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Falciati da auto pirata non assicurata aspettano da sei anni un risarcimento

A “Mi Manda Rai Tre” l’odissea della famiglia Lombardozzi: Dal 2014 senza rimborso, fanno ora causa al Fondo Vittime della Strada

Redazione by Redazione
13 Febbraio 2020
in Attualità
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Avv. Marco Frigo
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Padre e figlio vengono travolti da un’auto pirata e poi risultata anche non assicurata, il ragazzo, in particolare, riporta traumi pesantissimi, ma per essere risarciti devono anche intentare una causa contro il Fondo Vittime della Strada, che pure è stato istituito dallo Stato proprio per tutelare quanti rimangono coinvolti in sinistri con veicoli non identificati o sprovvisti di copertura assicurativa. E a quasi sei anni dall’incidente hanno ottenuto solo un acconto del risarcimento di cui hanno diritto.

“Mi Manda Rai Tre”, il noto programma di servizio di Rai 3, oggi, giovedì 13 febbraio 2020, si è occupato della dolorosa e inaccettabile vicenda della famiglia Lombardozzi, di Zagarolo (Roma) nell’ambito di una puntata dedicata all’allarmante fenomeno delle auto non assicurate: in Italia circolano quasi tre milioni di veicoli privi di copertura assicurativa (il 6% del totale, con punte di uno su dieci nella Capitale, uno su sei a Napoli). E le conseguenze per chi resta coinvolto in un incidente con un mezzo “fantasma” sono gravi. Come quelle contro cui stanno tuttora combattendo Roberto e Diego Lombardozzi e Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui i due danneggiati, tramite l’Area Manager Angelo Novelli, si sono affidati per essere risarciti e ottenere giustizia.

Il 13 giugno 2014 Roberto Lombardozzi, oggi 63 anni, sta procedendo con il suo scooter Aprilia, con in sella il figlio Diego, che ora ha 25 anni, lungo via Fontanile delle Zinne in località Valle Martella, frazione di Zagarolo. “Stavo accompagnando mio figlio alla metro – ha spiegato il signor Roberto al giornalista Stefano Maria Sandrucci, che ha curato il servizio -, quando all’improvviso abbiamo visto questa macchina che ha invaso la nostra corsia, ci ha investiti e scaraventati a terra. Per fortuna non abbiamo preso i pali di cemento sul bordo strada, altrimenti non so se saremmo qui a raccontarlo. L’automobilista è fuggito senza prestare soccorso. Ho visto mio figlio a terra con la gamba insanguinata”.

Padre e figlio riportano svariate lesioni, ma a preoccupare sono soprattutto le condizioni del giovane: la sua gamba sinistra, centrata in pieno, resta sghiacciata tra l’auto e lo scooter e riporta una delicatissima frattura multipla pluriframmentaria con perdita di sostanza e lesione vasculo-tendinea. I due feriti vengono trasportati d’urgenza all’ospedale Tor Vergata. “Mio figlio era molto grave, quella sera ci hanno detto che rischiavamo di perderlo”. ha rivelato Roberto Lombardozzi. “I sanitari ci hanno avvisati che, se non riuscivano a fermare l’emorragia all’arto, dovevano amputarlo” ha aggiunto la mamma di Diego, Carla – Fortunatamente sono riusciti a bloccarla e poi è stato sottoposto a due interventi”. Diego resterà per alcuni giorni in coma farmacologico nel reparto di Terapia intensiva, in pericolo di vita, e per un lungo periodo rischierà l’amputazione della gamba, a cui anche in seguito avrebbe subito altre operazioni e ne dovrà sostenere ancora.

Anche se si è salvato, infatti, il ragazzo, a vent’anni, ha praticamente perso gran parte della funzionalità dell’arto inferiore. Nonostante i tanti ricoveri e gli interventi subiti, non muove quasi più la caviglia e le dita, non riesce a salire le scale, praticare sport e a svolgere lavori di movimento. “Della gamba non c’è praticamente più niente – ha osservato la mamma – C’è un ferro che parte dalla rotula e arriva al piede”. Si parla di un’invalidità permanete nell’ordine del 40 per cento, confermata dalla visita medico legale a cui è stato sottoposto dall’Inps, che gli ha riconosciuto l’handicap grave in ragione della “grave limitazione alla deambulazione”.

Dopo l’investimento, partono subito le indagini e, grazie anche al numero di targa fornito da un testimone, la polizia locale di Zagarolo ritrova l’auto investitrice, una Peugeot, abbandonata nella vicina via Carducci: nessun dubbio che si tratti della vettura pirata, manca lo specchietto retrovisore perso sul luogo del sinistro. Ma, ha spiegato Lombardozzi, “scopriamo che questa macchina era priva di assicurazione e non si sapeva a chi fosse intestata”. Per risalire al pirata, gli inquirenti devono districarsi in un autentico ginepraio legato ai passaggi di proprietà e all’uso di quel veicolo, scoprendo anche un’attività illecita di prestanome per intestazioni fittizie di autovetture: l’intestatario ne aveva intestate 21, il nuovo proprietario addirittura 121. Un altro fenomeno criminale nel fenomeno che è stato al centro della puntata di “Mi Manda Rai Tre”.

Gli agenti però, una settimana dopo, scoprono chi ce l’aveva effettivamente in uso e lo incastrano, grazie al riconoscimento effettuato dal carrozziere a cui l’aveva portata a riparare alcuni giorni prima e alla presenza, ancora all’interno dell’abitacolo, nel parasole, della foto di un suo nipote. Si tratta di Mario Pattusi, allora 37 anni, anche lui di Zagarolo, pluripregiudicato con precedenti, tra l’altro, per furto ed evasione dai domiciliari, e che guidava pur essendogli stata revocata la patente per svariate violazioni. Un autentico pericolo pubblico se è vero che l’incidente che ha causato non gli è bastato: il 3 luglio 2014, venti giorni dopo, ne avrebbe provocato un altro fotocopia, anche qui con fuga e omissione di soccorso. Al punto che la Polizia locale, vista la reiterazione dei reati, raccomandò a suo carico l’attuazione di misure personali coercitive. L’uomo è ovviamente finito sotto processo. La Procura di Tivoli ha aperto un procedimento penale nei suoi confronti per fuga in caso di incidente con danni alle persone, omissione di soccorso, lesioni personali colpose e guida con parente revocata, ma questa è un’altra storia.

Per i Lombardozzi, infatti, la priorità è quella di essere risarciti per sostenere le ingenti spese mediche di cui ha bisogno il Diego, che peraltro non può condurre una vita lavorativa “normale” data la sua invalidità. “Quando abbiamo saputo che l’auto investitrice non era assicurata abbiamo provato tanta rabbia – ha detto la mamma Carla -, abbiamo capito che sarebbe stata dura: ottenere il risarcimento in questi casi è tosto perché devi combattere con tanta burocrazia”.

Studio3A, infatti, chiede subito i danni al Fondo Vittime della Strada gestito dalla Consap, un soggetto pubblico istituito proprio per tutelare quanti restino coinvolti in incidenti con auto non identificate, non assicurate o risultare rubate: Fondo che viene “sostenuto” da tutti coloro che pagano regolarmente la polizza, dato che l’8% del premio viene appunto destinato a finanziarlo. Trattandosi di vittime ancora più penalizzate, ci si aspetterebbe un’attenzione particolare, e invece…

“Dopo sei anni la pratica è ancora aperta e sei anni sono oggettivamente troppi per ottenere un risarcimento. E purtroppo non è un caso isolato, anzi è quasi la prassi quando si ha a che fare con incidenti stradali in cui manca la copertura assicurativa – ha chiarito nel servizio l’Avv. Marco Frigo, del Foro di Padova, responsabile della Gestione Sinistri e Area Legale di Studio3A – I tempi si allungano in modo incredibile, il rapporto che si ha con la Consap che gestisce il Fondo Vittime della Strada è molto più burocratico. E’ vero che viene designata una compagnia di assicurazione, ma questa compagnia non è autonoma nel gestire il sinistro, non agisce come farebbe se fosse un sinistro suo”.

Sta di fatto che, nonostante le responsabilità dell’incidente fossero da addebitarsi unicamente al pirata, come ha accertato la perizia cinematica disposta dalla Procura di Tivoli, e nonostante la quantificazione delle lesioni subite dalla vittima fosse stata già ampiamente dimostrata, si è andati avanti per mesi e poi per anni con un continuino scaricabarile tra la compagnia mandataria del Fondo per la regione Lazio e la Consap, la società statale che deve autorizzare le liquidazioni. Finché si è stati costretti a citare il Fondo avanti il Tribunale Civile di Tivoli e soltanto lo scorso anno, a fronte della perizia medico legale disposta dal giudice, che ha confermato la pesante invalidità permanete residuata a Diego nella misura del 38-40%, sono stati versati ai Lombardozzi i primi soldi, ma solo un acconto sul risarcimento totale dovuto. La causa va avanti.

“Pensare che il sei cento delle auto in Italia gira senza assicurazione mi fa paura – ha concluso mamma Carla – Quello che è capitato a noi può toccare a chiunque, in qualsiasi momento”.

“Ci sembra davvero incredibile. Possono un ragazzo e una famiglia aspettare sei anni per avere un risarcimento in quelle condizioni? – si è domandato alla fine del servizio Salvo Sottile, il conduttore del programma – Noi di “Mi manda rai tre” vogliano lanciare un appello perché questa famiglia abbia quello che gli spetta: questo ragazzo ha avuto la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato e oggi a distanza di sei anni aspetta ancora di essere risarcito”.

Per vedere il servizio integrale:

L’avvocato Marco Frigo a Mi Manda Rai Tre per il caso Lombardozzi 13/02/2020

Tags: Italia
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