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“Una proposta dalla Russia…Vietare le sanzioni economiche”

Dalla Russia, attraverso l'ente di ricerca EURISPES, la proposta di metter definitivamente al bando la politica delle sanzioni

Redazione by Redazione
10 Luglio 2015
in Senza categoria
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“Una proposta dalla Russia…Vietare le sanzioni economiche”
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Per l’ EURISPES, il qualificato ente di ricerca sociale presieduto da Gian Maria Fara,han da tempo importanza primaria i rapporti con la Russia: concretizzatisi, negli ultimi anni ,nella firma di varie convenzioni e accordi di collaborazione, nei settori economico, sociale, della comunicazione e dei servizi alle imprese. Impegnato su questo fronte è specialmente Marco Ricceri, segretario generale dell’ EURISPES: nominato recentemente vicepresidente del “Consiglio Italo-Russo per l’innovazione e l’imprenditorialità”, presso la Duma della Federazione russa. Organismo composto da imprenditori, esponenti del mondo bancario e imprenditoriale, della ricerca e degli studi, italiani e russi: volto a rafforzare la cooperazione economica tra i due Paesi, come contributo al superamento delle difficoltà internazionali e alla convivenza pacifica tra i popoli.

Appunto al Prof. Ricceri dobbiamo il contatto con due importanti esperti russi, Alexey Gromyko e Valentin Fedorov: rispettivamente Direttore e Vice Direttore dell’Istituto per l’Europa dell’Accademia delle Scienze di Russia, IE-RAS.
In uno studio specialistico pubblicato ora ( “Una proposta dalla Russia…Vietare le sanzioni economiche“, che si può leggere integralmente sul sito www.leurispes.it), e di cui riteniamo giusto informare i lettori, i due sostengono la sostanziale inutilità, storicamente dimostrata, dello strumento sanzioni come arma di pressione nei confronti di regimi la cui politica si ritiene in contrasto col diritto internazionale; e la contrarietà delle sanzioni economiche (come mezzo capace d’incidere negativamente sulla vita quotidiana delle persone) al diritto umanitario. “Cinquant’anni spesi nel blocco di Cuba da parte degli Stati Uniti“, scrivono Gromyko e Fedorov, “non hanno minato l’economia cubana né rovesciato i dirigenti politici cubani“. Non va nmdimenticato però, osserviamo, il forte sostegno che, in compenso,per tutti quegli anni il regime castrista ricevette dai Paesi comunisti, URSS in testa; che non a caso, quando venne a mancare col “1989 e dntorni”, fece passare a Fidel e i suoi un decennio a dir poco difficile. Mentre nel caso del Sudafrica razzista, ricordiamo, le sanzioni adottate nei suoi confronti negli anni ’80 (alle quali, non a caso, era fortemente contraria l’amministrazione Reagan,oppositrice solo “tiepida” dell’apartheid) giocarono, invece, un ruolo non secondario nella caduta del regime “afrikaaner”.

“I Paesi occidentali– proseguono gli Autori – hanno annunciato il blocco della Crimea in tutti i settori di rilievo…questo approccio è stato un errore. Vale la pena di notare che i Paesi occidentali, inclini a dar lezioni sulla promozione dei diritti umani e della democrazia, criticano il popolo di Crimea solo perché il voto referendario ( al referendum del marzo 2014 sull’entrata della Crimea nella Federazione russa, uscendo dall’ Ucraina: col 97% dei votanti a favore di questa opzione, N.d.R.) non ha corrisposto alle aspettative dell’occidente“. E’ “Cicero pro domo sua”, chiaramente: Gromyko e Fedorov, però, evitano d’entrare nel groviglio della crisi ucraina e crimeana da fautori del Cremlino, limitandosi a sostenere l’inopportunità, per lo stesso Occidente, d’una politica di sanzioni nei confronti di Russia e Crimea. “Va notato anche – osservano anzi i due studiosi – che vi è una certa contraddizione nella politica della Russia nei confronti delle sanzioni. Un punto di domanda…: se il rispondere con contro-sanzioni sia una decisione effettivamente utile. La Russia possiede minori capacità dell’Occidente a questo riguardo: essa è più vulnerabile ai danni causati da conflitti economici di quanto lo sia l’Occidente. Per di più, la principale leva di pressione economica sull’Occidente, che è nelle restrizioni sulle forniture di idrocarburi, è un tabù“. Percui, proseguono Gromyko e Fedorov, se la Russia volesse rispondere con la stessa moneta a una forte politica occidentale di sanzioni, al massimo bloccherebbe diverse importazioni di prodotti agricoli ( come mele dalla Polonoa o arance dall’ Italia): scelta che colpirebbe, però, singole imprese occidentali, non certo l’economia dell’avversario nel suo complesso ( diversamente che nel caso inverso, con la Russia bersagliata dalle sanzioni occidentali).

“Le sanzioni – concludono gli Autori – sono incompatibili con le idee umanistiche della società globale moderna… a cui si collega sicuramente il diritto di tutti i popoli e di ogni individuo di vivere una vita dignitosa senza interferenze esterne”. In passato, poi, la linea delle sanzioni spesso ha prodotto effetti politici opposti a quelli desiderati,cioè un certo consolidamento dei regimi colpiti, causa l’ondata generale d’ ostilità verso i “sanzionatori” determinata appunto dalle ristrettezze conseguenti alle sanzioni stesse (vedi, osserviamo, i casi italiano del ’35-’36,con le “inique sanzioni” legate alla guerra etiopica; e, in parte, cileno di fine anni ’70, con l’ascesa di Pinochet quasi a “eroe nazionale” antisanzioni).

Stando così le cose, gli Autori – pur senza entrare nei particolari – propongono un vero rafforzamemto dell’ ONU e di tutte le sue capcità dissuasive (“Rivolgendosi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel febbraio 2015, il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha invitato a rifiutare il sostegno ai governi che giungono al potere in modo incostituzionale, vale a dire mettere al bando i colpi di Stato”). E la messa al bando delle sanzioni, come atti contrari alla Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949: che, dopo le tragiche esperienze della Seconda guerra mondiale, prevedeva dettagliate misure per la protezione dei civili durante i conflitti militari.

 

 

di Fabrizio Federici

Redazione

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