Il boomerang lanciato da alcuni rappresentanti del settore taxi contro il settore noleggio con conducente non coglie l’obbietto ed ora nel tornare indietro rischia di fare enormi danni proprio a coloro che lo hanno lanciato nel tentativo di colpire gli NCC, annientarli e consentire il permanere del loro monopolio nel trasporto pubblico non di linea
La Sentenza del TAR lazio n. 9364 del 11/08/2021 mette, forse per la prima volta, nero su bianco che in Europa esiste la libera circolazione di beni, servizi e persone, ma soprattutto che una impresa con sede in uno Stato membro della U.E. ha il diritto di aprire ulteriori sedi in ambito di altri Stati appartenenti alla Comunità europea
La Sentenza arriva dopo che una impresa di noleggio con conducente con sede in Slovenia e con soci italiani, decide di sbarcare in Italia a seguito di una miriade di restrizioni imposte agli operatori NCC italiani, volute fortemente da alcuni rappresentanti di sigle sindacali romane del comparto taxi e determinate da una modifica della legge di settore degli autoservizi pubblici non di linea emanata dal Governo guidato a quel tempo dal Prof. Giuseppe Conte e quale Ministro dei Trasporti l’On. Danilo Toninelli
I soci italiani dell’impresa slovena, stanchi di continue vessazioni, decidono quindi di immatricolare una vettura con targa italiana ad uso noleggio con conducente attraverso l’autorizzazione ad esercitare emessa da un Ente della Slovenia, il Ministero dei Trasporti, attraverso l’Organo competente (Motorizzazione Civile) dice un no secco agli imprenditori che impugnano al TAR Lazio la decisione
Il risultato, la Sentenza del TAR, mette subito in evidenza le discrasie tra la legge sugli NCC italiana e le disposizioni dei Trattati Comunitari europei, dice il TAR Lazio:
“La libertà di stabilimento, che l’articolo 49 TFUE attribuisce ai cittadini dell’Unione, implica per essi l’accesso alle attività autonome ed il loro esercizio, nonché la costituzione e la gestione di imprese, alle stesse condizioni previste dalle leggi dello Stato membro di stabilimento per i propri cittadini. Essa comprende, conformemente all’articolo 54 TFUE, per le società costituite a norma delle leggi di uno Stato membro e che abbiano la sede sociale, l’amministrazione centrale o la sede principale all’interno dell’Unione, il diritto di svolgere la loro attività nello Stato membro di cui trattasi mediante una controllata, una succursale o un’agenzia.”
Il principio di diritto ora riportato è stato completato e concluso sancendo che “ammettere che lo Stato membro di residenza possa liberamente riservare un trattamento diverso per il solo fatto che la sede di una società si trovi in un altro Stato membro svuoterebbe di contenuto l’articolo 49 TFUE.”. (Corte giustizia UE sez. II – 14/05/2020, n. 749).”
Ed ancora il TAR Lazio, riportando Sentenze della Corte di Giustizia europea, indica che:
“Le norme del diritto interno vanno disapplicate nella parte e nella misura in cui si trovino in conflitto con le disposizioni e i principi dell’ordinamento comunitario in forza della preminenza del diritto dell’Unione Europea. L’obbligo di applicare la normativa vincolante e sovraordinata rispetto alle norme interne incompatibili grava su tutti i soggetti dell’ordinamento tenuti a dare esecuzione alle leggi e, quindi, non solo sugli organi giurisdizionali, ma anche sulle autorità amministrative, per cui quei soggetti devono riconoscere come diritto legittimo e vincolante la norma comunitaria, mentre sono tenuti a
disapplicare le norme di legge, statali o regionali.” (T.A.R. Campania – Napoli, Sez. III, 06/07/2016, n.3394)”
Cosa accade ora e quali scenari si aprono in Italia in ambito del servizio taxi e quello di NCC?
Risponde Giulio Aloisi, Consigliere nazionale dell’Associazione Nazionale Imprese Trasporto e Viaggiatori-ANITraV – “Accade che l’illusionismo di alcuni pifferai appartenenti a talune sigle sindacali romane di taxi, ma anche di una associazione romana di NCC (ANAR) intenta a salvaguardare un illegittimo valore della licenza romana, nel goffo tentativo di eliminare dal mercato romano operatori che ivi esercitano con autorizzazioni italiane, oggi si troveranno nella “loro Roma” con migliaia di operatori provenienti da altri Stati membri dell’Unione Europea, complimenti, davvero un bel capolavoro
L’operato di dette sigle romane ha messo in serie difficoltà moltissimi imprenditori italiani del settore NCC, il mancato rilascio di licenze NCC a Roma è imbarazzante, sono trenta anni che l’Amministrazione Capitolina non emette autorizzazioni a fronte di una richiesta di mobilità che nel frattempo è aumentata in modo esponenziale, necessariamente e legittimamente, le imprese NCC si sono dovute attrezzare per soddisfare la richiesta, reperendo autorizzazioni all’esercizio presso altre Pubbliche Amministrazioni, fino a quando la lobby tassista, con la complicità di qualche politico, non è riuscita a far entrare in vigore norme restrittive che oggi vengono dichiarate in conflitto con il Trattato della Funzionalità dell’Unione Europea e che, quindi, devono essere disapplicate dalle FF.OO e dalla Magistratura. Insomma, quel boomerang lanciato contro gli NCC oggi torna indietro e decapiterà anche gli operatori taxi.”
Il Presidente nazionale dell’ANITraV, Mauro Ferri, affronta invece un altro aspetto: “In questi ultimi anni le dette sigle hanno inviato esposti a Comuni e Procure che hanno avviato procedimenti amministrativi di revoche dei titoli autorizzativi e aperture di indagini per il solo fatto che gli operatori NCC non rientravano presso le rimesse, così come imposto dalla legge attuale; una legge che secondo il TAR Lazio e la Corte di Giustizia Europea deve essere disapplicata perché in contrasto con le norme primarie dell’Unione Europea. L’assurdità sta nel fatto che una impresa del settore in questione e italiana oggi non ha libertà di stabilimento, mentre una impresa con sede legale in un altro Stato della Comunità europea può mettere sedi in tutta Europa. La situazione venutasi a creare mette il Governo Draghi in un notevole imbarazzo verso la Commissione europea che ha elargito allo Stato italiano 200mld di euro, al fine di fare riforme che garantiscano anche la concorrenza nel mercato. Auspichiamo che il Governo italiano approfitti di questa vicenda per mettere rimedio al pastrocchio fatto da una politica poco lungimirante e troppo clientelare, attraverso una riforma del settore al passo con i tempi e aderente alle disposizioni Comunitarie”.
Francesca Romana Cristicini