Roma, 27 aprile 2025 — In un mattino romano carico di luce e di lacrime, il mondo si è inginocchiato. “Davanti a una bara semplice, ornata solo dalla croce e dalla speranza”, i capi di Stato di ogni angolo del pianeta si sono ritrovati: fianco a fianco, senza scudi né spade, senza orgoglio né maschere. Come pellegrini, come fratelli. Papa Francesco, con la sua morte, ha radunato i capi di Stato del mondo intero, unendoli sotto il segno della misericordia e della pace.
Nella Basilica di San Pietro, illuminata da una luce che sembrava sospesa tra cielo e terra, si sono stretti fianco a fianco leader spesso separati da abissi politici e culturali. Capi di nazioni in guerra, presidenti di Paesi rivali, monarchi, primi ministri, rappresentanti di popoli lontani e diversi: tutti, oggi, si sono inginocchiati davanti alla bara di Francesco, il Papa che aveva fatto dell’umiltà e dell’amore per gli ultimi la sua bandiera.
Non era solo una cerimonia funebre. Era un segno. Un richiamo potente e silenzioso, che ha attraversato i confini degli Stati e dei cuori. Era l’ultima omelia di Francesco, quella pronunciata non con le parole ma con la forza della sua eredità: misericordia, unità, speranza.
“Fratelli tutti,” aveva scritto nell’enciclica che porta questo titolo profetico. E oggi, per qualche ora, quella fraternità è sembrata possibile, reale, palpabile nell’aria tiepida di Roma, mentre le campane suonavano lente e solenni. I potenti della terra, abituati a parlare di potere e a difendere interessi, hanno dovuto ascoltare una lingua diversa: quella del silenzio, della preghiera, della resa davanti a qualcosa che supera la logica umana.
Nessuno slogan, nessuna bandiera. Solo il volto di un uomo fragile, curvato dagli anni, ma fortissimo nella sua fede, capace di scuotere le coscienze più indurite. Con la sua morte, Papa Francesco ha compiuto il miracolo più grande: spezzare l’orgoglio dei potenti, riunirli in un unico abbraccio ideale e ricordare loro — e a tutti noi — che la pace non è un accordo, ma una scelta quotidiana di misericordia.
Forse domani il mondo tornerà a dividersi. Forse le guerre riprenderanno, le ingiustizie continueranno, i confini torneranno a essere muri. Ma oggi no. Oggi, nel giorno del suo addio, Francesco ci ha ricordato chi siamo davvero: figli della stessa terra, viandanti dello stesso cielo. E questo, forse, resterà per sempre il suo miracolo più grande. “Accanto al piccolo feretro di Francesco, non c’erano confini, non c’erano odi, non c’erano guerre. Solo esseri umani, nudi davanti al mistero della vita e della morte”. Papa Francesco, nel suo ultimo respiro, ha costruito un ponte che nessuna guerra potrà mai distruggere: il ponte della misericordia.
E ora, quel ponte rimane “per chi vorrà attraversarlo”. Questo è il Miracolo di Papa Francesco.
Anna Rita Santoro e Ubaldo Santoro