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La Concordia  cento anni dopo l’ inabissamento del Titanic  

Le molteplici e straordinarie coincidenze  tra i due tragici naufragi nella storia  delle grandi navi passeggieri lascia pensare che la filosofia di Gian Battista Vico potrebbe aiutarci ad avvalerci  dell’ inconscio collettivo  per attingere l’ esperienza altrui  ivi conservata  

Alberto Zei by Alberto Zei
24 Maggio 2022
in Attualità
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La Concordia  cento anni dopo l’ inabissamento del Titanic   
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di Alberto Zei

 Le differenti rotte 

  La storia si ripete – A seguito dell’ articolo pubblicato ieri,  riguardante le circostanze che hanno determinato l’ inabissamento del Titanic, ecco che la  Concordia con la sua tragedia avvenuta esattamente 100 anni dopo, si presenta come un simbolico riferimento ai   “corsi e ricorsi storici” dei grandi eventi,  del noto filosofo  napolitano. Si tratta di eventi  che quantunque ritenuti da molti più unici che rari per la loro particolarità, prima o poi si  ripetono. Questo avviene soprattutto negli avvenimenti in cui  la partecipata emotività pubblica  genera un effetto moltiplicatore della importanza, senza essere noi riusciti  a trarre da questi, esperienza e conoscenza sufficiente per evitarli.

Si può  semplicemente rilevare per i due colossi del mare di cui si parla, che gli stessi criteri innovativi di costruzione, i servizi previsti per l’emergenza, gli errori  di navigazione, la insufficienza delle imbarcazioni di soccorso e l’ essere ritenuti al di sopra di ogni possibile naufragio, tracciano tra il  Titanic e al Concordia  un interessante  confronto degli eventi che hanno causato il loro  affondamento.

Vediamo il parallelo.

Imprudenza di navigazione – Anche per la Concordia, vi fu una variazione di rotta come per il Titanic. Si trattò di  una imprudente  deviazione   che l’Ufficiale di Guardia, Ambrosio  effettuò, quantunque prima della partenza da Civitavecchia fosse stato tracciato  sulla carta nautica   il percorso corretto  per  avvicinarsi fino a  mezzo miglio, ossia fino a quasi un  chilometro,  all’ Isola del Giglio.   Si trattò invece di un percorso diverso eseguito dall’ Ufficiale di Guardia,   che portò la Concordia fuori rotta fino alla consegna del comando nave a Schettino. Dopodiché malgrado i numerosi tentativi  di quest’ ultimo con  ordini di  manovra non eseguiti  o eseguiti in modo diverso, non riuscì  ad evitare la collisione, alla stregua dell’ iceberg  del Titanic, con  uno scoglio quasi sommerso, davanti  alle isolette delle Scole.

Vedetta – Immagine di repertorio

Tardivo avvistamento dell’ostacolo – L’ Ufficiale di Guardia della Concordia,   non aveva predisposto la vedetta che avrebbe avvistato lo spumeggiare del mare intorno allo  scoglio. Si ricorda che anche sul  Titanic non  fu avvistato prima l’ iceberg perché i binocoli di dotazione per questo servizio  erano chiusi a chiave dentro un  armadietto.    Mentre sulla Concordia i sistemi di sicurezza che integrano automaticamente la segnalazione di pericolo che la vedetta deve comunicare al comandante non  appena si verificano, erano stati disattivati durante l’avvicinamento al Giglio.

Si trattava dei dispositivi e dei relativi allarmi,  anche acustici  di rilevazione del fondo (ecoscandaglio)  e della marca radar per la distanza di sicurezza precedentemente inserita per non avvicinarsi a meno di mezzo miglio da terra. Certamente non si erano disattivati da soli.

Radar – marca radar  0,5 miglia e ecoscandaglio – visione del fondo

Compartimenti  stagni – La Concordia era normalmente dotata di compartimenti stagni  che avrebbero contenuto l’allagamento anche con il coinvolgimento di tre settori adiacenti danneggiati; ma il cedimento delle pareti di contenimento degli stessi  comparti hanno creato, come nel Titanic, l’allagamento dell’intera nave.

I compartimenti stagni  inizialmente allagati

La lamiera di costruzione – Per le moderne navi da crociera di grandi stazza, è prevista una lamiera acciaiosa di adeguato spessore e particolare composizione chimica. Il criterio di scelta sta nella possibilità di superare eventuali impatti senza subire lacerazioni. Infatti la lamiera utilizzata che viene denominata “navale”, oltre alla necessaria consistenza possiede la caratteristica della flessibilità e dello stiramento all’urto in modo che possa deformarsi ma non lacerarsi evitando le pericolosissime falle sotto livello di galleggiamento.

La Concordia però in situazioni del tutto analoghe a quelle del Titanic per lo sfregamento della fiancata sullo scoglio è stata da questo tagliata e accartocciata per la lunghezza di  70 m e aperta come si trattasse di una scatoletta. Ma di  quale tipo di acciaio era costruito lo scafo della concordia?

Domani la conclusione.

 

Alberto Zei

Alberto Zei

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