Presso le sale dell’antica biblioteca di Palazzo Loredan – dal 1891 sede dell’lstituto Veneto delle Scienze, Lettere ed Arti di Venezia, il 7 febbraio 2015 verrà inaugurata “Within light / Inside glass. Un’intersezione tra arte e scienza”, esposizione ideata e promossa da Vicarte, l’unità di ricerca sul vetro e la ceramica applicata alle arti realizzata in partnership con la Facoltà di Scienze Tecnologiche e quella di Belle Arti dell’Università di Lisbona , in occasione dell’Anno Internazionale della Luce, un’iniziativa globale volta a rendere consapevoli i cittadini del mondo dell’importanza della luce e delle tecnologie ad essa collegate per il loro futuro.
La luce, il vetro e la loro interazione di carattere artistico e tecnico-scientifico sono il tema di questa mostra curata da Rosa Barovier Mentasti e da Francesca Giubilei, che per l’occasione hanno invitato ad esporre 15 artisti internazionali , provenienti da tutto il mondo, capaci con il loro lavoro di esplorare le reciproche influenze tra i due elementi, da un punto di vista formale e concettuale. Usando il neon o la luce naturale, il vetro borosilicato per micro e macro sculture, le tecniche tradizionali di Murano o le nuove tecnologie, la fotografia, la pittura e il disegno, la luminescenza e la trasparenza, gli artisti presenti animeranno gli spazi della sede dell’Istituto Veneto con interessanti sperimentazioni.
Tra di essi : Teresa Almeida – giovane artista e designer portoghese interessata ad esplorare il rapporto tra arte e tecnologia;Mika Aoki – giapponese, noto per le sue opere trasparenti e delicate che spariscono nell’oscurità e diventano visibili sole se illuminate; Enrico Tommaso De Paris – artista multimediale italiano dai linguaggi espressivi più disparati, le cui opere affondano le radici nella scienza e nella tecnologia; Armanda Duarte – portoghese, il cui universo artistico è rappresentato dal quotidiano; Veronica Green dalla Nuova Zelanda –artista che grazie alle sue origini ed i suoi studi si è avvicinata all’arte ed alla cultura dei Maori che hanno notevolmente influenzato le sue opere; Alan Jaras – artista e scienziato inglese capace di trasformare la luce in opere d’arte con immagini astratte multicolore, che ricordano gli abissi e le galassie lontane; Anna-Lea Kopperi – un’artista concettuale, conosciuta per le sue opere ambientali e interattive, installazioni e sculture pubbliche, che indagano gli aspetti ambientali, architettonici e sociali del luogo nel quale si inseriscono; Richard Meitner – olandese che nelle sue opere sa riflettere una grande varietà di influenze, dai tessuti giapponesi alla pittura italiana, alle arti applicate alla scienza; Éric Michel – artista multimediale francese, che lavora principalmente con la luce e il colore; Diogo Navarro – portoghese interessato soprattutto ad esprimere le potenzialità pittoriche di altri materiali. Le sue opere su tela o tavola si compongono come degli assemblage materici, in cui la luce è spesso protagonista; Fernando Quintas – portoghese interessato al rapporto tra pittura e tridimensionalità; Silvano Rubino –artista italiano che spazia tra fotografia, video e scultura; Elisabeth Scherffig – tedesca, la cui ricerca artistica si snoda intorno al concetto dello spazio; Cesare Toffolo – maestro vetraio italiano ed artista tra i più apprezzati per l’abilità creativa applicata alla tecnica della lavorazione a lume; e per concludere l’americano Robert Wiley, che attualmente ha focalizzato la sua ricerca sul tentativo di indagare la natura della creatività e i punti di contatto e divergenza tra arte e scienza.
La luce, e indirettamente il tema della visione, hanno da sempre affascinato filosofi, fisici e artisti. Alla luce, intesa come elemento fisico, corpuscolare-ondulatorio o come entità divina e trascendentale, si è attribuito il potere della comprensione della realtà, nei suoi aspetti più concreti e in quelli spirituali. Metaforicamente la luce rappresenta l’inizio, il principio. Ma anche la conoscenza in contrapposizione al buio dell’ignoranza. Ma la luce è solo in contrapposizione al non-essere, così come il bianco esiste solo in relazione al suo opposto, il nero. Ma cosa sono esattamente il bianco e il nero? E perché percepiamo i colori?L’elettromagnetismo definisce il bianco come l’insieme di tutte le frequenze visibili, quindi come l’insieme di tutti i colori dello spettro percepibili dall’occhio umano. Il nero invece è l’assenza di tutto questo. Oggi sappiamo che la realtà si rivela ai nostri occhi proprio grazie all’interazione tra luce e materia. Il rapporto, quindi, tra questi due soggetti è alla base della nostra percezione visiva, poiché è proprio grazie alla riflessione o assorbimento delle onde elettromagnetiche, che noi facciamo l’esperienza delle cose e dei colori . Il vetro può contenere, riflettere e rifrangere la luce. Distorcere e moltiplicare la visione. Per le sue caratteristiche è una sorta di membrana, confine, che può occultare e proteggere. È un diaframma tra mondo esterno e mondo interno, spazio chiuso e spazio aperto, con la proprietà di bloccare l’aria, ma lasciar passare la luce. Per questa particolare natura, nel Medioevo era considerato un materiale magico, che metteva in comunicazione il visibile e l’invisibile, la realtà con il divino.
A latere della mostra “Within Light /Inside Glass.Un’intersezione tra arte e scienza” è nata la collaborazione tra Axolight, Vicarte e l’artista Richard Meintner, che proprio in occasione di questo progetto, ha sviluppato una serie di prototipi per le lampade, andando ad unire l’esperienza e ricerca di Vicarte nell’uso della lavorazione del vetro e l’utilizzo delle tecnologie avanzate nel settore dell’illluminazione di Axolight, una delle aziende italiane tra le più dinamiche nel settore dell’illuminazione. La mostra “within lightinside glass” -il cui progetto è stato coordinato da António Pires de Matos, Isabel Silveira Godinho e Andreia Ruivo di Vicarte, sarà aperta al pubblico dall’8 febbraio sino al 19 aprile 2015 per poi spostarsi a Lisbona nel mese di settembre.
per ulteriori info: tel 041.2407711- http://www.glass-light.org
di Daniela Paties Montagner