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Non c’è Natale senza lo “Schiaccianoci”

In scena al Teatro dell’Opera di Roma fino al 4 gennaio

Donatella De Stefano by Donatella De Stefano
24 Dicembre 2014
in Senza categoria
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Non c’è Natale senza lo “Schiaccianoci”
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Lo schiaccianoci
Lo schiaccianoci

Roma, 24 dicembre
Questa mattina al Teatro dell’Opera, presso la piazza Beniamino Giglio 7, è andata in scena la replica dello Schiaccionoci di Pëtr Il’ič Čajkovskij: famosa colonna sonora delle feste natalizie. Lo spettacolo sarà ripresentato nei seguenti giorni: sabato 27, domenica 28, martedì 30 dicembre, venerdì 2, sabato 3 e domenica 4 gennaio.
La prima rappresentazione del lavoro, ispirato al racconto Schiaccianoci e il re dei topi di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, ebbe luogo il 18 dicembre 1892 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. L’incantevole storia del Natale visto con gli occhi dei bambini torna a “vivere” sul palco dell’ Opera, fino al 4 gennaio, con le scene e i costumi del grande Emanuele Luzzati, con la coreografia di Amedeo Amodio e con la direzione del Maestro Nir Kabaretti. Nei ruoli principali di Clara e dello Schiaccianoci si alternano artisti del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera e ospiti internazionali.
È la vigilia di Natale. Drosselmeyer, padrino di Clara e di Fritz, canta la canzone dell’orologiaio. Clara e Fritz, intanto, attendono con trepidazione l’arrivo della festa e dei doni: si addormentano e vengono trasportati nel mondo dei sogni. Arrivano gli ospiti portando doni in scatole che ai due bambini sembrano enormi e sorprendenti. Drosselmeyer, per animare la festa, racconta la fiaba della noce dura Krakatuk: «C’erano una volta un re e una regina che avevano una splendida bambina, la principessa Pirlipat. Un giorno, mentre la regina madre stava preparando un delizioso pranzo per il suo regale consorte, la Regina dei Topi, Mauserinks, e la fitta schiera dei suoi fedeli, mangiarono tutto il lardo che sarebbe servito a insaporire il pasto. Il re si infuriò moltissimo e, su consiglio dell’orologiaio di corte, il signor Drosselmeyer, ordinò di mettere in trappola i Topi. Solo Mauserinks riuscì a salvarsi e giurò vendetta: infatti, una notte, nonostante le tante balie i tanti gatti messi a guardia della principessa Pirlipat, la Regina dei Topi si avvicinò alla culla e rese la bambina mostruosa». Clara è molto impressionata dal racconto e Drosselmeyer, per non turbare la serata, interrompe la narrazione e mostra i suoi regali: Arlecchina, il Soldatino e uno Schiaccianoci. Lo Schiaccianoci, in particolare, attira l’attenzione di Clara. Fritz indispettito lo rompe. Drosselmeyer, dopo averlo riparato, decide definitivamente di donarlo a Clara che, felice, presenta subito il nuovo amico alla sua bambola e inizia a giocare quando, all’improvviso, strani squittii si sentono nella stanza: sono i Topi. I giocattoli di Fritz si animano e cominciano a combattere contro gli invasori; ma il più coraggioso è lo Schiaccianoci che, alla testa dell’esercito, sconfigge i nemici. Fuori nevica e Clara si affida al suo nuovo valoroso compagno di giochi che la trasporta lontano su un cavallo.
Il viaggio meraviglioso di Clara si protrae e lo Schiaccianoci racconta: «fu chiamato l’astronomo di corte che trovò il modo per guarire Pirlipat. Era necessario trovare la noce dura Krakatuk, la noce più dura del mondo, e un giovane che fosse in grado di romperne il guscio coi denti per donarne il gheriglio alla principessa. Per quindici anni l’astronomo e l’orologiaio di corte Drosselmeyer girarono il mondo in cerca della noce e del giovane: passarono per la Spagna, la Cina, la Russia, l’Arabia e giunsero fino al paese in cui i fiori danzano. Finalmente ecco la noce e il giovane, il nipote dell’orologiaio, che riuscì a rompere il guscio ma, portando il gheriglio alla principessa, calpestò Mauserinks che lo trasformò in uno schiaccianoci». Clara è affascinata dal racconto e le sembra di essere a sua volta la principessa della fiaba. La festa di Natale volge però al termine e Clara si sveglia. Viene riportata alla realtà degli invitati, dei doni e delle danze. Quando tutti vanno via, Clara resta a pensare al suo sogno, quand’ecco giungere Drosselmeyer col nipote: Clara lo guarda e riconosce in lui il suo amato Schiaccianoci.
Il coreografo Amodio spiega: «L’originalità del mio Schiaccianoci è nell’impostazione drammaturgica, che lo differenzia da tutti gli altri adattamenti. Il fulcro non è la festa borghese degli adulti. Rimango fedele al racconto originale di E.T.A. Hoffmann. Il punto di vista è quello dei bambini, la cui fantasia esplode nell’attesa dell’arrivo dei doni di Natale. Attraverso gli occhi di Clara ci ritroviamo nell’immaginario di una “realtà magica”. Gli adulti sono osservati con occhio divertito, gli invitati assumono aspetti grotteschi, si muovono con gesti esagerati, mentre un semplice schiaccianoci prende vita e accompagna Clara in un viaggio fantastico lontano dal mondo quotidiano: dagli orientalismi della danza araba alle tazze e le teiere danzanti di quella cinese, dai clown e le clownesse del circo all’antico teatro delle ombre».
Per ulteriori informazioni chiamare il numero 06 48160217 o andare sul sito www.operaroma.it.
di Donatella De Stefano

Donatella De Stefano

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