Le richieste di collaborazione dall’Europa, (Romania Portogallo in particolare) non mancano e Tony Neiman, dopo una solida formazione e una lunga attività di musicista che l’ha visto impegnato nei generi più svariati arrivando a comporre sigle per la Rai (brave ragazze, Radio due) con la stessa brillantezza e naturalezza con cui suona e inventa brani classici o jazz passando per il tango, la big band, la salsa e altri stili, è stato notato anche all’estero.Tuttavia continua ad amare l’Italia e a lavorare nel nostro paese. Come avevamo promesso ai nostri amici lettori, siamo andati a intervistarlo. A. Sorino – Tony, che differenza noti nel modo di lavorare quando ti trovi all’estero? T.Neiman – Innanzitutto un maggiore senso dell’arte, più cura e attenzione per le esigenze dell’artista nel tentativo di creare le atmosfere giuste perché il prodotto finale sia degno. Altra differenza sostanziale è che qui t’invitano per “fare” l’evento mentre lì t’invitano in un contesto, farai parte dell’evento ma non ne sei l’unico responsabile. All’estero c’è ancora, per fortuna, l’idea dell’italiano che si porta dietro un patrimonio musicale … Direi che qui in Italia sei bravo se sei famoso, all’estero l’artista è considerato artista, al di là della sua collocazione sociale. A. Sorino – Che importanza ha per te e la tua musica il fatto di essere nato in una città come Roma? Tony Neiman – Penso che sia stato determinante perché la cultura che troviamo in Italia e soprattutto a Roma non c’è da nessuna parte. Ho viaggiato tanto e mi sono reso conto di come all’estero non ci sia nulla che si possa paragonare alla nostra storia culturale. I conservatori italiani, nonostante siano al centro, a volte, di forti critiche, danno in realtà una preparazione, una conoscenza e una competenza a 360 gradi su tutti i fronti, cosa differente dagli altri conservatori che vanno molto sullo specifico. In quelli italiani gli allievi possono abbracciare la musica in maniera totalmente diversa. Quando mi sono diplomato in classica ho studiato qualsiasi tipo di autore. A. Sorino – Qual è il tuo autore preferito? Tony Neiman – Bach, lui è il genio unico; per poi passare a Mozart, Chopin … Sono convinto che il gusto musicale italiano sia davvero unico al mondo perché la nostra cultura ci ha portato ad avere una forma mentis adatta a creare le melodie. Questa forma mentis è rara all’estero e più frequente in Italia. A. Sorino – Perché allora i tuoi autori preferiti sono stranieri? Tony Neiman – Perché fanno parte della cultura. Poi la differenza magari è nello scibile che Bach aveva perché con il freddo trascorreva molto tempo in casa a lavorare mentre Verdi componeva grandi melodie perché in Italia la situazione era diversa. A. Sorino – Intendi dire che tra il clima e i vari tipi di musica c’è un rapporto molto stretto? Tony Neiman – Indubbiamente fa parte di un bagaglio culturale imprescindibile se vuoi fare questo mestiere. Il pop italiano ci ha regalato melodie che fanno parte di noi anche se non ce ne accorgiamo. Senza volerlo abbiamo in noi questo tipo di essenza musicale. I cubani hanno la salsa, il movimento, noi abbiamo le grandi melodie. A. Sorino – Secondo certe teorie ogni musica nasce dal ritmo. Condividi? Tony Neiman – Il ritmo fa parte della musica. La musica nata in Africa è una musica cosiddetta “additiva” vale a dire formata solo da ritmiche e percussioni, mentre la musica europea è “divisiva”. Le melodie della cultura europea incontrarono la musica africana attraverso il fenomeno dello schiavismo e nacque il jazz, un altro tipo di musica. A. Sorino – Che ne pensi del jazz moderno? Tony Neiman – il jazz moderno è qualcosa di più difficile da comprendere. Ci sono dei musicisti, dei performers straordinari come Brad Mehldau però ultimamente secondo me si è perso un po’ il senso del jazz perché è diventato una gara a chi fa la migliore improvvisazione dimenticando la profondità del “viaggio” in cui Miles Davis e tanti altri spaziavano. Secondo me si è perso un po’ il senso della musica. A. Sorino Un artista con cui ti piacerebbe collaborare? Tony Neiman – Ho conosciuto Peter Cincotti a New York e abbiamo suonato un po’. È una persona spettacolare. Ce ne sono tanti, da Diana Krall a Lionel Richie che ho conosciuto a Los Angeles una settimana fa. Vorrei collaborare con loro. A. Sorino – Siamo sicuri che ci riuscirai e, per l’occasione, ci prenotiamo già per un’altra intervista.