L’effetto farfalla diventa arte: il mondo di Roberta Maola
Le farfalle mi hanno sempre trovata, nei momenti più inaspettati. Come quella volta in mezzo al mare, quando una si è posata immobile sul mio ginocchio. Sono un promemoria, una promessa, un legame con un pezzo di cuore che non c’è più. Un segno, una certezza.
Per questo, il progetto Tempĕstas di Roberta Maola mi ha colpita subito. Si basa sull’Effetto Farfalla, l’idea scientifica che un piccolo battito d’ali possa scatenare un uragano. Roberta ha distribuito centinaia di farfalle di origami in giro per la città, trasformando un gesto intimo in un’esperienza collettiva. Un’azione individuale che diventa un coro. L’ho incontrata per farmi raccontare questa visione.
Poi, stamattina, mentre riordinavo le idee per l’intervista, dalla radio è arrivata “Happiness is a butterfly” di Lana Del Rey. Il solito segno, ho pensato. Coincidenza perfetta, forse troppo. Ma Roberta Maola ha ragione: in un sistema complesso ogni elemento conta. Anche le coincidenze che scegliamo di notare.
Ecco cosa ci ha raccontato.

D: Il progetto Tempĕstas si basa su una suggestione potente: “il tutto è più della somma delle sue parti”. Ci spieghi come questo concetto si traduce nella tua opera principale, quella composta da 81 tasselli?
R: Tempĕstas è molto più di una semplice mostra; è un’esperienza partecipativa. L’opera centrale, “Il tutto è più della somma delle parti”, è un grande mosaico a matita composto da ottantuno tasselli, che terminerò in diretta durante i tre giorni del progetto. Il soggetto completo sarà svelato solo l’ultimo giorno, quando il mosaico, esposto inizialmente in modo scomposto, verrà riunito. L’idea è quella di rendere lo spettatore parte attiva della creazione, in linea con il concetto dell’Effetto Farfalla, che ci ricorda come ogni gesto, anche il più piccolo, possa innescare una trasformazione.
D: Nei mesi scorsi, hai distribuito circa 300 farfalle di origami. Qual era l’intento di questa azione e in che modo le persone che le hanno trovate sono coinvolte nel progetto?
R: Ho voluto creare un “nucleo affettivo” di speranza, trasformando la rabbia in energia costruttiva. Per mesi ho distribuito queste farfalle e, tramite i miei canali social, ho invitato le persone a cercarle. Chi ne trova una può scattare foto o fare video creativi, prenotarsi per partecipare dal vivo al completamento dell’opera e, in seguito, avere la possibilità di ricevere in dono una parte del mosaico finito. È un modo per rendere le persone consapevoli del potere delle proprie scelte e del loro impatto sul risultato finale.
D: Oltre all’opera centrale, Tempĕstas integra anche momenti di poesia e performance. Perché hai scelto queste contaminazioni?
R: L’arte, per me, è un dialogo che attraversa discipline diverse. Per questo Tempĕstas include momenti poetici e performativi con l’integrazione di voci diverse, questo credo renda il messaggio ancora più forte. Nei miei lavori, cerco sempre di creare spazi sospesi dove lo spettatore può riflettere, esplorando.
D: Tu vieni dall’iperrealismo, ma le tue opere attuali sembrano utilizzare questa tecnica come punto di partenza per una ricerca più relazionale e intima. Come si è evoluto il tuo percorso artistico?
R: I miei lavori precedenti, come “Sola lì rimase Speranza” al MACRO o “Glass Ceiling” alla Vaccheria, sono sempre stati pensati per creare spazi di attesa, usando trasparenze, vetri ed elementi sospesi. Con Tempĕstas, la ricerca diventa esplicitamente relazionale. Uso l’iperrealismo come uno strumento, ma la direzione è sempre più orientata verso la connessione con l’altro e la costruzione di un senso di comunità.
D: Hai sottolineato che un gesto individuale può diventare un coro. Qual è la tua speranza per il pubblico che parteciperà a Tempĕstas?
R: : Il mio obiettivo è che il pubblico viva un’esperienza di arte e trasformazione, unendo la propria storia a quella degli altri. Spero che questo progetto possa trasmettere un senso di speranza e la consapevolezza che ogni nostro gesto conta.
Dettagli dell’evento:
L’inaugurazione di Tempĕstas a cura di Giulia Del Papa, si terrà a Roma giovedì 18 settembre dalle 17:00 alle 20:00 presso Mesia Space. Le aperture al pubblico sono previste anche venerdì e sabato, mattina e sera. La mostra è a ingresso libero, ma per partecipare alla creazione collettiva è necessaria la prenotazione. Per maggiori informazioni sul programma si consiglia di consultare il sito ufficiale www.robertamaola.com



















