La realtà è scritta nei numeri, ma non nel numero inteso come cifra, riducendo la scienza alla ricerca del dato empirico per poi effettuare dei calcoli, ignorando il numero nel senso analogico e simbolico in cui l’intendevano i Pitagorici e i Kabbalisti, allontanandosi sempre più dalla realtà che intendono spiegare. Il presunto “infinito matematico” altro non è che “indefinito” mentre “infinito” ha un significato puramente metafisico. L’infinito è propriamente ciò che non ha limiti. Il Tutto universale proprio perché non lascia alcunché al di fuori di sé (Spinoza, infinito nel suo genere). Ogni determinazione, per quanto generale la si ponga e qualunque estensione possa avere, esclude la vera nozione di infinito, compreso l’essere stesso, che è la prima di tutte le determinazioni. Neppure la contrapposizione di finito ed infinito, che in ogni caso comporta un limite anche se infinito.
E’ l’infinito della Creazione, senza spazio e senza tempo anche infiniti. E’ il senso di infinito che abita nello Spirito di ogni essere umano da quando prende vita dal grembo della femmina, ma non lo avverte impegnato nella soddisfazione dei bisogni primari per poter restare in vita mentre lo riconosce quando il tempo terreno lo conduce all’ultima stazione.
Così l’uomo aggrega i numeri di ciò che fa nascere e di quello che costruisce, ma periodicamente distrugge ciò che ha fatto nascere e costruito ed è destinato a non poter intraprendere il cammino che potrebbe portarlo vicino all’alba dell’eterno infinito, che non può conoscere ma può sentire nello Spirito.
I pochi dominanti si intestano di combattere la violenza, ma la violenza non è un’astrazione è commessa da alcuni che appare violino i codici scritti dai dominanti, ma se i dominati non hanno nemici la violenza non c’è.
IL DISCORSO DELLA MONTAGNA
“Ma io dico a voi che mi ascoltate: amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano; benedite quelli che vi maledicono; pregate per i vostri calunniatori. A chi ti percuote su una guancia, porgi l’altra. A chi ti porta via il mantello, non Impedire di prenderti anche la veste. Dà a chiunque ti chiede; anzi a chi ti toglie il tuo, non lo richiedere: E come volere che gli uomini facciano a voi, così voi fate a loro.
Se voi amate solo quelli che vi amano, che merito avete? Anche i peccatori amano quelli che li amano. O se voi fate del bene solo a quelli che vi fanno del bene, quale merito ne avete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se voi date in prestito solo a coloro dai quali sperate di ricevere, quale merito ne avete? Anche i peccatori danno in prestito ai peccatori per avere altrettanto. Voi invece amate i vostri nemici, fate bene, date in prestito senza sperare niente; allora la vostra ricompensa sarà grande; e voi che figli dell’Altissimo, perché è buono con gli ingrati e così i cattivi. Siate dunque misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro”
“Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato; vi sarà versato in seno una buona misura; pigiata, scossa e traboccante; poiché sarà usata verso di voi la stessa misura di cui vi siete serviti”
La forza del negativo. L’ateo nega Dio, ma nel negarlo afferma che esiste.
Nascere può essere doloroso come morire. I dannati hanno cercato rifugio, lontano dallo sguardo ipocrita del pubblico, della gente comune che vive di odio, di maldicenza, di giudizi affrettati. I dannati hanno abdicato con umiltà ad ogni diritto di comunanza con la grande famiglia umana, in gran parte indegna di rispetto. I dannati hanno annullato le ore del sonno, hanno sentito l’ansia salire vigorosa per l’intensità di un ingiusto dolore. I farisei hanno soffocato l’esplosione di un grido e di un soprassalto del corpo che porta alla più violenta liberazione. I farisei hanno dovuto ignorare la conoscenza della natura umana lontana dai buoni sentimenti, dalla franchezza di essere con gli altri. Quelli che giudicano sono un santuario di maldicente lussuria, di impagabile indifferenza, di assenza di grazia e decenza. Gente famelica, irriducibilmente ipocrita che si ammanta di saperi sconosciuti, geneticamente votata al tradimento, alla congiura, all’inganno. Un deplorevole sentimento di falso amore per l’altro, la mendace icona del bene comune. I dannati sono caduti in uno stato di prostrazione senza rimedio con il cuore vinto dal ricordo. Nessuna tenera creatura ha teso loro la mano della salvezza per risorgere dall’oltraggio e dall’ingiustizia di quelli che emettono giudizi e sono sopraffatti dalle loro indicibili manifestazioni, occultate alla conoscenza di quelli con i quali vivono. I dannati hanno sperato di svegliarsi per ascoltare un messaggio autentico di pace, di remissione dei loro peccati e di finale conciliazione, ma ancora una volta sono stati ingannati.
Un inquilino d’amore nell’olimpo è un bambino. Un bagliore di cristalli è una bambina. Terremoti, uragani, territori devastati, intere popolazioni cancellate, dittatori decretano la fine della pace. In quelle poche aree conquistate alla concordia, stracci ed odori puzzolenti ornano le vestigia di antichi monumenti, di chiese millenarie, di reperti che ricordano gli onori e le imprese degli antichi padri. Città occupate dalla miseria e dalle mafie di tutto il mondo si piegano al volere di una incerta solidarietà, che offende chi ha bisogno di aiuto. Diritti, doveri, responsabilità, tutto prescritto, vige la legge della giungla, dell’abuso, della prepotenza, dell’offesa alla bellezza nativa dei bambini. Ai fasti costruiti nel tempo, all’arte, al sublime viene sostituito l’insulto di incerti diritti, i delitti di molti giudici che stuprano figli e genitori, emettendo sentenze “contra legem”, abbandonandoli nel buio inferno del dolore e della sofferenza.
I figli erano considerati ricchezza della famiglia e della Patria, creature della nostalgia e del destino, un asciutto senso del naturale che impone a tutti gli appartenenti alla comunità eternamente confliggenti tra loro che i figli sono la prima fonte di ricchezza della società in divenire e tutti devono il rispetto dovuto e la massima difesa possibile per consolidare la cellula della società, che esita per istinto di natura nei figli, il divenire, il futuro, la continuazione dell’essere umano sulla Terra.
La ricchezza, il lusso, il fasto, la profusione, appaiono inestimabili. I gioielli, i materiali preziosi, i recipienti per bere, le finiture dei cavalli, le armi, le stoffe in cui si avvolge il corpo, la mobilia, gli arredi; le carni, i corpi, le acconciature, le barbe, i colori della pelle, le forme delle membra, l’agilità flessuosa dei movimenti e dei gesti. Si consuma; circola la ricchezza prodotta dal popolo sovrano, si fa scialo delle risorse. E’ una ricchezza selvaggia perché viene goduta, distrutta, conquistata e perduta nel dono, nell’esibizione. Ma è una ricchezza elegante, scintillante perché invita all’estasi, al sogno, alle mille ed una notte. E’ corpo e desiderio con la natura fisica degli uomini, degli ambienti raffinati, come fosse una vocazione innata, irrefrenabile, un privilegio nativo dovuto a pochi, che ispira e sostiene un ideale e una condotta di vita.
La ricchezza sta per essere annientata, il potere frana per l’avvento del degrado, la fine del godimento spinto all’eccesso, del piacere capace di vivere ogni giorno, ogni momento, nella indifferente lussuria del benessere personale, nel fasto di una ininterrotta ansia di potere, di una persistente voluttà di sopraffazione. Morendo la ricchezza non sopravvive alcuno, schiavi, servitori, sudditi, dignitari, il signoraggio delle istituzioni di ogni ordine e grado. Palazzi antichi, terreni coltivati con sudore e fatica, periranno, arderanno nel rogo della disperazione, della follia dei dittatori ammantati delle finte insegne della Repubblica. I colori sontuosi dei fasti del passato si disperdono nei fumi di un incendio già cominciato. L’incendio della prepotenza, del dominio del più forte, del ricco, del potente, entra nell’esistenza delle genti, dei figli e dei genitori, degli operai e degli intellettuali, dei professionisti e degli artigiani. Le fiamme invadono ogni luogo, ogni anfratto abitato.
Le famiglie si dividono e si ricompongono nell’alba della nascita di un figlio o al tramonto della morte celebrata dal silenzio. Sovente la morte giunge ai primi bagliori dell’alba quando il buio della notte dirada e all’orizzonte spuntano i primi raggi del sole.
Altro non c’è da dire. La necessità di vivere in una comunità comporta l’obbligo del “rispetto” reciproco per quanto possibile e ciò non viene assicurato dalla norma scritta nei codici ma dalla sua applicazione.
Le guerre ci sono sempre state e sempre ci saranno, quelle con le armi e quelle senza polvere da sparo. E coloro che decidono la guerra devono stare in prima linea per essere credibili e non monitorare gli eventi che avvengono al fronte restando in poltrona. Le guerre per procura sono un’infamia, i ricchi, i potenti, che da sempre conquistano e saccheggiano territori per depredare materie prime e ricchezze di altri a basso costo, sovvenzionano ed armano i piccoli Paesi poveri, con governi fantocci per scatenare guerre per procura contro il nemico che agisce allo stesso modo, salvo che i venti di guerra riguardino direttamente il proprio territorio. Anche il richiamo ai diritti, ai valori, ai dati delle informazioni di guerra altro non sono che armi prive della polvere da sparo ma ugualmente efficaci. Chi usa le bombe non può sottoscrivere un contratto di assicurazione ed anche la disputa a chi ha iniziato per primo è un falso dilemma. Le guerre hanno una preparazione lunga e l’origine del contendere a volte è lontano nel tempo e difficile da valutare. La pace non è né giusta né ingiusta; c’è quando tace il suono delle armi e vengono sepolte le asce di guerra. Poi si tratta.
Le forze che generano il fuoco che orbita negli archetipi dell’essere umano, nell’inconscio collettivo, in genere sono silenti nelle primavere dei fiori, dei canti degli innamorati, nelle esultanze dell’evento della nascita, della eterna vittoria della Creazione.
Di Carlo Priolo,
giornalista professionista, sociologo, esperto di filosofia teoretica