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Brexit è la risposta della Gran Bretagna al buonismo istituzionale illimitato

Il temuto effetto domino sulle altre convenzioni stipulate tra gli Stati comunitari

Alberto Zei by Alberto Zei
25 Giugno 2016
in Senza categoria
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Brexit è la risposta della Gran Bretagna al buonismo istituzionale illimitato
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Di Alberto Zei

  In Europa, visto e considerato l’ esito dell’attuale responso referendario conclusosi con il “Brexit”, le misure che deriveranno da questa sconfitta europea, potrebbero generare il temuto effetto domino sulle altre convenzioni stipulate anche tra gli Stati comunitari.Senza titolo-1

Premessa  –   In questo periodo  di impantanamento economico-occupazionale, i soliti noti  personaggi politici si sono alternati continuamente nei vari programmi delle  Tv di Stato,  per riferire sulle   loro ispirate iniziative  sull’ accoglienza agli  immigrati  malgrado le paventata  chiusura delle frontiere di alcuni Stati della UE.  L’ impegno prodigato dall’  Italia  nella varie direzioni dove  i blocchi al flusso migratorio avrebbero arginato il passaggio,  ha  fatto credere che  una volta vanificate le iniziative di contrasto dei Paesi interessati,   l’ accoglienza senza controllo degli  enormi flussi annuali migratori attraverso il  nostro Paese, non avrebbe avuto altre  conseguenze.                                                                                                                                                                      Ma se anche il solo  blocco all’immigrazione dei passi di frontiera dell’  Austria, rientrato all’ ultimo momento, fosse stato attuato   per il  conseguenziale intasamento degli scambi commerciali,  sarebbe costato  il  nostro Paese  sulla bilancia dei pagamenti con l’ estero, ben 11,5 miliardi di euro, contro 1,5 alla  stessa Austria. Ne sarebbe valsa la pena? Con quale criterio si rischiano  relazioni commerciali di tale spessore economico, in questo particolare periodo di crisi, con un partner europeo e per di più confinante?

Ma non  sempre però, le cose finiscono bene. Infatti, i flussi migratori soprattutto incontrollati  provenienti del Sud,  hanno superato la tolleranza della Gran Bretagna, o più esattamente, dei cittadini; e questi hanno preferito,   purtroppo per noi, uscire dalla UE.

Senza titolo-9

L’ ideologia operativa dei Verdi – Il concetto che i verdi esprimono con la forza di una ideologia operativa, trae  fondamento nel voler  assicurare alle generazioni future la sopravvivenza sulla Terra che  ritengono avviata,  verso la catastrofe ecologica.    Seguendone il pensiero, questi si mobilitano  nella loro organizzazione di protesta non sempre pacifica, non tanto per la tutela immediata della nostra vita ma per quella delle generazioni future  che a loro avviso, nessuno ha il diritto di compromettere.  Infatti  a loro dire, il pericolo che ciò  avvenga è talmente grave che così continuando,  più che di rischio si tratta di  certezza.Condivisa o  non condivisa  questa loro ideologia,  la risposta che la maggior parte dei Paesi del mondo ha iniziato a  dare è  quella di cautelarsi per evitare  proprio questo presunto pericolo.

L’addensamento immigratorio – Considerando ora, la imponente ondata demografica migratoria proveniente dall’Asia e dall’Africa che da anni non fa che incrementarsi a dismisura, si  sta determinando un inevitabile e crescente disequilibrio dei cardini  fondamentali   della nostra cultura occidentale;  disequilibrio del quale gli stessi immigranti avvertono il nostro diffuso disagio.   E’ quindi naturale che questi ospiti in terra d’ altri, prediligano concentrazioni delle propri etnie nelle quali le tradizioni più radicate e la loro fede religiosa costituiscano fattori aggreganti in terra straniera. Non è questo un fatto eccezionale ma la regola  generale, ossia, quella  di tutte le  popolazioni esistenti sulla faccia della Terra. Eventuali  eccezioni confermano la regola. L’ apertura, anzi, l’ auspicio della condivisione culturale dello stato ospite, purtroppo non corrisponde alla reale integrazione delle popolazioni immigrate che non avvertono  le condizioni per scardinare la compagine familiare, comunitaria religiosa  che le unisce; condizioni queste radicate nella famiglia e che inevitabilmente vengono trasmesse alle  generazioni successive. Senza titolo- 2

Popoli esuberanti e fecondi  –  Mentre però, gli italiani si chiedono quale prospettiva potrebbero assicurare a sé e ai propri figli se  il numero di degli immigrati   dovesse  eccedere oltre le possibilità economiche del nostro Paese,  le nuove comunità migratorie, certamente  non si pongono i medesimi scrupoli.  Si tratta infatti, di popoli esuberanti e fecondi, molto fecondi, tanto da aver preso alla lettera la biblica  esortazione:  “ Andate e moltiplicatevi” …..in terra altrui.. Questa gente però, per integrarsi nel  contesto sociale ospite non lascia facilmente il rifugio e la protezione della loro stessa tradizione. D’ altra parte, come   talvolta la cronaca riporta,  quando le  scelte   individuali  si discostano da quelle collettive della loro  cultura, queste vengono quasi immancabilmente e talvolta anche traumaticamente, avversate dalla stessa comunità di appartenenza.   Qui  comincia il problema.  Le nuove  generazioni, non  avendo alcuna ragione di nutrire  verso lo Stato del quale ora sono anche cittadini,  alcun senso di gratitudine per essere stati accolti come invece, fu per i loro  genitori, avvertono invece,  la realtà che li circonda e che malgrado la loro personale posizione sociale raggiunta, rimane sempre lontana, a causa della emarginazione e della ghettizzazione del gruppo sociale  di appartenenza.

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Le condizioni del salto – Da qui tutto il resto  e la rivalsa cruenta che ne deriva  non appena l’ occasione che viene loro prospettata  rende allettabile la partita.  A questo punto solo una variabile rimane in gioco è quella che viene offerta dai reclutatori del terrorismo a persone che già hanno per loro conto, concepito intimamente la convinzione di spianare la strada  ai loro simili rimasti a margine.  Il movente  che si prospetta è quello della aggressività latente covata  nel tempo  con   il fine che il terrorismo si propone.    L’ occasione  consiste nella condivisione  con i proponenti, dei principi di rivalsa nei confronti dell’Occidente ovvero, verso coloro che sono ritenuti immeritevoli dei loro   empi privilegi;  il modo di esecuzione è l’ atto disperato  carico di disumano livore, che purtroppo conosciamo.      Il corollario di questo teorema è che non si dovrebbe temere atti ostili dagli immigrati  attualmente  accolti in Europa,  anche se  qualche infiltrato al preciso scopo non si può escludere.  Il problema,  così come si è visto,   è rappresentato soprattutto dalle generazioni successive  di un popolo immigrato prolifico quanto fiero  e pretenzioso.  Questa  condizione di progressiva  occupazione del territorio  dall’ interno sarà irreversibile,  per  cui non è difficile statisticamente prevedere  una percentuale delle nuove generazioni  che si lascerà trasportare  verso quel  sentimento di rivalsa che difficilmente  ammette compromessi.   Il  nesso di tutto  ciò con l’ideologia degli ecologisti  sta nel fatto che  questi  si oppongono ora,  affinché le generazioni successive possano avere una crescita ecologica in grado di essere vissuta senza problemi sulla faccia della Terra.

Il cavallo di Troia – Chi può adesso ragionevolmente pensare che le nuove generazioni degli immigrati formate  di etnie compatte, prolifiche a dismisura rispetto agli usi nostrani,  collegate da comuni  radici tradizionali, religiose e culturali, non scendano una bella notte,  da quel simbolico Cavallo di Troia su cui sono ormai saliti, rivendicando lo spazio vitale già conquistato dai loro avi?                                                                                                                                                                                                               Già dal lontano 1974, come si trattasse di una profezia, direbbe qualcuno o di una   lungimirante previsione, direbbero altri, l’allora Presidente dell’Algeria,   Boumedienne, in un discorso  che tenne davanti alle Nazioni Unite, enunciò:        « Un giorno milioni di uomini dell’emisfero meridionale andranno nell’emisfero settentrionale. E non ci andranno come amici. Perché ci andranno per conquistarlo. E lo conquisteranno con i loro figli. I ventri delle nostre donne ci daranno la vittoria »  

Senza titolo-5I “Signori”   della terra – Noi vediamo ogni giorno chi sono coloro che si prodigano e si sbracciano davanti alla TV a favore della accoglienza degli immigranti che  entrano nel nostro Paese, senza neppure  bussare,  si fa per dire.  Sono  proprio gli stessi politici che hanno chiesto per il loro ben servito, il nostro  consenso elettorale. Si sentono così “buoni” per l’ ospitalità che offrono in nome dell’ Italia,  neppure si  trattasse del salotto di casa loro, tanto che reputano superfluo perfino sapere chi sono i nuovi  arrivati, ovvero, chi sono coloro che dovrebbero essere identificati per accordo internazionale sulla sicurezza di tutta Europa.  La riprova di tale lassismo irresponsabile si ha quando la parte di questi  che lasciano l’Italia e che vengono poi  controllati negli altri Paesi europei, risultano degli autentici sconosciuti.   A nobile coronamento della attività migratoria gestita dall’ Italia è arrivata anche recentemente   un ennesimo monito dall’ Europa che richiamava la stessa Italia agli impegni assunti in ordine alla sicurezza,  violati con la mancata identificazione di coloro che transitano attraverso il nostro Paese.    La qual cosa assume il chiaro significato dell’inadempienza proprio dalle   puntuali  dichiarazioni  politiche  destinate a tranquillizzare il crescente numero di persone preoccupate,  che i Centri di accoglienza in Italia non sono al collasso mentre per altro verso la maggior parte di questi finisce sulla ribalta della cronaca giudiziaria.  Ed allora perché gli immigrati  accolti   non vengono identificati?                                         E perché mai il controllo di gestione in questi Centri, non viene fatto preventivamente, anziché a consuntivo

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dalla Magistratura?    Ma chi sono i “buonisti”? “Si tratta di personaggi  che probabilmente si ritengono i Signori   di questa nostra   terra.  Ma questa è l’ Italia in  cui viviamo, conquistata dai nostri Padri, è bene ricordarlo, palmo a palmo in due cento anni,  al  prezzo di  generazioni e generazioni  di croci,  durante i moti insurrezionali contro la presenza straniera,  le guerre del  nostro Risorgimento,  i due conflitti mondiali e la guerra di Resistenza,  con  milioni e milioni di morti. Sono ora loro,  i  signori come nell’ antico feudalesimo, che identificandosi con la nostra terra, decidono  per noi, mobilitando  le Istituzioni per  facilitare e velocizzare l’ ingresso a vere e proprie masse di immigranti, con l’ invio anche di  navi della nostra Marina Militare a prelevarli ai confini delle acque territoriali africane.   In Europa questo pericolo, visto e considerato l’ esito dell’attuale responso referendario  conclusosi con il “Brexit”, è stato più che compreso  dalla Gran Bretagna e le misure che deriveranno da questa sconfitta europea, potrebbero generare il temuto effetto domino sulle altre convenzioni stipulate tra gli Stati della stessa UE.   Ma come è  possibile allora,  non avvedersi proprio in Italia, culla delle tradizioni occidentali, cosa continuerà a riservare l’ attuale “peloso” buonismo dell’accoglienza,  alle tradizioni culturali, demografiche e religiose  nostre e dei  nostri figli, nel prossimo futuro?

A ognuno il suo – Troppa indifferenza vi è stata e continua a esserci, nel non vedere nell’accoglienza incondizionata e senza controllo,  un pericolo che si moltiplica con le generazioni successive in modo irreversibile  per la demografia dei Paesi ospiti. Al momento si tratta dell’uscita dalla CE  solo della Gran Bretagna che ha adottato come estrema ratio,  una decisione molto penalizzante non solo per l’Europa ma per se stessa, quantunque coraggiosamente assunta.  Le conseguenze visibili quanto  destabilizzanti  della accoglienza ad oltranza di una massa di immigranti, gran parte ancora da identificare, sono state più volte sottolineate al nostro Paese da dove parte la maggior parte del flusso migratorio destinato in Europa.

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Certo non si può dire in quale misura l’Italia ha contribuito all’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, ma il contributo vi è  stato. Il problema che di qui in avanti si pone, è quello dell’effetto domino da parte di altri Stati che potrebbero optare per l’uscita dalla CE piuttosto che essere invasi da persone estranee la cui presenza non solo diverrebbe irreversibile, ma che si moltiplicherebbe in progressione geometrica, con le generazioni successive, come il noto  raddoppio del chicco di riso  sulla scacchiera del Mandarino. 

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Ma non soltanto – Per l’Italia sorgono sicuramente  nuove difficoltà con la Gran Bretagna, per non dire anche  preclusioni  in special modo per i  nostri giovani, che come di consueto, si recano in Inghilterra per migliorare la loro attuale condizione economico professionale e che ora non potranno più fare, senza dimostrare un adeguato possesso di reddito. E questo, a prescindere anche qui, dall’effetto domino sulla bilancia italiana dei pagamenti con l’estero.  Qualcuno potrebbe affermare che la Brexit è avvenuta per il colore della pelle degli immigrati o per altre assurde ragioni campanilistiche di avversioni  demografiche.  Se così fosse si tratterebbe di motivi che  trovano solo riscontro in realtà xenofobe e fortunatamente così poco rappresentative, da non prendersi nemmeno in considerazione per il loro spirito provocatorio. Il problema è ben altro! Si tratta di una leadership che dovrebbe considerare gli interessi generali della nostra gente piuttosto che quelli particolari della parte politica a cui appartiene pensando magari, di  poterla mantenere nel futuro,  attraverso il consenso elettorale  dei nuovi arrivati.

Alberto Zei

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