Il 2 giugno del 1896, un giovane italiano poco più che ventenne cambiava per sempre il destino delle comunicazioni. Guglielmo Marconi, originario di Bologna, depositava presso l’Ufficio Brevetti di Londra una richiesta per un’invenzione rivoluzionaria: un sistema per trasmettere segnali elettrici senza l’uso di fili, basato sull’impiego delle onde elettromagnetiche. Nasceva così la radio, una tecnologia destinata ad abbattere le barriere della distanza e a unire il mondo con un filo invisibile.
Il titolo del brevetto – “Improvements in Transmitting Electrical impulses and Signals, and in Apparatus therefor” – può sembrare oggi generico, ma racchiudeva in sé la promessa di una trasformazione epocale. Con questa richiesta, Marconi pose le basi per lo sviluppo della radiotelegrafia e, successivamente, della radiodiffusione.
Dall’Italia all’Inghilterra, in cerca di ascolto
Dopo i primi esperimenti condotti a Pontecchio, vicino Bologna, Marconi si scontrò con lo scetticismo delle istituzioni italiane. Fu così che, nel 1896, decise di trasferirsi in Inghilterra insieme alla madre, di origine irlandese. Qui trovò un ambiente più favorevole all’innovazione e il sostegno di tecnici, scienziati e finanziatori. Il brevetto fu concesso ufficialmente il 2 luglio 1897, ma la storia era già in marcia.
Una rivoluzione inarrestabile
In pochi anni, la portata dell’invenzione superò ogni aspettativa. Marconi riuscì a trasmettere segnali oltre il Canale della Manica (1899) e poi attraverso l’Atlantico (1901), dimostrando che la radio poteva davvero collegare continenti. Il suo sistema fu adottato rapidamente in ambito navale, e si rivelò decisivo in situazioni drammatiche come il naufragio del Titanic, nel 1912, quando permise di lanciare messaggi di soccorso via etere.
Il contributo di Marconi alla scienza fu riconosciuto a livello mondiale, tanto da ricevere nel 1909 il Premio Nobel per la Fisica, insieme a Karl Ferdinand Braun.
129 anni dopo: una visione ancora attuale
Nel 2025 ricorrono 129 anni da quel deposito che aprì la strada alla comunicazione moderna. Dalla radio alla televisione, dal radar al Wi-Fi, fino ai telefoni cellulari e alle trasmissioni satellitari: tutto ha origine da quel primo passo.
Marconi non solo ha lasciato un segno indelebile nella storia della scienza, ma ha anche anticipato la società della connessione in cui oggi viviamo. In un mondo sempre più digitale, ricordare questa data significa riscoprire l’importanza della visione, della ricerca e del coraggio di innovare.
Il 2 giugno non è solo Festa della Repubblica: è anche il compleanno della radio, e dell’era delle comunicazioni globali.
Anna Rita Santoro