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NEL TEATRO DELLA VITA GIA’ UNA PARTE E’ ASSEGNATA AL COMANDANTE SCHETTINO

Come in un film già visto, l’ inefficacia della difesa e l’ostinazione dell’accusa ripropongono ora simbolicamente il terzo tempo di quanto verrà presentato dalle parti in causa nel processo di Cassazione.

Alberto Zei by Alberto Zei
5 Settembre 2016
in Senza categoria
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NEL TEATRO DELLA VITA GIA’ UNA PARTE E’ ASSEGNATA AL COMANDANTE  SCHETTINO
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di Alberto Zei

 Sul filo del  diritto  – Con la  ripresa in  Cassazione del processo  sul  caso Concordia, la posizione del Comandante Schettino è già stata sufficientemente delineata nelle  sentenze precedenti di primo e di secondo grado, che praticamente coincidono tra di loro, anche se  quella d’Appello  è stata caricata di ulteriori pene accessorie

MCapro esp.a ciò che potrà essere dedotto  adesso, riguarderà soltanto il diritto;  mentre sulla versione dei fatti in  base ai  quali si sono formate le due prime sentenze, ciò che poteva esser detto allora a discolpa di  Schettino, adesso non è più possibile dire.  Solo la dimostrazione ai  giudici di una non corretta interpretazione della legge, potrà consentire la cancellazione  in tutto o in parte della sentenza di secondo grado, per ripetere il processo.  Ma l’impresa appare adesso piuttosto in salita.

Sull ‘ operato di  Schettino sono stati presi in considerazione soltanto i fatti che hanno determinato la sua responsabilità in tutto ciò che è stato commesso di sbagliato e anche di delittuoso, prima e dopo l’impatto sulla secca da parte dei responsabili. Si tratta di fatti quantunque non attribuibili al Comandante della Concordia  ma   che hanno lasciato a questi,  come si suol dire,  il cerino acceso in mano.
È stato ribadito in sentenza che Schettino non ha inteso  attenersi alla rotta tracciata dal  cartografo Canessa per eseguire il famigerato inchino all’isola del Giglio. Viene infatti dedotto dalla nota telefonata con l’ex Comandante Palumbo che Schettino intendeva avvicinarsi ancor di più alla costa. Questo è vero, perché è molto plausibile, diciamo, pressoché certo, che dire di voler fare corrisponda a fare; ma è altrettanto vero che quando Schettino prese il comando diretto della Concordia,  si aspettava che il team di coperta ovvero i suoi ufficiali presenti sul ponte di comando durante la  manovra di accostata lo avvisassero, come aveva personalmente disposto,  quando la nave raggiungeva le 0,5 miglia dalla costa. Questo però non è assolutamente avvenuto.  Schettino, infatti,  si è accorto autonomamente che la Concordia era fin troppo vicino alla riva non solo rispetto alle 0,5  miglia ma anche alla distanza minima che aveva ipotizzato con Palumbo, ossia, 04 miglia. Tale distanza però, che  corrisponde a quasi 750 metri da terra e a circa 100 metri di profondità, sarebbe stata di tutta sicurezza. Altro è invece, ritrovarsi suo malgrado,  con la nave a 135 metri dalle rocce con uno scoglio a fianco.

Rotta 0

Matriosca con otto “errori”  – E’ malizioso dire  che Schettino non si atteneva  alla rotta stabilita da Canessa per  fare evincere  poi,  che intendeva  transitare con la nave là   dove ha colliso con la secca.    L’omertà di tutto lo staff di coperta che ben conosceva la situazione in cui la Concordia si trovava,  è stata l’effettiva causa di quel malaugurato evento che poteva sicuramente essere evitato se vi fosse stato meno astio nei confronti dello stesso Comandante,  ritenuto arrogante, presuntuoso, indisponente anche se fino a quel momento nessuno avrebbe potuto aggiungere il termine di incapace. Se ciò non bastasse, quando Schettino  si rende conto della situazione e inizia le opportune manovre per riportare  la nave nella  giusta rotta, subentra allora  il timoniere compiendo ben otto “errori” di seguito.  Questi infatti, era ai timoni sin dalla partenza da Civitavecchia ma quando arriva nei pressi del Giglio si comporta come se per la prima volta qualcuno gli avesse messo in mano il governo  di una nave di prestigio come la Concordia  senza aver superato le prove standard internazionali  in lingua inglese, necessarie per assumere un incarico di tale responsabilità in una delle navi da crociera,  tra le più prestigiose del mondo.

La figura a fianco mostra l’alternativa delle rotte che Schettino intendeva fare   e la  rotta di    collisione  con la secca   effettivamente percorsa                                                                                                                                                              statua schett.

Il timoniere   improvvisamente, senza che alcuno abbia a lui detto di trovarsi in situazione pericolosa, guarda caso ,  non    comprende più i comandi di impostazione  dei timoni. Più precisamente,   li esegue  ma non li completa e cioè non imposta i timoni agli angoli richiesti.  Si fa notare che impostare  i timoni è cosa  diversa dal loro successivo posizionamento a causa dell’inerzia della nave. Ma egli neppure    imposta la posizione richiesta, quando già forse anche una sola di queste manovre sarebbe stata sufficiente per riportare la Concordia in  rotta di sicurezza.  Poco valeva da parte di Schettino ripetere il comando con un’angolazione maggiore, come se dipendesse dalla  e non  dall’impostazione del timoniere a ritardare il posizionamento dei timoni.                                                                                                                                                   

  L’ ottavo orrore  – Ma alla fine se ciò non fossero bastati gli errori precedenti,  quando la nave si era ancor più avvicinata      alle rocce Schettino rendendosi conto che la Concordia non rispondeva ai suoi comandi a sinistra, finiva per urlare tutta barra a sinistra.   Espressione questa che in italiano, inglese o in cinese, non c’è timoniere al mondo che non possa non capire. Mentre il timoniere Rusli  la barra l’aveva sì,  posizionata ma dalla parte opposta e cioè, a destra.  Ma poi, qualche secondo prima  dell’impatto, quando era           veramente troppo tardi e senza che nessun altro dicesse a lui cosa diversa, guarda caso,  spontaneamente si rende conto che il                   Comandante aveva detto sinistra e così esegue la manovra richiesta; ma due secondi dopo la Concordia è già sugli scogli.   Tutto questo è  provato dalla registrazione dei comandi rilevati dalla scatola nera che riporta i tempi e gli angoli di virata comandati da  Schettino,  l’       impostazione data ai timoni da Rusli .e la risposta dei timoni.     A gran parte dell’opinione pubblica i particolari della questione poco interessano,  in quanto ritiene che la colpa inconfutabile attribuibile a Schettino sia  il fatto che la Concordia  così vicino a terra non avrebbe dovuto esserci. Ma è imputabile alla volontà di Schettino aver portato la   nave su quella rotta?la legge

 “A ognuno il suo” – E’ difficile vedere la colpa di Schettino quando  la  fattispecie è così diversa. Ma ciò non significa invocare  la corresponsabilità dell’equipaggio come è già stato ipotizzato dalla difesa,  ma piuttosto dimostrare l’ inganno ordito nei confronti del solo Schettino, affinché la Concordia assumesse una rotta diversa rispetto a quella che  doveva percorrere.    Era poi evidente, nella psicologia contorta degli autori, che senza mentire, ma  semplicemente non  informando  il Comandante   sul punto nave raggiunto (0,5 miglia),  questi  doveva vedersela da solo, dimostrando  poi  praticamente come se la sarebbe cavata senza problemi,  in quelle circostanze con la sua presunzione professionale.  Ma questa assurda sfida  si è trasformata in tragedia di cui  ora, proprio l’unico incolpevole dovrà pagare le conseguenze.

Questa  è solo la prima parte  della  immane tragedia ma anche il seguito,  dopo l’impatto sulla secca,  ha la medesima impronta che però non è emersa nei due precedenti processi. Così doveva essere?  Molti si chiedono  che valore può avere la verità,  quando il capro espiatorio, ovvero,  il Comandante Schettino è già stato designato alla espiazione della pena. Ma a chi giova   un trattamento di questo genere?

Alberto Zei

Alberto Zei

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