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La grande mistificazione dei femminicidi

Analisi criminologica degli omicidi del partner o ex partner affettivo e/o sessuale nei primi undici mesi del 2024

Rita Fadda by Rita Fadda
26 Novembre 2024
in Senza categoria
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L’articolo che segue, frutto di una attenta analisi statistica e fattuale, è stato possibile grazie alla collaborazione del prof. Giacomo Rotoli, Assistant Professor presso la Seconda Università degli Studi di Napoli.

L’analisi criminologica comporta una spesa di tempo e di capacità analitiche, quello che manca di solito a tutta la stampa mainstream condizionata da interpretazioni fantasiose ed omissive dei numeri degli omicidi di donne. Nei telegiornali e giornali del 25 novembre, infatti, è passata come acqua fresca la notizia di 100 donne uccise nei primi undici mesi del 2024. Ma come sempre questi numeri, indicati strumentalmente come c.d. femminicidi, sono relativi a casi eterogenei che non possono certamente ricadere in una definizione anche ampia di “femminicidio”. Peraltro, i siti che analizzano minuziosamente ciascun caso di omicidio con vittima femminile (come femminicidio.italia) registrano come “femminicidio” solo i casi di omicidio commessi dal partner e, al momento attuale, ne riportano solo 32 casi, in sensibile diminuzione rispetto allo scorso anno quando i casi, nello stesso periodo, erano 42.

Tuttavia, un’analisi ancora più accurata richiederebbe per tutti i casi di esaminare la presenza/mancanza di movente e la fase in cui si trovano le indagini giudiziarie (es. richieste di archiviazione per il partner presunto omicida o se le indagini sono in corso), e questo ne rende difficile la corretta classificazione.

Per “femminicidio”, termine ambiguo e mal definito dato che inizialmente esso viene dall’ambito sociologico, qui intenderemo soprattutto “omicidio del partner o ex-partner affettivo e/o sessuale”, ossia quello che una volta era definito, con termine anche questo ambiguo, omicidio passionale. Ai fini di una analisi scientifica, a rigor di logica, anche in questi casi si dovrebbero distinguere i veri omicidi del partner dovuti all’idea di possesso dell’altro, da quelli in cui un partner vuole invece liberarsi di questo possesso. Per esempio, nei due casi che hanno sconvolto l’opinione pubblica nel 2023 (Cecchettin e Tramontano), Turetta voleva tornare con la ragazza, mentre Impagniatiello voleva liberarsene; per cui il termine “omicidio del partner”, come sopra definito, risulta essere scientificamente più appropriato del termine omicidio passionale, ormai desueto e privo di senso se non esiste alcuna passione, ma solo desiderio estremo di possesso o di fuga dal partner.

Nei 100 casi riportati sul sito di femminicidio.italia vanno sicuramente esclusi i 22 casi (22%) in cui l’omicida ha delle malattie mentali conclamate (l’elenco completo dei casi è riportato alla fine dell’articolo). Rientrano in questi casi omicidi come quello di Brunetta Salvestrini, Loredana Molinari, Maria Benfante e Joy Omoragbon: nei primi tre casi è il figlio che uccide la madre, nel terzo è il marito. Un’altra categoria è quella che non possiamo considerare propriamente tale, bensì un c.d. omicidio per pietas: si tratta di 12 casi (12%) fino ad oggi nel 2024 e spesso si tratta di omicidio-suicidio. Due di questi casi, peraltro, risultano anche come omicidio del genitore o del figlio (Giovanna Paola Scatena e Alessandra Mazza).

Altri casi, poi, sono del tutto accidentali, come il caso di Sharon Verzeni – che è stata uccisa in un casuale incontro con un esaltato che cercava una persona da uccidere (poco prima aveva minacciato alcuni ragazzi di sesso maschile) – oppure legati ad una fatalità in occasione di eventi omicidiari della criminalità; gli omicidi di Caterina Ciurleo e Antonella Lopez, per esempio, sono accaduti per via dei proiettili vaganti esplosi dalle armi dei killer di camorra.

Poi ci sono i casi legati alla droga (Sara Centelleghe), quelli in cui vi è un movente economico, liti tra familiari non legati tra loro da relazione di coppia (Irene Margherito) ed anche un litigio per un posto auto (Giovanna Chinnici). Infine, vi sono numerosi casi in cui l’omicida ha ucciso uomini e donne senza fare alcuna distinzione di sesso, per questi casi, vista anche l’invisibilità che la stampa mainstream “dedica” alle vittime maschili, non pensiamo sia corretto usare il termine omicidio del partner, bensì quello di “strage familiare” (sono i casi Albano, Gleboni, Paffarini, Sassi, Salamone).

Infine, vi sono poi alcuni casi in cui il movente è del tutto sconosciuto e, in un caso, nemmeno si conosce l’identità dell’assassino (Silvia Nowak); oppure quelli in cui la dinamica non è chiara (colpi accidentali da armi da fuoco come nel caso di Ana Casanova o di Sofia Stefani). E’ da notare che, nei 100 casi riportati, c’è anche un caso riconosciuto dagli inquirenti come suicidio (Giusy Levacovich), quattro casi di madri che hanno ucciso i figli (tre di questi sono infanticidi) e il caso di una figlia che ha ucciso la madre.

Ebbene, eliminando dall’elenco “politico/ideologico” delle vittime femminili di omicidio tutti questi casi di utilizzo strumentale del termine, ne restano 35 che possono essere considerati come autentico omicidio del partner o ex-partner affettivo e/o sessuale, ovvero quelli che sinteticamente possiamo rubricare come “femminicidi” propriamente detti; e si noti che, come partner, abbiamo considerato anche i quattro casi in cui la vittima si prostituiva o l’omicida era alla ricerca di un rapporto occasionale.

E’ importante notare che l’84% (84) dei casi totali avvengono in famiglia, percentuale che rimane identica anche nei 35 casi citati sopra. Mentre in 18 casi (quindi il 18%), l’omicida è straniero o di origine straniera, ma nessuno di loro è clandestino. Si tratta invece di immigrati regolari, in cui spiccano albanesi e rumeni (che sono le etnie più numerose), molti dei quali già alla seconda generazione nel nostro Paese e con cittadinanza italiana. Ebbene, 10 dei 35 casi di “femminicidio propriamente detto” vedono come autore un uomo appartenente a quest’ultimo insieme di stranieri residenti, per cui la percentuale rispetto al totale dei “femminicidi” (quasi il 30%) non è affatto trascurabile – come i media mainstream di una certa parte politica si stanno affaticando a precisare ossessivamente, in questi giorni, parlando di “assassini maschi, bianchi e italianissimi” – ed evidenzia un problema di carattere culturale nell’integrazione degli stranieri in Italia, problema che persiste anche dopo aver ottenuto la cittadinanza. In alcuni casi (Rosa d’Ascenzo), dove si vive in realtà contadine molto arretrate (simili per certi versi ai paesi d’origine degli immigrati) il problema “culturale” è anche italiano.

L’età media delle vittime è di 54,1 anni per tutti i casi, e 47,6 per i 35 casi citati. In coda ai 35 casi riportati di donne vittime abbiamo aggiunto anche i 13 casi di uomini uccisi che, molto probabilmente, ricadono nella stessa categoria.

Problemi mentali

  1. Silvana La Rocca

  2. Laura Frosecchi

  3. Maria Arcangela Turturo

  4. Loretta Levrini

  5. Andreina Canepa

  6. Cristina Marini

  7. Francesca Ferrigno

  8. Anna Lupo

  9. Ornella Veschi

  10. Maria Dolores Cannas

  11. Maria Benfante

  12. Rachele Covino

  13. Saida Hammouda

  14. Loredana Molinari

  15. Joy Omoragbon

  16. Brunetta Salvestrini

  17. Maria Atzeni

  18. Ewa Kaminska

  19. Silvana Bucci

  20. Elisa Scavone

  21. Maria Cirafici

  22. Wendy (infanticidio madre)

Omicidi per pietas

  1. nome sconosciuto (Matera 24 ottobre)

  2. Cesira Bianchet

  3. Piera Ebe Bertini

  4. Grazia Franco

  5. Rita Caporaletti

  6. Maria Orlando

  7. Serenella Mugnai

  8. Silvana Bagatti

  9. Giovanna Paola Scatena

  10. Palma Romagnoli

  11. Margherita Cannone

  12. Alessandra Mazza

Stragi Familiari

  1. Martina Gleboni

  2. Giusi Massetti

  3. Giuseppina Rocca

  4. Luisa Marconi

  5. Mariam Sassi

  6. Sameh Zaouali

  7. Daniela Albano

  8. Irene Margherito

  9. Antonella Salamone

  10. Maristella Paffarini

  11. Elisa Scoccia

Problemi economici, litigi familiari o con conoscenti

  1. Giovanna Chinnici

  2. Letizia Girolami

  3. Waltraud Jud

  4. Laura Guazzotti

  5. Vincenza Saracino

  6. Maria Teresa Chavez Flores

  7. Santina Delai

  8. Teresa Sartori

Omicidi legati ad attività criminali (anche casuali come proiettili vaganti)

  1. Sara Centelleghe

  2. Antonella Lopez

  3. Sharon Verzeni

  4. Caterina Ciurleo

Possibili omicidi (casi irrisolti o incidenti con armi)

  1. Ana Y. Manyoma Casanova

  2. Sofia Stefani

  3. Denise Marzi Wildauer

  4. Silvia Nowak

  5. Margherita Colombo

Infaticidi e Suicidi

  1. Mia (infanticidio madre)

  2. Perla (infanticidio madre)

  3. Giusy Levacovich

Omicidi del partner o ex partner affettivo e/o sessuale (femminicidi)

  1. Aurora Tila

  2. Marina Cavalieri

  3. Camelia Ion

  4. Celeste Rita Palmieri

  5. Patrizia Russo

  6. Eleonora Toci

  7. Roua Nabi

  8. Ana Cristina Correia Duarte

  9. Lucia Felici

  10. Annarita Morelli

  11. Francesca Deidda

  12. Lorena Vezzosi

  13. Manuela Pietrangeli

  14. Rosetta Romano

  15. Ignazia Tumati

  16. Anna Sviridenko

  17. Gergana Kaltcheva Todorova

  18. Giada Zanola

  19. Auriane Nathalie Laisné

  20. Cristiane Angelina Soares De Souza

  21. Shuai Li

  22. Li Xuemei

  23. Aneta Katarzyna Danelczyk

  24. Sara Buratin

  25. Maria Batista Ferreira

  26. Nicoletta Zomparelli

  27. Renée Amato

  28. Ester Palmieri

  29. Annalisa Rizzo

  30. Maria Rus

  31. Delia Zarniscu

  32. Rosa D’Ascenzo

  33. Flavia Mello Agonigi

  34. Maria Campai

  35. Nadia Gentili

Omicidi del partner o ex partner affettivo e/o sessuale (maschicidi)

  1. Diego Rota

  2. Carlo Gatti

  3. Tiziano Colombi

  4. Akhyad Sulaev

  5. Vincenzo Silvestri

  6. Khaled Lakhrouti

  7. Espedito Tornatora

  8. Pietro Delia

  9. Stefano Lurig

  10. Fabio Ravasio

  11. Roberto Elmi

  12. Franco Giordanella

  13. Salvatore Terrusa

Rita Fadda

Rita Fadda

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