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Una tazzina di caffè all’Isola d’ Elba

Non si tratta questa volta dei prezzi dei beni di consumo, ma di uno degli aspetti della flemma con la quale la tradizione elbana considera alla stessa stregua i cittadini del mondo

Alberto Zei by Alberto Zei
23 Aprile 2018
in Senza categoria
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Una tazzina di caffè all’Isola d’ Elba
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di Alberto Zei

elba-4

L’ Elba famosa di storia, di bellezze paesaggistiche e di scorci naturali da capogiro, riduce la solarità dell’accoglienza quando il turista ha a che fare con l’aspetto commerciale anche di tipo corrente come Bar e Caffè, peraltro allestiti con indubbio gusto e intento relazionale. Si intende riferirsi ai modi disinvolti con cui i gestori delle attività turistiche o commerciali considerano la clientela. Certo non si può fare di tutt’ erba un fascio, tuttavia quando la generalità e così indirizzata, l’eccezione conferma la regola. E la regola, se così si può chiamare, è che quando, ad esempio, si entra in un Bar, i gestori o i loro inservienti, come direbbe con i suoi pittoreschi versi toscani il poeta Giusti, sembrano “in tutt’altre faccende affaccendati”.Questi continuano, infatti, a sbattere in modo assordante piatti e tazzine del caffè, mentre di tanto in tanto voltano leggermente la testa verso il cliente, facendogli intuire che potrebbero persino ascoltarlo, se avesse intenzione di chiedere, oppure che, se è lui ad aspettare, non saranno loro a interrompere il rituale frastuono, per domandare che cosa desidera.

Tra le note di Orfeo – L’altra situazione ancora più tipica, quanto più ricorrente, è quella del colloquio. Il ruolo commerciale viene interpretato come se fosse in subordine alla ‘primaria’ funzione della conversazione con persone, perlopiù conoscenti, che per un motivo o per un altro si recano all’interno dell’esercizio.Ecco che il colloquio che è già sofferto dalla necessità di manipolare pur sempre qualcosa con chiasso assordante: tazzine, cucchiaini, bicchieri, piattini ed altro, non può cessare. La conversazione è di solito incalzante. Ciascuno degli interlocutori si esprime con piccole frasi parzialmente sovrapposte. Si tratta di un dialogo molto agitato che si protrae creando di tanto in tanto l’impressione che possa terminare con l’ultimo intervento. Si tratta, però, solo di un’illusione: quando tutto sembra finalmente aver fine, ecco che l’altro rilancia l’argomento con vigore, a giustificazione che non voleva affatto terminare, con una voce più alta e decisa sugli ultimi ritocchi di ciò che aveva appena detto.

elba-5

 

L’altro, certo non è da meno nel rispondere con altrettante precisazioni sulla medesima storiella tanto da generare talvolta, si direbbe per eccesso di zelo, la necessità di replicare per non essersi bene spiegato.La discussione sembra svolgersi nel fermento soprattutto del visitatore che non sta mai fermo sullo stesso posto. Quando questa sembra concludersi e si comprende dalla voce e dalla gestualità, che è arrivato il tempo del classico sospiro di sollievo, ecco che invece, la conversazione riprende forza e vigore e si prolunga ancora per diversi cicli del genere descritto e che di solito, non sono meno di sette.Qualche volta sembra di assistere all’interruzione del colloquio al quarto passaggio, allorché l’interlocutore si allontana fin quasi all’esterno della porta, ma è solo un “coup de théatre”: il rapido rientro e la sequela di parole ancora inespresse, fanno capire al cliente, se occorresse, la incalzante importanza dell’argomento trattato.

 

Il cliente può attendere – Tutto questo avviene in presenza dell’ avventore che vorrebbe domandare qualcosa e che qualche volta persino, ci riesce. L’ altro barista che di solito è sul posto, traccheggia cucchiaini, bicchieri, tazzine, camminando dietro il bancone e mettendo a posto non si sa cosa. Talvolta come per distrazione, tra una ruggito e l’ altro della macchina del caffè sul quel poco di latte che è restato nel bricco, si gira a guardare sbirciando in modo molto significativo, come per dire: “Non si chieda a me,……………… sto lavorando”. E ci mancherebbe altro!!! Una pretesa del genere non starebbe in cielo né in terra, tanto che una persona è più che sufficiente per quello che il “capitato” avrà da domandare.Altro di pittoresco vi sarebbe da dire sulla postura e gestualità tipica di chi si trova in colloquio con un ospite gradito, quando entra qualcuno che avrebbe anche la pretesa di interrompere il discorso di chi conversa in casa propria. Anche qui: ci mancherebbe altro!!!

bar-1

 

A vote ritornano – Quando poi finalmente – finalmente è un apprezzamento a bocca chiusa del cliente – il colloquio ha termine e il visitatore dopo l’ennesimo ripensamento, supera la soglia della porta ed esce in modo definitivo per strada, ecco che allora il cliente prendendo al volo “momento fuggente”, non dovrà perdere l’occasione per domandare ciò che avrebbe voluto chiedere quando è entrato.

 

 

Ma non sempre l’uscita del visitatore sulla strada significa però che il colloquio abbia avuto termine, perché anche se, a dire il vero, non avviene di frequente, la soglia appena varcata da colui che è uscito dopo qualche secondo viene ripercorsa dal conversatore in senso contrario, con la fatidica frase: ” Ah! Mi dimenticavo……..” E così via dicendo, anche se l’eloquio questa volta è di solito più conciso.

bar-tazzina-vapore

Lei ha chiesto? – Quando alla fine il barista, se parliamo di bar o caffè, ha terminato il suo precedente impegno, è lui che si rivolge al cliente chiedendo che cosa desidera. Questo avviene immancabilmente, sia nei confronti di colui che attonito di fronte a tanto fervore dialettico, non ha ancora avuto modo di esprimersi, sia di chi ha avuto l’avventura di credere che domandando qualcosa, fosse stato ascoltato e che quindi, non vi sarebbe stata necessità di ripetere.

Ma la regola è uguale per tutti, gli uni e gli altri dovranno rinnovare la richiesta perché tutto sommato, se uno desidera un confort a carattere gastronomico o di servizio, abbia all’ Elba almeno……… l’umiltà di chiedere!

Alberto Zei

Alberto Zei

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