Il cuore pulsante del Sud Italia, la grande Poesia cantata e l’efficace ironia di Napoli, il sole e l’energia del Salento e la classe di chi sa valorizzare e rinnovare con grande rispetto la più autentica tradizione musicale italiana: questi gli ingredienti del concerto in programma domani sera, 9 Agosto, dalle 19, al Castello di Santa Severa, frazione di Santa Marinella, in provincia di Roma. Protagonisti dell’evento saranno il Maestro Celeste Conte con il suo gruppo Popolo Po’ e il coro Onde sonore, diretto da Luana Pallagrosi, e danzatrici che esprimeranno in pieno l’essenza e il calore di questo viaggio musicale attraverso la musica popolare partenopea e salentina, con le danze della loro tradizione come la Tarantella, la Tammurriata e la Pizzica. Una serata promossa dal Comitato cittadino “Apriamo il Castello”, dall’Associazione Culturale “Incontro & Territorio”, dall’Associazione “Scuolambiente” e da “Officina del Tirreno”, tutti uniti per “aprire”, rilanciare e far rivivere il Castello di Santa Severa, splendido sito abbandonato per molti anni dalle Istituzioni.
Il gruppo Popolo Po’ – formato da Celeste Conte, direttore, arrangiatore, pianista e cantante; Roberto Petruccio alla fisarmonica; Andrea Caroselli alla batteria e percussioni; Stefano Friolo e Daniele Mennella, canto percussioni – proporrà anche canzoni napoletane d’Autore, composte dallo stesso Conte, che ha vestito di musica e ulteriormente impreziosito e valorizzato i versi di uno dei più grandi poeti napoletani, Salvatore Di Giacomo. Una riscoperta della tradizione che sa proporre, in un perfetto equilibrio, la classicità e la Poesia della canzone napoletana “storica” e la ricerca di soluzioni musicali innovative, ricercate, molto raffinate, ma, allo stesso tempo, sempre “popolari”, nel senso più alto e vero del termine, piacevoli ed emozionanti.
Il disco CantaTore, pubblicato nel 2008, arrangiato da Antonello Paliotti, collaboratore, tra gli altri, di Roberto De Simone e della Nuova Compagnia di Canto Popolare, è la testimonianza più significativa di questo percorso intrapreso dal Maestro Conte, che sulla “canzone napoletana” e sulla sua evoluzione, o involuzione, ha idee ben precise: «La decadenza della canzone napoletana, che si può datare a partire dagli anni Sessanta, è legata al prevalere, sulla cultura genuina e sincera del popolo dei quartieri più umili di Napoli, ma più “veraci”, di quella parte di popolazione che si è lasciata irretire ed influenzare da settori della malavita organizzata: questi hanno esasperato le tipicità della canzone popolare napoletana fino a portare alla nascita dei cosiddetti “neomelodici” che, ad oggi, dominano incontrastati a livello locale, ma sono ininfluenti a livello nazionale e tanto più internazionale. In questo periodo sono comunque venuti alla luce artisti del calibro di Pino Daniele, Teresa De Sio, Enzo Gragnaniello, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Roberto De Simone e molti altri che non menziono e me ne scuso, che però non sono mai assurti a quella internazionalità che ha portato la canzone napoletana ad essere conosciuta in tutto il mondo, a partire da canzoni come O sole mio, Funiculi’ Funicula’, Oi Mari’ e tantissime altre. Perché non provare a rinverdire questo patrimonio culturale attingendo da grandi poeti come Salvatore Di Giacomo e altri? Io, nel mio piccolo, ci sto provando, ci ho messo cuore e spontaneità, non so se ci sono sempre riuscito, ma leggere le loro poesie e comporne la musica non mi è costata nessuna fatica, forse perché le avevo già scritte dentro di me».
Il concerto al Castello di Santa Severa si inserisce nell’ambito di una serie di iniziative fortemente volute da varie Associazioni e Comitati del territorio, nella prospettiva di un grande impegno per la valorizzazione di un luogo che merita attenzione, cura e visibilità, una cornice davvero suggestiva per spettacoli ed eventi come quello in programma domani alle 19, una serata di danze, musica e allegria, nel segno della tradizione, che il gruppo Popolo Po’ e il coro Onde sonore sanno far rivivere pienamente con classe, passione e divertimento, per custodire un fuoco che deve continuare ad ardere per affrontare il futuro con salde radici.