Roma, 6 giugno 2025 – La rottura tra Elon Musk e Donald Trump, dopo mesi di apparente alleanza politica e mediatica, conferma drammaticamente quanto sostenuto da tempo dal Dott. Benjamin Harnwell, stretto collaboratore di Steve Bannon e attento osservatore delle dinamiche internazionali tra potere economico e potere politico.
Di seguito l intervento di B. Harnwell su Paese Roma che conferma quanto sopracitato :
Le parole esplosive pubblicate oggi dallo stesso Musk su X – “È ora di sganciare la bomba più grande: Donald Trump è nei file di Epstein. Questo è il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici” – segnano il punto di non ritorno di una relazione che da tempo mostrava crepe sempre più profonde. Un’accusa pesantissima, che mette in discussione l’integrità del leader repubblicano proprio da parte di colui che fino a pochi mesi fa sembrava il suo alleato più potente nella Silicon Valley.
Questa drammatica rottura non fa che rafforzare la lettura di Harnwell, il quale già da tempo metteva in guardia contro la figura ambigua e opportunista di Musk, definendolo un “tecno-feudatario” mosso da interessi esclusivamente economici e privo di una reale visione politica coerente. “Musk abbraccia il presidente soltanto quando gli fa comodo”, aveva sottolineato Harnwell in una recente intervista, evidenziando come l’imprenditore sudafricano abbia sempre messo al centro il proprio tornaconto, e non valori condivisi o un progetto politico duraturo.
Non è un caso, infatti, che la frattura tra i due sia scoppiata in concomitanza con l’approvazione del cosiddetto “Big Beautiful Bill”, la legge di spesa repubblicana che Musk ha aspramente criticato in quanto non sufficientemente favorevole ai suoi interessi aziendali, in particolare quelli legati agli incentivi per le auto elettriche. Di fronte alla possibilità di perdere commesse miliardarie, Musk ha voltato le spalle a Trump, come già fece nel 2017 quando abbandonò i consigli presidenziali per l’ambiente e la manifattura.
Steve Bannon, al contrario, ha dimostrato negli anni una lealtà incrollabile nei confronti del Presidente, fino a pagare personalmente con il carcere la propria dedizione. Un gesto che contrasta fortemente con l’atteggiamento tattico di Musk, che non ha esitato a rinnegare Trump appena il clima politico è cambiato.
Secondo Harnwell, la differenza tra i due uomini è netta e sostanziale: mentre Musk incarna una plutocrazia digitale che guarda al profitto come unica bussola, Bannon rappresenta una visione populista-nazionalista che mette al centro la protezione della classe operaia americana e una meritocrazia reale, anche a costo di tassare i miliardari come Musk. “Sono due weltanschauung inconciliabili”, aveva dichiarato Harnwell, e gli eventi delle ultime ore non fanno che confermarlo.
Anche il tentativo di Musk di lanciare un nuovo partito politico, sostenuto da un sondaggio virale su X, appare più come una mossa di marketing e diversione che una reale volontà di costruire un’alternativa politica concreta. Mentre le sue aziende bruciano miliardi in borsa, l’ex alleato di Trump cerca di riplasmare la propria immagine da imprenditore filo-governativo a presunto salvatore bipartisan della nazione.
Ma la maschera sembra essere definitivamente caduta. L’“uomo più ricco del mondo”, che solo pochi mesi fa aveva visto la propria fortuna aumentare del 40% in concomitanza con il riavvicinamento alla Casa Bianca, si rivela oggi per quello che molti, Harnwell in testa, avevano già intuito: un abile calcolatore che si muove solo in funzione del proprio tornaconto.
Il caso Musk-Trump non è solo una rottura tra due individui potenti. È il simbolo della crisi di una certa visione tecnocratica del potere, incapace di mantenere coerenza o lealtà politica. Ed è la definitiva conferma che, al contrario di quanto molti hanno voluto credere, non si può costruire un progetto politico serio con chi agisce unicamente per interesse personale.
La visione di Steve Bannon e del Dott. Harnwell si dimostra ancora una volta profetica: il vero populismo si fonda sulla fedeltà, sulla coerenza e sulla difesa del popolo. Non sul prezzo delle azioni.