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"I ritratti del Marsigliese". Intervista all'autore

Lettere Caffè presenta il nuovo libro di Gianluca Mazzara! Appuntamento oggi alle ore 20.30

Redazione by Redazione
30 Giugno 2014
in Cronaca
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"I ritratti del Marsigliese". Intervista all'autore
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Uno scatto dell'autore Gianluca Mazzara

Gianluca Mazzara, trentanove anni, di origini siciliane, agente di Polizia e scrittore di romanzi. Amante del Giallo e della città in cui vive, Alatri, in provincia di Frosinone, in cui ambienta, senza nascondere un certo orgoglio, il suo secondo romanzo I ritratti del Marsigliese, edito da Albatros – il Filo, distribuito da PDE Italia e acquistabile in ogni libreria, da Amazon a Mondadori anche online. Percorriamo brevemente qualche tappa biografica: è il 1997 l’anno della Leva militare, poi, dopo aver superato brillantemente due concorsi, sia nei Carabinieri sia in Polizia, il primo lavoro al Reparto Celere, sei anni a Torino, una lunga carriera nella Capitale dove oggi è Operatore di Volante. Definisce la sua una professione ‘quadrata’ ma non gli mancano creatività e voglia di inventare storie, personaggi e metterle nero su bianco a partire dal primo romanzo Uccidete Castore e Polluce, scritto di getto nel 2011, come se la sua scrittura fosse una prosecuzione nella fantasia delle storie che incrocia nella realtà: storie che Gianluca vuole raccontare prima di tutto a se stesso per poi pubblicarle, come per lasciare una traccia del lavoro di scrittura, sempre supportato dal suo Editor, la scrittrice goriziana Enza Li Gioi. Il romanzo è ricco di riferimenti letterari classici, come il Dante della Divina Commedia e raffronti contemporanei; il taglio narrativo ricorda un po’ i romanzi di Maurizio De Giovanni, come ad esempio Il Commissario Ricciardi, un autore molto amato da Mazzara che, oltre a dilettarsi nella scrittura, è anche un accanito lettore del genere giallo-poliziesco.
Un incrocio estremamente affascinante tra realtà lavorativa e voglia di scrivere, un approccio ludico, un’incessante voglia di costruire e misurare i propri personaggi. A raccontarlo, nell’intervista a seguire, lo stesso autore del libro che oggi, Lunedì 30 giugno alle ore 20.00, sarà presentato nello storico Lettere Caffè di Via San Francesco a Ripa 100, fondato dalla stessa Enza Li Gioi nel ’99, a Roma luogo cult -da oltre sedici anni- per l’ospitalità della cultura e nel lancio di iniziative artistiche.
A proposito di questo inconsueto incrocio fra spunti biografici e narrativa, la mia prima curiosità è proprio sul significato che Gianluca dà alla sua professione, che interferisce in entrambi i romanzi dapprima con Uccidete Castore e Polluce, e oggi ne I ritratti del Marsigliese. Ci addentriamo in quest’intervista per saperne di più.

Dopo una carriera ormai ventennale in Polizia quale senso hai attribuito alla tua professione?

Il senso del mio lavoro è quello di tutelare le persone, aiutarle e soprattutto questa professione mi permette di scegliere, avendo assistito a storie di ogni genere, sono testimone di moltissime vicende che mi hanno insegnato a distinguere e scegliere la persona che voglio essere. Devo dire grazie al mio lavoro perché ogni giorno mi dà la possibilità di non commettere gli errori che ho visto fare a molta gente. Un lavoro che ti educa all’onestà e a capire come agire nella vita, un lavoro in cui impari a vivere non solo con la propria esperienza, ma anche con quella degli altri.
Quando ti sei approcciato alla scrittura? E che rapporto hai stabilito con essa?

Come per le cose più belle, il mio rapporto con la scrittura nasce in modo casuale. Ho cominciato a scrivere qualche anno fa, solo per mio diletto, una serie di racconti per i quali  traevo spunto da alcuni fatti di cronaca a cui avevo assistito in prima persona per via del mio lavoro. Quando ho terminato di scriverli, li ho fatti leggere a qualche amico e ho raccolto il parere favorevole di chi aveva letto, secondo i miei amici avevo saputo raccontare le storie in modo avvincente. Certo, cosa diversa è essere uno scrittore. Scrivere è un momento di relax e al tempo stesso una sfida con me stesso. Mi chiedo sempre dove andrò a sbattere nella narrazione, è come navigare a vista.

Cosa attingi dalla vita professionale per poi riportare nei tuoi romanzi?

La cosa che più frequentemente trasmetto, dal reale alla finzione, è la delusione che alcune volte porto a casa a fine servizio. Mi spiego meglio: molte volte mi accorgo che le persone non sanno come godere della loro vita. L’uomo, assume spesso atteggiamenti di prevaricazione nei riguardi dei suoi simili per il solo gusto di farlo. Come spesso si sente dire, la realtà supera la fantasia e con il mio lavoro ne ho conferma ogni giorno. Ad esempio, tu ti aspetteresti che un tipo esca per le scale di un palazzo impugnando una spada e che la spada serva per ferire te? Ecco questa è una cosa che mi è capitata e che forse si può vedere in qualche action movie. Quindi, fortunatamente, oltre a sopravvivere allo spadaccino, ho un bacino infinito da cui pescare idee e situazioni strane che posso adattare a quella che è la mia fantasia del momento. 
Credo che ci voglia una certa dose di volontà nel conciliare i due mestieri di agente e scrittore. Come organizzi il tutto?
Cominciamo con il dire che l’uno non inficia l’altro e che scrivo nel mio tempo libero. Scrivere, a volte, serve per svuotare la mente e riportare equilibrio. Non è sempre facile farsi carico dei problemi altrui.

Qual è il primo piacere nella stesura dei tuoi capitoli, le storie, la trama, i personaggi? Dove ti dedichi di più?
Il primo piacere è vedere che la storia comincia a prendere forma e sapore giusto. Vedere che la rotta che ho tracciato è giusta e che mi sta portando verso le rapide. Mi dedico tanto alla storia e alla trama, in egual misura. Devo imparare ancora a caratterizzare bene i personaggi.

E il messaggio che ti sta più a cuore e vuoi trasmettere?
Sinceramente non ci ho mai pensato perché esterno tutto istintivamente nella mia scrittura, però adesso che me lo chiedi il messaggio che spero che passi è che secondo me è il caso di usare quella scintilla di divino che è dentro ognuno di noi in modo creativo e propositivo. Essere creativi è quello che vorrei far passare.

Se dovessi scegliere il personaggio che più ti identifica o appassiona?
Nessuno in particolare, anche se molti mi identificano con il protagonista, mio omonimo nel cognome Marco Mazzara. Forse la gente pensa che abbia manie di protagonismo perché scrivo racconti. Indubbiamente quello a cui mi sono più dedicato è proprio il Marsigliese, come si può evincere dal titolo: mi piace paragonare la figura del Marsigliese a quella del Minosse di Dante, profondo conoscitore dei peccati, che è in grado di riconoscerli in coloro che si trova di fronte. Il Marsigliese è un personaggio agghiacciante, priva le sue vittime della loro identità, bruciando loro i palmi delle mani, per rendere impossibile il prelievo delle impronte digitali e far sì che diventino “nessuno”, proprio come loro stessi hanno voluto con la loro condotta di vita. Le vittime del Marsigliese, infatti, sono persone che passano tutto il tempo davanti al computer a giocare a poker on line, cercano la vita facile, cercano l’agio, la ricchezza e lui si nutre di tutte le loro debolezze: ecco perché mi riporta all’infernale atmosfera dantesca, quella in cui ci si rivela davanti al traghettatore Minosse.
E invece parlaci di questa città di cui sei tanto orgoglioso. Il ruolo di Alatri nella tua scrittura.

Alatri è fonte di ispirazione continua, è il posto dove mi sento più vicino a me stesso. E’ la città dove sono cresciuto, dove mi sono fatto le ossa, dove ho imparato il rispetto per il prossimo e per me stesso, ma non voglio rivelare moltissimo del mio romanzo, preferisco lanciare qui solo qualche spunto.
Lettere Caffè

E ancora carte da gioco, la pioggia onnipresente come un vero e proprio ‘mantra’ e i bauli dal terrificante contenuto sono gli elementi scenografici di spicco, ma ne parleremo stasera personalmente per cercare di entrare nel vivo nel romanzo e nell’animo dell’autore e sarà l’attrice e regista teatrale Marielena Masetti Zannini, già in collaborazione con Enza Li Gioi e Lettere Caffè nella rassegna Nuda Letteratura, a interpretarci alcuni brani del nuovo romanzo di Gianluca Mazzara. L’appuntamento è per le ore 20 e 30 in via San Francesco a Ripa 100 e, a seguire, alle ore 22.00, per chi volesse ancora intrattenersi, il consueto Poetry Slamm, storica gara di poesia, tappa fissa di ogni lunedì, moderata dall’attrice romana Claudia D’Angelo.

 
di Silvia Buffo
 
 

Redazione

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