Intervista a Barbara Mazzoni, protagonista brillante, insieme ad Angela De Prisco, di “Due donne e…un antifurto”, l’esilarante commedia scritta da Alessandro Mancini e diretta da Pascal La Delfa, andata in scena al Teatro dei Satiri, dal 13 al 25 maggio scorso.
Barbara Mazzoni, lei è una donna e un’attrice poliedrica: organizzatrice di mostre, tanto volontariato, educatrice di pace (ASPEACE) nelle scuole, aiuto regista, assistente fiction, doppiatrice, tanto teatro, diversi cortometraggi, pubblicità, tv. Sperando di non aver omesso nulla, ci può dire di più sul suo percorso professionale?
La mia scelta professionale è diversa dalla scelta professionale di Angela. Non faccio cabaret nello specifico. In questo momento mi sto dedicando al teatro comico e brillante. Il progetto che abbiamo portato il mese scorso a teatro è una commedia tipica brillante, anche se essendo stata fatta in un teatro con il pubblico così vicino, questo si sente quasi partecipe. Il mio percorso professionale è partito da tantissimi anni fa, ormai più di 20: 22, 23 e poi 24 anni fa, non li conto nemmeno più. In realtà è nato da un percorso esplorativo. Ho iniziato a studiare teatro e ho cominciato tantissimi anni fa. Facevo la modella e ho incontrato questa insegnante di teatro che mi ha aperto questo mondo. Quindi sono entrata in questo magnifico “sogno fantasia-realtà” e, da li, mi sono resa conto che era proprio quello che volevo fare. E’ stato un percorso esplorativo interno, e poi ho incominciato con il teatro, quindi ho fatto delle pubblicità, della radio, un po’ di televisione. Ho continuato tanto con il teatro e quest’anno ho deciso riprendere a fare televisione. Vorrei fare anche cinema.
Come mai la scelta di fare cinema?
Perché io adoro il cinema. Il cinema lo vivo un po’ in parallelo al teatro. Sono due modi di sognare diversi. Il teatro è un sogno che poi si trasporta molto nella realtà concreta – per come lo percepisco io – poi ogni attore, ogni pubblico ha la sua percezione. Per me il cinema è il sogno che rimane sogno, ma che ti da quella spinta che poi ti fa realizzare anche i sogni! Sono una grande sognatrice: l’idea di fare cinema, di stare davanti ad una macchina da presa, di poter parlare anche ad un pubblico, quale è quello di cinema che è più vasto – il pubblico di teatro, se non viene a vederti non sa quello che vuoi dire, quello che sei, quello che vuoi trasmettere. Sento di avere tanta voglia di esprimermi e penso che il cinema sia un mezzo che possa permettermi di farlo. Per me, che vado al cinema sin da piccola, entrare in questo mondo di sogno e di fantasia, in cui si è trasportati dalla realtà… significa uscire dal cinema dopo aver fatto un viaggio, un viaggio meraviglioso! Di converso, per quanto riguarda il teatro, a me da l’idea di essere trasportata più nel concreto, nella vita quotidiana. Il cinema da spazio ad una fantasia incredibile!
Le repliche al Teatro dei Satiri di “Due donne e…un antifurto” sono ormai terminate. Come è andato lo spettacolo?
Si è concluso magnificamente: abbiamo avuto una bellissima risposta dal pubblico, abbiamo avuto una bellissima risposta dalla critica. Anche a livello professionale, nell’ambito dello specifico, abbiamo avuto delle belle critiche costruttive dai registi che ci sono venuti a vedere. Insomma, anche professionalmente, sia io, Barbara, sia Angela abbiamo avuto dei risultati ottimi. Per me si è concluso tutto con un grande successo. Anche per Angela. Siamo soddisfatte, e infatti stiamo pensando ad una nuova commedia. Stiamo pensando di scrivere, di mettere in pratica un nuovo lavoro per la prossima stagione.

Com’è lavorare con Angela, avete lo stesso rapporto delle protagoniste che interpretate, Serena e Ketty? Ci sono state particolari difficoltà?
Lavorare con Angela è divertente! Noi siamo amiche da un po’ di anni. Ci s’incontra ci si scontra… un po’ come nella rappresentazione teatrale. Abbiamo caratteri abbastanza diversi, ma c’è una linea comune: c’incontriamo e ci scontriamo a volte, ma siamo sempre in crescita, e poi ci divertiamo, tanto! Ci divertiamo tutto sommato anche negli “scontri”, sicuramente dettati da momenti di tensione, a volte da punti di vista diversi. Dopo riusciamo ad amalgamarci bene, un po’ come Ketty e Serena, le quali alla fine non si separano e stanno insieme comunque. Ed è quello che succede anche a noi. Angela è molto brava, attingo anche dalle “sue corde” perché è un’attrice comica. Ha una comicità viva. Per me è creativo lavorare con lei. Io ho fatto di più altre cose.
Lei somiglia a Ketty oppure…
Io somiglio a Ketty? Si, io somiglio a Ketty. Sicuramente Alessandro Mancini, che ha scritto questa commedia – e con cui abbiamo partecipato alla scrittura – si è un po’ ispirato a noi. Certo i personaggi sono estremizzati, così come lo sono delle caratteristiche: per esempio, Angela non è né bigotta né bacchettona, però ha un carattere diverso dal mio. Io si, somiglio a Ketty: adoro molto i cartoni animati, per esempio. Ho sempre questa fantasia accesa: sono una persona che vive in un mondo, anche surreale a volte. Per quello faccio anche l’attrice, secondo me. E poi, si, mi ritrovo anche in queste relazioni così giocose con gli uomini, è ovvio che li sono portate all’eccesso. Ho queste relazioni molto libere. Sono molto libera: con la sessualità, con la sensualità, con l’erotismo. Quindi si, somiglio a Ketty. Non sono proprio Ketty, ma le somiglio molto.
Nella commedia abitate in una zona periferica di Roma. Le piace questa città?
Si, mi piace Roma e molto, anche se la trovo scomoda per tantissime cose. Non solo la trovo scomoda fattivamente e praticamente negli spostamenti, ma scomoda per un certo contesto sociale e culturale che la città sta vivendo in questo momento e in cui noi siamo immersi. Sono felice di esserci nata. Magari sceglierei anche altre città dove vivere. Ho vissuto in altre città europee, ed è normale fare il confronto. La trovo una città interessante.
Impegni futuri.
C’è l’idea di preparare questa nuova commedia, di cui ho parlato pocanzi, per la prossima stagione. Voglio portare in scena un monologo di un’attrice, anche scrittrice, Roberta Calandra. E’ un monologo che ho fatto due anni fa nei saloni delle case di Roma (faccio parte di un’associazione di attrici e attori – desperatehouseactresses – che propone li i propri progetti: riportiamo il pubblico agli Attori e gli attori al Pubblico), lo avevo lasciato nel cassetto, ma siccome è molto bello, ha avuto molto successo, ora vorrei riprenderlo e portarlo a teatro; sto cercando il nuovo regista. In programma c’è un’altra idea teatrale e poi, per quanto mi riguarda, sicuramente tanti provini per il cinema e la televisione.
Leitmotiv di Barbara Mazzoni…
Che domanda… Sto pensando a qualcosa che mi contraddistingue nella vita e nel lavoro… Sicuramente, ho una forma autentica di speranza costruttiva. Non di speranza rispetto all’attesa, ma di speranza “propositiva”. Sono una persona che, sia nell’ambito del lavoro sia nella vita personale, “attiva” molto la speranza, nel senso che sicuramente andrà tutto bene e sarà una magnifica esperienza qualunque cosa intraprenderò!
Quindi, Barbara Mazzoni ha una forma mentis, più che un leitmotiv, per l’approccio alla situazioni della vita e a quelle di lavoro…
Si.
Maria Anna Chimenti
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Video https://www.youtube.com/watch?v=OD77bDPBc60
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