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Home Attualità

90 volte Tor Pignattara: intervista a Claudio Gnessi

Proseguono le celebrazioni e le iniziative per i 90 anni del quartiere romano

Alberto Fuschi by Alberto Fuschi
29 Gennaio 2017
in Attualità
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Continuano le celebrazioni e iniziative organizzate dal Comitato di Quartiere Tor Pignattara, dall’Associazione per Ecomuseo Casilino ad Duas Lauros, dalla Scuola Popolare di Tor Pignattara e KarawanFest per celebrare i 90 anni del quartiere romano del Municipio Roma 5.

Torpignattara-streetart-diavùIl progetto ’90 Volte Tor Pignattara’ intende costruire un programma annuale di manifestazioni attraverso la diretta partecipazione delle tante realtà sociali e culturali operanti nel territorio. Numerosi eventi condivisi, per costruire un’offerta culturale plurale, in cui ogni realtà possa dare il proprio contributo. Il calendario delle celebrazioni hanno preso avvio giovedì 12 gennaio 2017 con un evento di straordinaria importanza: la posa di 6 pietre d’inciampo (Stolpersteine) in memoria dei partigiani del quartiere trucidati alle Fosse Ardeatine.

Venerdì 27 gennaio, presso il Circolo Crunch, spazio all’arte dei talenti locali si è svolto il concerto del Modì Trio e la mostra di Ilaria Valenzi. Ieri invece il primo appuntamento con le Spedizioni Pulitive di Tor Pignattara: pulizie volontarie del quartiere per supplire alla cronica assenza di manutenzione. Quattro appuntamenti, uno a settimana (oltre al 28 gennaio, il 26 febbraio, il 26 marzo e il 23 aprile) per ridare dignità e bellezza a quattro angoli del quartiere. Oggi appuntamento clou della prima fase delle celebrazioni , quando prenderanno il via le Domeniche dell’Ecomuseo Casilino 2017, con una passeggiata storica che avrà come filo narrativo le vicende vissute dal quartiere nei nove mesi di lotta per la liberazione di Roma dal nazi-fascismo. Il ciclo di trekking urbani proseguirà quindi nei mesi successivi per accompagnare i cittadini alla scoperta del patrimonio storico, archeologico, antropologico, artistico e paesaggistico del territorio. 

 

A febbraio, invece, tornano i laboratori della Scuola Popolare di Tor Pignattara: lingua cinese per i piú piccoli, fotografia e audiovisivo per studenti e appassionati. Nel mese di marzo, invece, la seconda edizione de ‘Il coro in parco‘, raduno corale e pomeriggio conviviale nel Parco Giordano Sangalli e dintorni, tra cori del territorio che hanno in comune il canto popolare, italiano e internazionale. Il 7 aprile 2017, quindi, verrà presentato il primo fumetto sulla vita del partigiano Giordano Sangalli realizzato grazie al laboratorio tenuto da Alessio Spataro per la Scuola Popolare di Tor Pignattara. 

Il 25 aprile, spazio alla tradizionale Festa della Liberazione, che si terrà, come da tradizione, al Parco Giordano Sangalli. Sebbene l’insediamento dell’abitato di Tor Pignattara risalga alla costituzione della stazione sanitaria nel 1882, la notte fra il 17 e il 18 luglio 1927 segna un momento storico: l’atto di inclusione dell’area urbana nel territorio amministrativo interno al Comune di Roma. Quella notte, infatti, divenne esecutivo il provvedimento che impose lo spostamento della cinta daziaria comunale oltre via dell’aeroporto di Centocelle: un atto amministrativo che trasformò Tor Pignattara da borgo rurale della campagna romana in ‘uno dei centri abitati compresi nel comune chiuso’ di Roma. 

Claudio Gnessi con Pasolini_MGTHUMB-INTERNA

Abbiamo contattato uno dei riferimenti centrali dell’organizzazione della festa dei 90 anni di Tor Pignattara, il sig. Claudio Gnessi, direttore dell’Ecomuseo Casilino, intervistato in esclusiva per PaeseRoma da Alberto Fuschi.

Quando si parla di Tor Pignattara si evoca subito lo spirito puro della romanità. Cosa manca alla Roma di oggi o se vogliamo più specificatamente alla Tor Pignattara di oggi rispetto a quella dei tempi di Pasolini ?

Parlare di “romanità” a Tor Pignattara è un ossimoro. Da sempre questo è un territorio di “accesso” a Roma. All’inizio del secolo scorso era una stazione di posta, la porta di ingresso a Roma per chi veniva da fuori. Qui si insediarono, anche grazie alla Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone (l’attuale Termini-Centocelle), tanti cittadini che venivano dal sud Italia, dall’Abruzzo, dal Molise, dai piccoli paesi dell’interland laziale.
Tor Pignattara è quindi, da sempre,  un luogo di mescolanza e di accoglienza. È uno di quei luoghi dove se proprio dobbiamo parlare di romanità (che per quanto mi riguarda è una costruzione piuttosto astratta e molto stereotipata) dobbiamo declinarla non in un’accezione difensiva e nostalgica, ma in un dinamica, come frutto della mescole fra le diverse tradizioni italiane. Oggi, a questa “mescola” tutta italiana, se ne sta costituendo una nuova, frutto della complicatissima operazione di interazione fra le tante culture che attualmente compongono la comunità locale. A Roma e Tor Pignattara forse manca la spensieratezza dell’epoca pasoliniana, quella proprio di un periodo (gli anni ’60) in cui si guardava con fiducia al futuro, in cui tra le mille contraddizioni, povertà e difficoltà chi veniva qui, da qualsiasi parte d’Italia, trovava un luogo da cui costruire il proprio avvenire.
Tor Pignattara è uno dei luoghi più artistici della capitale. Crede che il Comune investa troppo poco sulla cultura in zone più lontane dal centro storico?
 
Assolutamente sì. Qui non esiste uno straccio di pianificazione culturale. Manca la biblioteca, il cinema, e luoghi d’incontro. Il teatro viene portato avanti eroicamente da una piccola e vitalissima struttura indipendente (Il Teatro Studio Uno) e, per il resto, il programma culturale locale è totalmente autogestito dalle associazioni. Basti pensare al progetto dell’Ecomuseo Casilino che sta provando a costruire un museo diffuso partecipato in queste strade attraverso la partecipazione diretta dei cittadini. Un progetto e una ricerca che sta lasciando “tracce” visibili e tangibili – tutti gli eventi sono visibili al link ufficiale www.90voltetorpigna.it – come le pietre d’inciampo in memoria dei partigiani trucidati alle fosse Ardeatine che sono state installate lo scorso 12 gennaio. Basti pensare al KarawanFest, il primo festival di cinema che (forse nel mondo, sicuramente in Italia) che si occupa di intercultura solo attraverso film ironici, brillanti e documentari, scegliendo il sorriso come chiave di lettura. Basti pensare a Pezzettini una festa del libre, delle letture, dell’incontro che ogni anno porta nelle scuole del territorio autori, esperti del settori, operatori culturali e artisti. E poi c’è la festa di Alice nel Paese della Marranella, la festa multiculturale e libera del quartiere, La festa della Liberazione che ogni anno si tiene al Parco Giordano Sangalli. Ma sono infinite le attività culturali che si svolgono nel nostro quartiere e che noi stiamo provando a riunire nel calendario, in progress, delle celebrazioni per i 90 anni di Tor Pignattara. Questo evento lo facciamo proprio per dare conto di questa ricchezza da opporre alla narrazione mediatica che ci vuole o califfato o quartiere in mano ai criminali. Il nostro obiettivo, mostrando questo patrimonio di vitalità e creatività, è di richiedere che venga valorizzaro il ruolo del quartiere nella costruzione dell’identità democratica e multiculturale di Roma riconoscendolo come Rione Storico.
Molti criticano il lavoro degli street artist, l’ultimo caso più recente è l’ennesima rimozione dell’opera di Maupal a Borgo Pio. Come nel caso del vicino Pigneto, anche qui a Tor Pignattara molte opere artistiche sui muri sono rimaste. Lei è favorevole o contrario a questo tipo di comunicazione?
Con una punta di orgoglio possiamo dire che a Tor Pignattara esiste uno dei più grandi musei a cielo aperto di Roma (il Pigneto, da questo punto di vista deve lavorare ancora un po’). Abbiamo circa 40 opere di artisti internazionali che abbelliscono pareti e muri del nostro quartiere. Un progetto imponente realizzato grazie prima di tutto alla collaborazione dei cittadini, di progetti artistici come M.U.Ro, di gallerie illuminate come Wunderkammern. Qui la street art è diventato un fatto di comunità. Dopo i primi esperimenti e dopo i primi tentennamenti adesso sono i cittadini che offrono i propri muri per fare le opere. E spesso i cittadini li finanziano pure, come nel caso dei murales dell’ex Cinema Impero realizzati da Diavù e del mural di Carlos Atoche su Via di Tor Pignattara. Quando una comunità riconosce il mural come parte del suo paesaggio anche dell’anima, lo difende e se ne prende cura. È un caso unico a Roma a cui si avvicina l’esperienza del Quadraro ma che è lontana anni luce da altre operazioni, legittime e artisticamente rilevanti, ma comunque tutto sommato o individuali o peggio ancora calate dall’alto.

Articolo e intervista a cura di Alberto Fuschi   

Altri contributi multimediali su Eco Museo Casilino e   

 

Alberto Fuschi

Alberto Fuschi

Giornalista/Fotografo/Autore Blog: Piper Spettacolo Italiano | Agenzia: KIKA | Libro: Leicester d'Italia

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