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Ospedale Bambino Gesù: «La tecnologia ci aiuta nel recupero motorio dei piccoli pazienti»

Il professor Enrico Castelli spiega come le nuove attrezzature e i robot rappresentino una brillante soluzione per bambini con difficoltà motorie

Anna Catalano by Anna Catalano
15 Settembre 2020
in Attualità
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Bambino con difficoltà motorie
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Roma – La tecnologia e l’innovazione sono di casa all’ospedale Bambino Gesù di Roma e sono utilizzati nel
trattamento e nel recupero delle funzioni motorie nei bambini con disabilità. Per capire meglio i vantaggi di questi macchinari di ultima generazione l’agenzia di stampa Dire ha raggiunto via Skype il professor Enrico Castelli, direttore del dipartimento di Neuro riabilitazione intensiva e robotica dell’Opbg.

Recuperare la funzionalità motoria di bambini con disabilità dovute a danni neurologici o congeniti attraverso le tecnologie più innovative è realtà all’ospedale Bambino Gesù. Ci può dire quali sono le macchine in dotazione e quali sono i reali vantaggi per i piccoli pazienti?

«Negli ultimi dieci anni la tecnologia ci ha consentito di mettere a disposizione dei piccoli pazienti con disabilità delle tecnologie a supporto nel percorso di recupero motorio di questi bambini. Abbiamo in dotazione attrezzature per il recupero del cammino e per la facilitazione del controllo assiale, cioè di capo, collo, bacino e robot per la riabilitazione della spalla, del gomito, dell’avambraccio e della mano. E ancora siamo dotati
di sistemi di realtà virtuale per facilitare il controllo e la coordinazione occhio-mano. I vantaggi sono tangibili in vari ambiti. Innanzitutto l’intervento riabilitativo robotico si inserisce in un progetto riabilitativo del bambino più ampio che è sempre personalizzato. Il robot non risolve di per sé il problema del piccolo paziente ma è uno strumento che nelle mani del riabilitatore dà maggiore valore al trattamento. Basti pensare alla motivazione del bambino, noi abbiamo pazienti che hanno disabilità derivanti da un danno perinatale cioè dalla nascita e quando crescono sono stanchi di fare riabilitazione e questo li rende demotivati. Al contrario la motivazione è
importante per qualsiasi processo di apprendimento dunque mettere a disposizione dispositivi robotici serve soprattutto per recuperare la motivazione e fargli vivere questo tipo d’intervento come un gioco è il primo vantaggio di questi sistemi».

A tal proposito veniamo a Hirob, il cavallo robotico che è solo l’ultimo macchinario entrato in dotazione nel nosocomio. A cosa serve e il suo aspetto giocoso aiuta il bambino durante il trattamento?

«L’aspetto ludico è importante perché occupandoci di bambini l’intervento riabilitativo consente una visione giocosa del trattamento altrimenti il bambino tanto più e’ piccolo o tanto più è compromesso, sotto l’aspetto neurologico, tanto più non collabora. Il sistema Hirob è tutt’ora unico sul territorio nazionale. In sostanza il macchinario è in grado di replicare i movimenti di un cavallo. Infatti è presente una sella sulla quale viene posizionato il bambino. In questo modo il paziente fa ippoterapia ma in questo caso, a differenza di quella che si può fare nei centri di ippoterapia, in questo modo il trattamento risulta sicuro perché la sella è posta a livello del pavimento e poi essendo un robot consente di selezionare tutte le variabili. E’ possibile decidere gli spostamenti nei vari piani, la velocità, l’entità dello spostamento ed è possibile lavorare su un solo piano invece che su tre piani contemporaneamente. In questo modo facilitiamo il bambino a controllare la testa, il tronco e il bacino nonché la parte centrale del corpo incluso braccia e gambe. Quindi è importante come punto di partenza per il controllo della stazione eretta dell’arto superiore».

Tra gli esoscheletri si annoverano il Lokomat e il Re-Walk, nomi difficili… In semplici parole quali movimenti aiutano a replicare e quali risultati permettono di conseguire al piccolo paziente?

«Il Lokomat è un sistema robotico che si indossa e che viene adattato alle misure del bambino. In pratica sostiene, guida e facilita il cammino del bambino sul tapis roulant che scorre in sintonia con i movimenti del bambino. Non c’è una alternativa a questi sistemi quando c’è un compromissione del cammino di una certa entità anche perché mettendo attorno al bambino più terapisti è impossibile avere il controllo di un arto rispetto all’altro, mantenere la sincronia e il movimento. Solo un sistema robotico può farlo e i risultati sono interessanti. Abbiamo pubblicato quest’anno uno studio in collaborazione con i colleghi dell’Istituto Medea Bosisio Parini che ha raccolto i dati di 183 bambini trattati con questo sistema e abbiamo appurati dei risultati significativi per quanto riguarda la velocità del cammino, la lunghezza del passo, la sincronia tra i due lati e soprattutto l’endurance, la resistenza ossia per quanto tempo riescono a camminare i bambini aumentando così la loro autonomia. Il sistema Re-Walk è un esoscheletro che si indossa ed è utile per bambini ed adulti che hanno avuto una lesione del midollo spinale completa e che quindi hanno perso l’uso delle gambe. Sostituisce la funzione del cammino».

In periodo di lockdown avevamo parlato del servizio di tele-assistenza attivato presso il centro da lei diretto, qual è il bilancio di questa esperienza ed è un servizio da potenziare secondo lei?

«Durante il lockdown tutti i servizi del territorio sono rimasti chiusi e anche il nostro ospedale ha mantenuto solo i day-hospital e alcuni ambulatori indispensabili. Per questo motivo tutti i genitori con un bambino con disabiltà si sono trovati senza alcun riferimento sia per l’intervento riabilitativo che per richieste più specifiche su terapie e farmaci. Per questo abbiamo attivato questo servizio telefonico per fornire indicazioni sia sugli aspetti farmacologici che per l’uso di tutori. Ci hanno chiamato in molti e hanno apprezzato questo servizio che credo debba continuare in futuro anche se speriamo che l’infezione da Covid sia presto lasciata alle nostre spalle. In ogni caso è importante rendere queste informazioni a portata dei genitori quando il problema sorge ed essere tempestivi per rispondere ad ogni richiesta alla famiglia di un bambino con disabilità».

 

Fonte: Agenzia Dire

Tags: Roma
Anna Catalano

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