Il 16 e i 17 giugno, a Roma, presso l’Università Internazionale della Pace, si è tenuto il ConvegnoStoria 2025. L’argomento dell’evento è stato di una scottante attualità: “Intelligenza artificiale: comunicazione e manipolazione”. Ideato e organizzato da Giovanna Canzano, il convegno è stato moderato da Maria Gravano ed Erika Eramo.
L’approccio all’argomento è stato piuttosto innovativo. I relatori che si sono susseguiti hanno espresso i loro pareri sui pro e i contro dell’intelligenza artificiale sottolineando ciò che di più li colpiva, ovvero le conseguenze dell’uso dell’intelligenza artificiale nei loro rispettivi mestieri.
Ha aperto il Convegno l’intervento di Sandro Teti, titolare dell’omonima casa editrice, ma anche politologo ed esperto dei rapporti internazionali. Sandro Teti ha focalizzato l’attenzione sugli aspetti della traduzione linguistica effettuata dall’intelligenza artificiale nonché sulla creazione dei contenuti. Con l’avvento dell’IA l’editoria sembrava aver tirato un sospiro di sollievo in quanti ha ottenuto un’inimmaginabile facilitazione nel processo della traduzione dei testi. Ma, d’altro canto, il problema si è ripresentato perché la traduzione artificiale è ancora molto imperfetta. Spesso e volentieri il processo della correzione di un testo si trasforma in una vera e propria riscrittura che non si può effettuare se non conoscendo i contenuti originali, vale a dire, conoscendo la lingua della fonte.
La creazione dei contenuti (la scrittura) lascia anch’essa ancora tanto desiderare L’intelligenza artificiale è capace di sintetizzare e/o analizzare le informazioni e le fonti a cui può attingere, le riassume ed elabora alla perfezione, ma, se deve creare una storia, lo fa in un modo schematico e si esprime senza coinvolgere il lettore. La narrativa creata dall’uomo è, invece, ancora in grado di emozionare. L’autore umano emoziona perché sa emozionarsi egli stesso in primis, ciò che alla macchina è precluso. Oppure, è soltanto una questione di tempo?
Gianfranco Tomei, docente di psicologia, coach e regista di teatro e cinema, si è concentrato su altri aspetti dell’intelligenza artificiale. Ha sottolineato l’utilità dell’IA nell’insegnamento e la possibilità di impiegarla a mo” di coach, professionista che aiuta il suo cliente a raggiungere i propri obiettivi. L’intelligenza artificiale è molto precisa e meticolosa nel consigliare a chi la usa i vari modi per raggiungere gli obiettivi che si prefigge. E può attingere alle fonti meglio di un coach umano: può dare dei consigli come se fosse un filosofo dell’antichità o un pensatore contemporaneo. Studiare con l’IA può diventare interessante e coinvolgente perché ai propri quesiti si può avere in cambio i suggerimenti di Socrate o di Pier Paolo Pasolini.
Oggi, l’intelligenza artificiale la si può anche indossare Gianfranco Tomei ha parlato di una serie di wearables (in inglese, “indossabile”). Esistono già anelli, braccialetti, occhiali con l’IA incorporata che servono ad assicurare un allenamento più consono all’atleta in base al suo battito cardiaco, sudorazione e altri dati che l”IA analizza ed elabora in tempo reale. L’intelligenza artificiale, quindi, diventa anche un coach dello sport oppure un vero allenatore.
L’intelligenza artificiale ci permette di migliorare la performance, espande la nostra coscienza, ma ci presenta anche il rischio del transumanesimo. Nella folle corsa verso una performance sempre più efficiente, rischiamo sempre di più di diventare macchine noi. (Attorno a quest’argomento verte pure l’intervento di Dani Larsen “Come automi”).
L’avvento dell’intelligenza artificiale, ha ipotizzatobGianfranco Tomei, l’avrebbe previsto o intuito decenni addietro Isaac Asimov, lo scrittore statunitense che già negli anni cinquanta-sessanta del Novecento parlava dei cyborg, coloro che avevano l’accesso alla psicostoria, ovvero, a tutte le informazioni storiche delle epoche passate. Ed ecco che oggi l’IA si sostituisce all’immagine dei cyborg, andando oltre ciò che si riusciva allora a prevedere. (Della psicostoria dell’Intelligenza artificiale ha parlato nel suo intervento anche Emilia Costa).
Tomei ha toccato anche un argomento importante dell’opposizione dell’uomo all’uso dell’IA. Contro il suo impiego al cinema sono state in sciopero le maestranze negli USA e in Francia. Eppure è un mezzo che prende sempre più piede. Esistono già dei film interamente girati dall’IA. Non possiamo opporci al progresso, ritiene il relatore e ricorda, a tal proposito, il luddismo – l’opposizione degli operai inglesi all’uso dei macchinari perché quei macchinari creavano loro il rischio di perdere lavoro. Ciò avveniva all”alba della Rivoluzione industriale, ma il processo ha avuto una breve durata. Il progresso è inarrestabile, e non possiamo che adattarvici.
Altri relatori hanno parlato dell’infosfera (Franco Bagaglia), delle differenze fra le due intelligenze, naturale ed artificiale (Adolfo Polignano). C’è stato un tentativo di leggere l’IA come una parte integrante del processo della selezione di Charles Darwin (Giorgio Fabretti). Pina Li Petri ha parlato del nesso fra la sessualità umana e l’IA. Mauro Cascio si è focalizzato sull’IA, logica e psicologia specolativa. Claudia Polverone ha valutato i benefici e gli svantaggi dell’IA, mentre Guglielmo Quagliarotti ha parlato delle sue luci e ombre, Giuseppe Sanzotta – dei rischi e delle opportunità, Isabella Pilenga – delle visioni e prospettive.
Certi relatori andavano indietro nel tempo per paragonare le epoche e il progresso in esse raggiunto: Archimede Pezzola è passato dalla sapienza greca alla rivoluzione digitale, Raffaella Rosa – dal crepuscolo degli dei al mito delle macchine.
Per Caterina Luisa De Caro l’intelligenza artificiale è l’acceleratore delle coscienze, per Raffaele Cavaliere – l’eaperienza nel metaverso. Per Viktor Nunzi, è un’evoluzione che porta a un uomo innaturale. Roberto Giuliano sostiene che solo la cultura del dubbio aiuterà a contrastare le manipolazioni dell’IA.. Kadmo Giorgio Pagano attribuisce all’IA l’avvento della geopolitica paneuropea, Enea Franza – guerra e capitalismo. Pier Ernesto Irmici riflette sulla formazione nell’epoca dell’IA, Roberto Panzarani si chiede quale futuro ci aspetta, Piero Musilli parla del computer quantistico. Emanuela Scarponi cerca i presupposti legali e una collocazione dell’IA nell’ambito del diritto internazionale e del regolamento europeo. Antonio Parisi si preoccupa delle fake news, Antonio Saccà – dell’occupazione umana nel contesto della robotica.
Antonella Colonna Vilasi lega l’IA alla moderna complessità, Giuseppe Mascioli – alla teoria unitaria, Alfredo Pezone la colloca sullo stesso piano della fantasia, Alessandro Denti la definisce una “scelta delegata”, “protesi cognitiva” e “risoluzione burocratica”. E solo Piero Quercia intravede nell’IA la formazione di una nuova civiltà agrobiotecnologica anti cancro e guerre.
Olga Matsyna