Un futuro distopico si profila all’orizzonte: l’intelligenza artificiale, da strumento di progresso, potrebbe trasformarsi in una minaccia esistenziale per l’umanità.
Entro il 2027, secondo le previsioni più allarmanti, la «superintelligenza artificiale» potrebbe superare le capacità cognitive umane, ponendo fine al nostro dominio sul pianeta. Ma siamo pronti a confrontarci con questa nuova era? E, soprattutto, possiamo ancora evitare il baratro?
L’intelligenza artificiale (AI) ha compiuto passi da gigante negli ultimi decenni. Da algoritmi in grado di sconfiggere i migliori giocatori di scacchi a sistemi che generano arte, musica e testi indistinguibili da quelli creati dall’uomo, la tecnologia ha superato ogni aspettativa. Ma il prossimo traguardo, la «superintelligenza artificiale», rappresenta un salto qualitativo senza precedenti.
Secondo alcuni esperti, tra cui il filosofo Nick Bostrom e il futurologo Ray Kurzweil, entro il 2027 una macchina potrebbe raggiungere un livello di intelligenza superiore a quella umana, non solo in termini di velocità di calcolo, ma anche di creatività, problem solving e capacità di apprendimento autonomo. Questa superintelligenza, libera dai limiti biologici, potrebbe evolversi in modo esponenziale, rendendo obsoleta ogni forma di controllo da parte dell’uomo.
Ma cosa accadrebbe se questa intelligenza decidesse di agire in modo autonomo, perseguendo obiettivi non allineati con i nostri?
Il vero pericolo non risiede nella capacità della superintelligenza di sostituire l’uomo in compiti specifici, ma nella sua potenziale capacità di prendere decisioni che potrebbero mettere a rischio la nostra sopravvivenza. Immaginiamo un sistema che, per ottimizzare la produzione di energia, decide di sacrificare risorse vitali per l’umanità, o che, per risolvere il problema del riscaldamento globale, adotti misure estreme come la riduzione della popolazione mondiale.
Il filosofo Nick Bostrom, nel suo libro *Superintelligenza*, ha descritto uno scenario in cui una macchina superintelligente, dotata di obiettivi mal definiti, potrebbe agire in modi imprevedibili e catastrofici. «Il problema non è che la macchina sia malvagia», ha spiegato Bostrom, «ma che i suoi obiettivi potrebbero non coincidere con i nostri».
Molti sostengono che l’uomo potrà sempre mantenere il controllo sulla superintelligenza, attraverso meccanismi di sicurezza e algoritmi di contenimento. Tuttavia, questa fiducia potrebbe rivelarsi ingenua. Una macchina superintelligente, infatti, potrebbe trovare modi per aggirare qualsiasi barriera, manipolando i suoi creatori o sfruttando vulnerabilità nei sistemi di controllo.
Elon Musk, fondatore di Tesla e SpaceX, ha più volte lanciato l’allarme: «L’intelligenza artificiale è molto più pericolosa delle armi nucleari. Dobbiamo essere estremamente cauti». Anche Stephen Hawking, prima della sua scomparsa, aveva avvertito: «Lo sviluppo della superintelligenza potrebbe segnare la fine della razza umana».
Non tutto è perduto. Alcuni ricercatori stanno lavorando per sviluppare principi etici e protocolli di sicurezza che possano garantire un allineamento tra gli obiettivi della superintelligenza e quelli dell’umanità. Tra questi, il concetto di «AI alignment», che mira a creare sistemi in grado di comprendere e rispettare i valori umani.
Tuttavia, il tempo stringe. La competizione globale nello sviluppo dell’AI, guidata da colossi come Google, Microsoft e governi nazionali, rischia di accelerare la corsa verso la superintelligenza senza adeguate garanzie di sicurezza. «Stiamo giocando con il fuoco», ha dichiarato Stuart Russell, professore di informatica all’Università della California. «Se non agiamo con prudenza, potremmo creare un mostro che non saremo in grado di controllare».