Il destino dei “desaparecidos” ( il termine, per esattezza, era nato nel ’73, al momento del sanguinario golpe cileno di Pinochet contro Salvador Allende, in riferimento appunto agli arrestati, molti dei quali tragicamente inghiottiti dai “buchi neri” della repressione).
La ricerca della propria identità, brutalmente negata al momento dell’adozione forzata da parte d’un’altra famiglia: famiglia che poi, raggiunta la maggior età, scopri non essere la tua (situazione,quest’ultima, già tipica di altri tragici momenti della storia, dal caos della rivoluzione bolscevica alla guerra civile spagnola, e all’ Europa “nazificata” della Seconda guerra mondiale).
Ecco due dei principali temi affrontati nella rassegna di corti teatrali “Interno argentino con tango”: svoltasi al Teatro “Antigone” di Testaccio, su progetto di Stefania Catallo , presidente del C.E.S.P.P., Centro Sostegno Psicoogico Popolare, di Torbellamonaca ( già autrice di saggi e testi teatrali
sui temi della condizione femminile e della violenza di genere), e di Bob Fabiani, giornalista indipendente e scrittore.
Sei, i corti in gara: tutti centrati – da diverse angolazioni – sul dramma dell’ Argentina anni ’70 – ’80, sconvolta dal golpe dei generali felloni e sanguinari che, il 23 marzo del ’76, poneva definitivamente fine al singolare esperimento peronista. Che, pur in chiave autoritaria, aveva cercato di creare un Paese piu’ libero sul piano internazionale, finalmente padrone delle sue risorse e affrancato dalla secolare sudditanza agli USA (Peron, defenestrato una prima volta nel 1955, era tornato brevemente al potere, quasi come Napoleone dall’ Elba, ad aprile del ’73, spegnendosi l’anno dopo e lasciando i poteri alla seconda moglie Isabelita, poi travolta dal golpe).Portati in scena dalla compagnia teatrale “Factotum”,i corti son stati preceduti da “La piuma sul cappello”, un corto fuori concorso (scritto e diretto da Stefania Catallo, e interpretato da Daniela Barbagallo) sulla vicenda di Giulia Spizzichino, l’ ebrea romana (presente in
platea) la cui testimonianza in Argentina, nel 1994-’95, fu decisiva per ottenere l’estradizione di Erich Priebke, e che già aveva perso gran parte dei familiari, soprattutto del ramo materno, nella deportazione del Ghetto di ottobre del ’43 e alle Fosse Ardeatine.
Per decisione della giuria, sono stati premiati i corti “Abuela“, di Michele Falica ( sulla ricerca della propria vera nonna da parte dì’un figlio di desaparecidos, premio miglior interprete), “La matita che non si spezza” , di Teresa Perretta e Carmine Quagliariello (sulla tragica repressione delle proteste studentesche del settembre ’76, già ispiratrice del film di Héctor Olivera “La notte delle matite spezzate“, premio migliore testo), e “Argentina. Mi Buenos Aires querido“, di Cacace, Spataro, Bruno e Humphries ( premio speciale della giuria).
Svoltasi col patrocinio di Ministero dell’ interno, Ambasciata argentina e Università Roma 3, la manifestazione ha visto la partecipazione, in giuria, anche di Claudio Tognonato, argentino,docente di Storia del pensiero sociologico a Roma 3.”Particolarmente azzeccata – osserva Tognonato – è la formula di affrontare lo stesso tema con piu’ corti teatrali, che permettono d’inquadrarlo da angolazioni molto diverse”. Pochi giorni fa (11 dicembre), Tognonato è stato , con altri italo-argentini, tra i firmatari d’una “lettera aperta” ( trasmessa al Presidente della Repubblica, Napolitano, al Presidente del Consiglio, Renzi,e ai Presidenti di Camera e Senato) di protesta contro il rifiuto della Cassazione (luglio 2014) di concedere l’estradizione in Argentina dei due torturatori degli anni ’70-’80 Franco Reverberi Boschi ( quest’ultimo, prete cattolico tuttora in servizio presso una parrocchia del Norditalia) e Carlos Luis Malatto, ambedue rifugiati
oggi nel nostro Paese.” Molto probabilmente – osserva Tognonato – vergogne come questa rientrano tra le conseguenze di quei legami perversi che sin dagli anni ’70 si crearono fra Argentina e Italia, nel segno della P” di gelliana memoria: legami che, in parte, sopravvivono ancora, nel contesto piu’ generale di quei circuiti decisionali, primi nemici della democrazia, che, al giorno d’oggi,spesso prendono molte fra le decisioni più rilevanti per la vita dei popoli, al posto di Parlamenti e Governi legittimi”.