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Caso Giunti da anni senza il figlio, la “simbiosi” utilizzata anche in ambito penale per il reato di maltrattamenti. Alla data della denuncia sporta dall’ex marito, il figlio era già in casa famiglia

Udienza dell’11 febbraio, i PM del pool antiviolenza sono sempre gli stessi da anni. Richiesti rinvii a giudizio e archiviate ben 17 denunce anche in codice rosso

Mario Eugenio Sepe by Mario Eugenio Sepe
7 Febbraio 2022
in Attualità, Cronaca
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Caso Giunti da anni senza il figlio, la “simbiosi” utilizzata anche in ambito penale per il reato di maltrattamenti. Alla data della denuncia sporta dall’ex marito, il figlio era già in casa famiglia
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“Massacrata al civile ed anche al penale utilizzando la PAS. Mi hanno strappato mio figlio quasi 6 anni fa, non lo vedo da anni, tutto per una falsa denuncia sporta dal mio ex marito di abbandono di minore perchè è stata depositata al  tribunale per i minorenni di Roma con un ricorso. Sono stata  accusata però di una “ condotta materna simbiotica e soffocante”, così riferisce mamma Giada, ormai una icona tra le madri coraggio che denunciano da anni gli allontanamenti e gli affidi illeciti dei propri figli decisi da organi dello Stato. Giada ricorda “quel terribile 15 dicembre 2016 si sono presentati in 8 a scuola di mio figlio di cui 5 agenti dell’anticrimine dopo tre ore di pianti e di suppliche da parte di mio figlio che chiedeva di chiamarmi e che non potevano utilizzare violenza contro di lui, due lo hanno alzato di peso tenendolo per le braccia uno per le gambe e l’hanno trascinato in una casa famiglia. Un mese dopo il mio ex marito chiede il divorzio, ma non il collocamento di suo figlio presso di sé, ben consapevole che era riuscito a collocarlo  in casa famiglia, atteso che lo chiedeva dal 2010. Due mesi dopo (il rapimento istituzionale) quando mio figlio si trovava in casa famiglia mi ha denunciato per maltrattamenti sostenendo che gli impedissi pure di vedere il proprio figlio. Non solo,  ma nel 2012 teneva suo figlio molto di più rispetto a quanto deciso in atto di separazione perché io lavoravo di notte, dal 2013 in poi non era la sottoscritta a decidere gli incontri padre figlio, ed anche nel 2014 la Corte d’appello gli ha combinato il regime di incontri protetti, anche perché gli somministrava alimenti contenenti il glutine. Nel 2016 gli incontri sono stati espletati, ma sono stati sospesi dalla CTU perché ritenuti “violenti, inumani e deteriorati”; la stessa CTU ha relazionato al giudice che il mio ex marito era violento, “aggressivo anche con il figlio, narcisista, col disturbo e della  personalità, per cui per rovinare la vita alla moglie la rovina al figlio”, a dicembre è finito in casa famiglia. Vorrei sapere come è possibile accusarmi anche di aver impedito il rapporto padre figlio, peraltro con mille proposte conciliative, nonostante le aggressioni e maltrattamenti ricevuti per anni?”.

Sono queste le parole di Giada Giunti che adesso sta subendo anche un altro processo penale sempre utilizzando la “vecchia” ed ascientifica PAS “nell’aver instaurato con il predetto minore un “rapporto esclusivo e parassitario” alienandolo “da ogni contesto parentale, inculcando, falsamente, nel predetto minore l’idea che lo stesso rappresentasse per il predetto e per la Giunti stessa un elemento di forte pericolo perché soggetto violento ed aggressivo, alla quale il bambino pian piano si associava in totale e simbiotica adesione all’idea materna”.

Nel capo di imputazione figura anche l’avvocato Priolo anch’egli processato per maltrattamenti perché il figlio di Giada Giunti l’avrebbe chiamato “papi”.

“Il vero obiettivo della azione di alcuni magistrati e figlio e madre sono un falso obiettivo al solo scopo di tenerli in ostaggio per limitarne l’agire nelle sedi competenti” dichiara l’accoccato Priolo presidente di Verità Altre che continua  “ il conflitto con i magistrati è nato nel 2013 quando ho scoperto un conflitto d’interessi tra il consulente tecnico nominato dal giudice minorile,  il difensore dell’ex marito della Giunti, oltre a due assistenti sociali ai quali la Corte d’appello ha affidato la famiglia”

“Ma l’iniziativa non è piaciuta al pubblico ministero che”, aggiunge Priolo, “tanto che ha inviato la richiesta di archiviazione di una denuncia per maltrattamenti ed aggressione presentata dalla Giunti al Giudice minorile, segnalando che le denunce di una madre maltratta fossero ”strumentali e di pregiudizio per il minore”. “ Mi vergogno di raccontare questa storia che da quella data del 2013 dura ancora, in quanto appare incredibile anche al sottoscritto, nonostante il tempo trascorso”,  precisa il legale.

La storia di Giada Giunti viene seguita da molte persone,  è in continua evoluzione e le notizie si susseguono in progressione geometrica, in quanto i fatti debordano dal perimetro delle sedi giudiziarie e dilagano in tutte le sedi: dal Parlamento interrogazioni ed interpellanze, inchieste radiotelevisive, interviste, articoli su quotidiani e riviste, come pure manifestazioni di protesta davanti al Parlamento, davanti al Ministero della Giustizia, organizzate da plurime associazioni e da mamma Giada.

Tra i PM e l’avvocato Priolo ci sono reciproche denunce, ma a giudicare mamma Giada e Priolo sono le PM che decidono dal 2013.

Insomma la più volte abrogata Pas da tutto il mondo scientifico, dalla Cassazione, dal Ministero della salute, dalla Ue,  continua a mietere vittime all’interno dei tribunali civili e penali  devastando l’esistenza di mamme e figli, nonostante anche recentemente il Parlamento europeo si è espresso sulla Pas con parole precise e definitive sia per ciò che avviene in ambito  penale che civile; chiarendo quanto specialmente le mamme siano allontanate dai propri figli e subiscano violenza istituzionale, senza venire protette.

 

Mario Eugenio Sepe

Mario Eugenio Sepe

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