La domanda colpisce come un colpo di sirena nella notte: ci costringe a fissare l’impensabile senza cedimenti. La Terza Guerra Mondiale non è un destino ineluttabile, ma un rischio concreto che aleggia laddove la hybris del potere supera il richiamo della prudenza.
Geopolitica dell’apocalisse
Oggi, i fronti caldi si moltiplicano:
– Ucraina: Non più solo conflitto locale, ma prova generale di un ordine mondiale in frantumi. L’Occidente vede Mosca come un nemico da indebolire; la Russia vi legge un assedio esistenziale.
– Taiwan: La Cina gioca una partita a scacchi con gli USA, dove ogni pedina (sanzioni, esercitazioni, retorica sulla “non-indipendenza”) avvicina al baratro.
– Medio Oriente: Israele, Iran, potenze sunnite – una polveriera in cerca di una scintilla, mentre le superpotenze armano proxy e calcolano vantaggi.
Il vero pericolo? La logica degli errori di calcolo: un drone oltreconfine, un hacker che penetra una centrale nucleare, una nave colpita “per sbaglio” nello Stretto di Hormuz… E il domino potrebbe innescarsi.
Armi nuove, vecchi Istinti
La guerra del XXI secolo non assomiglierà a quelle del passato:
– Cyber-guerra: Blackout continentali, falsi video virali per destabilizzare governi, attacchi a banche o reti elettriche.
– IA letale: Sciami di droni autonomi che decidono chi uccidere, algoritmi che ottimizzano il caos.
– Guerra spaziale: Distruggere satelliti significa accecare eserciti, paralizzare economie.
Eppure, la minaccia nucleare resta l’incubo supremo. Oggi, le testate sono meno che durante la Guerra Fredda (circa 12.500), ma più precise e “usabili”. Basta che un leader — in crisi o con calcoli distorti — creda al mito della “vittoria limitata”.
Perché (forse) non accadrà
– Sopravvissuti della Guerra Fredda: Chi ha vissuto l’incubo della crisi dei missili di Cuba o il fall-out di Černobyl’ sa che nessuno vince una guerra nucleare. Figure come Putin o Biden, formatisi nel clima della deterrenza, portano ancora cicatrici mentali di quell’epoca. È una memoria collettiva che frena l’irreparabile.
– Diplomazia dell’assurdo: Anche nei momenti più bui, canali segreti restano aperti. Gli stessi che si minacciano in pubblico, a porte chiuse negoziano per evitare l’abisso (es.: colloqui USA-Cina su Taiwan durante le crisi).
– Rivoluzione dell’Informazione: Oggi un tweet può scatenare un conflitto, ma anche mobilitare milioni di cittadini contro la follia. L’opinione pubblica globale, sebbene manipolabile, è un nuovo attore che i governi non possono ignorare.
La Scelta di Cassandra
La tragedia non è scritta, ma richiede vigilanza attiva. Dobbiamo:
Riscoprire l’arte della de-escalation: Reintrodurre “zone cuscinetto”, dialoghi multilaterali, pause strategiche.
Controllare l’IA bellica: Vietare droni autonomi, creare trattati cyber come il vecchio START nucleare.
Educare all’apocalisse: Insegnare alle nuove generazioni cosa significhi realmente Nagasaki, non attraverso film eroici, ma con le foto delle ombre bruciate sul cemento.
La Terza Guerra Mondiale è un fallimento dell’immaginazione politica, non un atto divino. Sta a noi — oggi — decidere se essere Cassandra inascoltata o architetti di un nuovo equilibrio.
Robert Von Sachsen
