancheggiatori nell’ambito della cosiddetta “soluzione finale”.
Il mondo ricorda questi eventi col nome di Olocausto, dal greco “bruciato interamente”, o col termine ebraico “Shoah” – catastrofe, distruzione.
Lo spettacolo vuole parlare di questi accadimenti partendo da due simboli di quel periodo: il campo di concentramento nazista e la scritta “Arbeit Macht Frei” (Il lavoro rende liberi), posta all’ingresso di numerosi campi, fra cui il campo di sterminio di Auschwitz – Birkenau e quello di lavoro di Dachau. In quest’ultimo i prigionieri che lasciavano il campo per recarsi al lavoro, o che vi rientravano, erano costretti a sfilare sotto il cancello d’entrata, spesso accompagnati dal suono di marce marziali eseguite da un’orchestra di deportati appositamente costituita.
Una scritta illusoria e beffarda per coloro che mai avrebbero visto la libertà, morendo a milioni in quei luoghi (“le tre parole della derisione […] sulla porta della schiavitù”, così scrisse Primo Levi ne La Tregua).
Lo spettacolo prende vita dalle testimonianze e dalle memorie dei lager per raccontare la deportazione, dall’ingresso al campo fino alla morte, per tenere viva l’attenzione su accadimenti spesso ignorati.
Il dramma del trasferimento coi treni merci, l’arrivo ai campi, il diverso modo di vivere la tragedia fra uomini e donne, la contrapposizione fra vittima e oppressore in un viaggio in cui lo spettatore si trova a partecipare in prima persona.
NOTE DI REGIA
La scena riproduce un campo di prigionia, in modo che attore e spettatore vivano la stessa esperienza a stretto contatto, immersi nella stessa atmosfera di sconforto e disperazione. A rafforzare tale clima il regista, oltre alle figure dei deportati, ha voluto inserire quella del carnefice nazista e raccontare il suo personale viaggio di trasformazione, dall’infatuazione verso la nuova idea politica, dall’abnegazione per la causa fino a alla disumanizzazione, risultato ultimo di chi è ormai succube dell’idea stessa.
Uno spettacolo forte, crudo, ma indispensabile per non dimenticare.
Arbeit macht frei
(Il lavoro rende liberi)

Libero adattamento di poesie, racconti e testimonianze sull’Olocausto
A cura di Dario de Francesco, Giovanni Pannozzo e Giorgia Piracci.
Diretto da de Papi
Con Maurizia Grossi, Dario de Francesco, Giovanni Pannozzo, Giorgia Piracci.
Teatro Stanze Segrete
via della Penitenza 3 – Roma
dal 28 gennaio al 2 febbraio 2014
ore 21.00 domenica ore 19.00
Biglietti: Intero 12.00 + 3.00; Ridotto 10.00 +3.00
Per info 06.6872690 / 3889246033/ 3387623160
info@stanzesegrete.it

Viviana Lucca

Viviana Lucca

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