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Il Pd riparte dall’Ex Dogana. Ma della“Piazza Grande” di Zingaretti, i renziani non vogliono saperne

3600 presenze tra cittadini, amministratori locali e giovani volontari: le anime del PD verso dialogo e unità. Tutte eccetto una.

Valentina Pigliautile by Valentina Pigliautile
15 Ottobre 2018
in Cronaca
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Il Pd riparte dall’Ex Dogana. Ma della“Piazza Grande” di Zingaretti, i renziani non vogliono saperne
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In quel “Che abbiamo combinato” con cui ha dato inizio al suo discorso, è racchiuso qualcosa di più grande rispetto alla semplice soddisfazione. Pochi sarebbero stati pronti a scommettere sul successo di “Piazza Grande”, la due giorni democratica organizzata da Nicola Zingaretti. Eppure per lui, l’Ex Dogana si è trasformata davvero in una grande piazza all’aperto. Amministratori locali, volontari e decine di piazze tematiche sono stati la miscela esplosiva della prima giornata. Ieri poi, a Piazza Grande, è stata la volta dei “Big”. Beatrice King, figlia del premio nobel per la pace Martin Luther King, ha tenuto il suo discorso  davanti – tra gli altri – all’ex Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il competitor di Zingaretti alla segreteria, Matteo Richetti. Ma che ne è del “giglio magico”? Che Renzi e i suoi stiano adottando la strategia nannimorettiana del “mi si nota di più se vado o non vado?”. Pochi tweet da parte loro, su Riace e sulla questione Lodi. Di “Piazza Grande” nemmeno l’ombra. Ma il silenzio del senatore semplice di Scandicci- scontato dirselo – non durerà per sempre.

Il Pd di Zingaretti ha rottamato il renzismo. «La prima rivoluzione è mettere fine all’illusione dell’io e ritrovare l’ebrezza del noi» ha urlato Zingaretti dal palco dell’Ex Dogana, sotto una pioggia di applausi. Uno dei tanti affondi – nemmeno troppo velati – verso l’ex segretario del Pd Matteo Renzi. La forza di un partito – a detta del governatore del lazio – non si può risolvere nella forza pur straordinaria del suo leader: perché il PD, di quella cultura, sta ancora pagando lo scotto in termini di credibilità. «Con molti leader della sinistra abbiamo rischiato di far diventare la parola democrazia subalterna rispetto a egocrazia». Nella situazione presente, il PD Zingarettiano rilancia una proposta politica plurale, fatta di rispetto e non sospetto, alimentata da una comunità nuova e costruita su libere aggregazioni: tessere e tifoserie, addio! La scommessa, grande come la piazza di San Lorenzo, è quella di ripartire dalle persone, dal cosiddetto “capitale umano”: «ecco perché noi

lasciando alle nuove generazioni un mondo più povero e più ingiusto». E’ un popupolismo 2.0 il loro, secondo lui, tutto incentrato sulla ricerca del capro espiatorio: «Il problema ora non sono i mercati ma è una politica economica fatta di tagli e tasse, un mix pericoloso di debiti e non investimenti».

«Riace? l’atto di Salvini è immondo» Oltre alle critiche su reddito di cittadinanza e flat tax, Zingaretti non è arretrato davanti al tema caldo – tale da scottare la sinistra alle politiche del 4 marzo – dell’immigrazione. Dal palco ha inviato un pensiero a Mimmo Lucano, sindaco di Riace, oggi agli arresti domiciliari: «Io so perché Salvini ha dato via allo smantellamento del Modello Riace: ha paura di dimostrare che c’è un modello alternativo all’odio, vuole demolire le cose che in Italia funzionano». Il governatore del Lazio ha rivendicato la lotta contro gli scafisti ma ha ammesso tuttavia, che non si può esultare quando i barconi non arrivano sulle coste italiane senza porsi dal domanda del perché ciò non avvenga.  Senza contare che lo smantellamento del sistema dello Sprar rischia -a suo dire- di porre le basi per la crescita dell’odio.

, ecco perché tanti: se continuiamo a trattare le persone come marginali, tutte continueranno a sentirsi come uno strumento e su di loro la proposta dell’antipolitica attecchirà prima».

Una Piazza Grande contro il “Governo del Cambiamento”. Fanatismo, integralismo, spregiudicatezza, irresponsabilità sono quattro delle parole più ricorrenti usate da Nicola Zingaretti per descrivere il “Governo del Cambiamento”. Nonostante la premessa iniziale di non fare “macedonie di invettive”, Zingaretti ha giudicato con preoccupazione e severità  l’operato di Salvini e di Di Maio: «L’italia ha bisogno di crescita e di giustizia: chi ha vinto il 4 marzo, ha vinto perché è riuscito a prometterle. Ora però stanno iniziando a tradire quelle promesse

Renziani: Silenzio dissenso «Non deve essere una guerra tra correnti, fonte di divisioni. Io mi impegnerò con tutte le mie forze perché il congresso si faccia e renda più forte e unito il PD» ha detto Paolo Gentiloni, intervenuto personalmente nel corso della mattinata. Più eloquente delle sue parole di rassicurazione, resta tuttavia la sua partecipazione a Piazza Grande: molti parlano già di “tacito endorsment” per Zingaretti. Nel frattempo i renziani, lanciata l’esca della candidatura – non confermata-  di Marco Minniti per la segreteria Pd, rimangono in attesa della Leopolda 2018, che si terrà a Firenze da venerdì 19 fino a domenica 21 ottobre. Ma come la pensino sul conto di Zingaretti è chiaro: basta leggere gli articoli in evidenza nella rassegna stampa  di domenica del democratico Stefano Ceccanti per farsi un’idea. Il deputato pd cita un post facebook di Umberto Minopoli, Presidente Associazione Italiana Nucleare, da usare come “antidoto per coloro i quali masochisticamente vogliano leggere i peana acritici e lirici di Repubblica”. Qui il testo.

“La kermesse di Zingaretti: attacchi e critiche solo per Renzi. I 5 Stelle Mai nominati. L’opposizione e’ solo alla destra di Salvini ( non ai grillini). Niente , da Zingaretti, sulla manovra fallimentare che ha il segno di Di Maio. Per Zingaretti esiste solo la discontinuità con Renzi. Lui ha un programma ad personam: Renzi. Un’ossessione. Ma sono 8 mesi che Renzi e’ fuori e lontano dalla Direzione del Pd. Ci dica quale linea, programma, politica per l’alternativa ai populisti intende perseguire. Invece parla solo di Renzi. Una lagna, una nenia, una cantilena. E Martina non faccia il prete: e’ lui che da 8 mesi detiene il comando. Che stia lì’ ad applaudire Zingaretti che tira calci in nome della “liquidazione” del passato di 5 anni ( con Martina vicesegretario) e’ una vergogna, un’ignominia, una resa vigliacca . E non hanno nulla da dire ex premier (Gentiloni) e la squadra di governo dei ministri del Pd, degli amministratori locali, regionali, europei, dei segretari, dei dirigenti dal Pd tra il 2013 e il 2018? Compreso Zingaretti. A governare il Pd c’era una sola persona, Renzi? E loro che facevano? Si giravano i pollici? Che classe dirigenti di nani e codardi!

Tags: Luca ZingarettiMarco MinnitiMatteo RenziMaurizio MartinaPaolo GentiloniPartito DemocraticoPD
Valentina Pigliautile

Valentina Pigliautile

Romana di nascita, umbra per vocazione. Classe 97'. Mi sono occupata di teatro per 2duerighe.com e di cultura e attualità per NumeroZero. Il vizio per la politica l'ho tenuto da parte per PaeseRoma. Sono iscritta alla facoltà di Lettere e Filosofia di Roma Tor Vergata ma la lista dei difetti non finisce qui. Ho un debole per le pieghe dell'attualità e per le piaghe della realtà sociale. Alla fine ho scelto la penna per descriverle, e a modo mio, combatterle.

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