Caro Direttore, dieci anni fa i principali quotidiani avevano una tiratura doppia rispetto a oggi. Colpa di Internet o è la conseguenza dell’informazione manipolata? In passato i quotidiani hanno avuto un ruolo determinante nella formazione delle nuove generazioni. Oggi i giovani si limitano a leggere i titoli su Internet, titoli che spesso sono solo acchiappaclick. Ma bastano i titoli a fare informazione?
No, ovviamente i titoli non fanno l’informazione dettagliata. Ma producono l’informazione nel suo complesso. E’ inutile domandarsi se sia più giusto comunicare visioni del reale su carta, piuttosto che su internet. Il mezzo cambia e con esso, ovviamente anche il messaggio. Mi domanderei invece, per quali categorie di individui possano essere più utili le modalità di pubblicazione legate all’estenuante, ricerca dei click. Vista con gli occhi critici di chi ha avuto una formazione ‘tradizionale’ e dopo un’attenta analisi fondata su categorie logiche che ci hanno condotto sin qui, sembrerebbe che l’ossessiva ricerca dello spicciolo consenso, durevole anche solo pochi istanti, sia davvero solamente finalizzata a se stessa. La pubblicistica sociale (la stampa, il giornalismo nel suo insieme), vorrei ricordarlo, è stata ed è funzionale a processi storico-evolutivi ben precisi. Ha coeso gruppi, intere porzioni della società civile in varie epoche, attribuendo addirittura un compito ad esse, premettento cambiamenti sociali di natura epocale. A volte le rivoluzioni stesse. Se la ricerca selvaggia e forsennata del ‘click a tutti i costi’, a volte anche quello di arrivare a dare informazioni palesemente false, solo per attirare l’attenzione, non fosse, come non è appunto, un fenomeno buffo o schizofrenico collettivo, dovremmo necessariamente domandarci in una logica socio-evolutiva, quali categorie e gruppi umani stanno prendendo più corpo e peso nell’intero assetto sociale, quali gruppi e quali élites si stanno davvero emancipando in quest’ottica. In sintesi: quali poteri serve questa stampa di rete? Michel Emi Maritato