(DIRE) Roma, 18 mar. – “Dalle nostre prime rilevazioni, abbiamo stimato che la bolletta energetica, a fine anno, salirà a oltre 3 miliardi di euro. Eravamo a un miliardo e mezzo nel 2021 contro i 600 milioni che si spendevano prima del Covid. Ma nessuno è in grado di calcolare con certezza quale sarà l’impatto per il nostro sistema produttivo”. Lo dichiara il Presidente di Unindustria Angelo Camilli in un’intervista al Messaggero.
“Ora dobbiamo augurarci di chiudere il 2022 in segno positivo.
Anche perché il nostro Pii farà a meno dell’apporto del turismo.
Il tema principale è quello dei costi dell’energia e delle materie prime, senza dimenticare che sconciamo anche la bassa disponibilità di componentistica. E le misure sono quelle che abbiamo suggerito già prima dell’inizio della crisi ucraina: il tetto al prezzo del gas e una riduzione netta dell’Iva e dell’accisa sui carburanti, non i 15 centesimi di cui si parla”.
“La Regione sul fronte energetico, ma stiamo lavorando a due misure per il rafforzamento patrimoniale delle nostre imprese, per permettere soprattutto a quelle medio piccole di resistere alle crisi, che ormai si ripetono ciclicamente, e di limitare il ricorso al debito bancario. La prima prevede l’erogazione di finanziamenti a medio termine e a tassi vantaggiosi alle Pmi, che si impegnano a investire sulle proprie aziende. L’altra riguarda minibond a 7 anni, sempre emessi da questo tipo di imprese, per recuperare capitali, con la Regione che, da un lato, garantisce una quota sottoscritta da realtà finanziarie e dall’altro si accolla parte dei costi del collocamento. La finalità è quella di aiutare le imprese che garantiscono più investimenti, ricerca e occupazione a crescere e a reggere l’urto della crisi. Queste misure vanno nella giusta direzione, però la Regione deve avere più coraggio”. “Le nostre industrie non sono molto esposte verso la Russia; l’export del Lazio in questa direzione vale 1º per cento, riguarda soprattutto la moda e il lusso, mentre per le importazioni è più coinvolta la metallurgia. Però la difficoltà a reperire materie prime può incidere sui tempi di realizzazione dei piani del Pnrr, (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Per quanto riguarda l’Expo del 2030, ieri abbiamo incontrato nel nostro consiglio direttivo l’ambasciatore Massolo, a capo del comitato organizzatore dell’Expo: abbiamo concordato la creazione di una fondazione aperta a tutte le forze produttive della città e che affiancherà le istituzioni per lanciare progetti e rilanciare la candidatura di Roma in tutti Paesi aderenti al Bie. Le aziende stanno investendo molto sulle energie alternative. Ma sono pochi gli incentivi per esempio sul fotovoltaico e le procedure di autorizzazione farraginose e i troppi vincoli mettono a rischio anche i piani in essere”.
(Comunicati/Dire)