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Perché vivere nel presente può cambiare la tua Vita

Robert Von Sachsen Bellony by Robert Von Sachsen Bellony
4 Ottobre 2025
in Attualità
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Perché vivere nel presente può cambiare la tua Vita
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Viviamo in un tempo dove la digitalizzazione detta ritmi spesso insostenibili. 

Sembra quasi che l’umanità abbia smarrito la via d’accesso alla sua risorsa più preziosa: il presente.
Intrappolati tra il rimpianto per ciò che è stato e l’ansia per ciò che sarà, dimentichiamo una verità tanto semplice quanto potente: la vita accade ora, in questo preciso istante.
Imparare a vivere pienamente il presente significa conquistare un potere interiore capace di trasformare il caos in armonia, la paura in coraggio, la frammentazione in completezza.
Il nostro cervello, con la sua straordinaria complessità, può trasformarsi in una vera e propria trappola. Ci ritroviamo a rivivere vecchi litigi come se fossero ferite ancora aperte, oppure ad anticipare fallimenti che forse non si concretizzeranno mai, costruendo castelli di ansia su fondamenta fragili. “La paura è una magia nera”, scriveva un saggio orientale, “che offusca l’orizzonte e trasforma l’ignoto in un mostro”. Questo circolo vizioso ci rende prigionieri di un tempo illusorio, distraendoci dall’unica realtà che possiamo toccare con mano: il qui e ora.
Neuroscienze e filosofia concordano su un punto fondamentale: la maggior parte delle nostre preoccupazioni riguarda eventi che non accadranno mai. Eppure, questo auto sabotaggio mentale consuma energie preziose, minando la nostra capacità di agire con efficacia. Vivere proiettati altrove significa sprecare il miracolo della coscienza, quel dono che ci permette di percepire il significato di queste parole, di sentire il peso del dispositivo che teniamo in mano, di udire il respiro che scandisce il tempo.
Proviamo a immaginare un guerriero samurai del XV secolo: la sua sopravvivenza dipendeva dalla capacità di concentrarsi unicamente sul momento dello scontro, annullando ogni distrazione.
Oggi, possiamo applicare la stessa disciplina a una battaglia più sottile: la riconquista della presenza mentale.
Tecniche antiche come la meditazione vipassana o la consapevolezza sensoriale trovano riscontro nella scienza moderna.
Studi del MIT hanno dimostrato che dedicare anche solo 12 minuti al giorno all’attenzione al respiro può ridurre significativamente i livelli di cortisolo, potenziando al contempo creatività e resilienza.
Ma non è necessario ritirarsi in un ashram per raggiungere la vera maestria.
Possiamo trovarla nell’arte di gustare un caffè senza controllare continuamente lo smartphone, nell’ascoltare un collega senza preparare mentalmente la risposta, nel camminare percependo ogni muscolo in movimento. È una forma di ribellione silenziosa contro la dittatura del multitasking, un atto rivoluzionario in un mondo che premia la dispersione.
Spesso, mentre lottiamo per migliorare la nostra vita, finiamo per sabotare la fonte stessa del nostro benessere.
Come il personaggio di una vecchia storia che continua a nutrire chi lo ferisce, molti di noi vivono in conflitto con se stessi.
Abbiamo la fortuna di poter camminare, di poter leggere, di avere una mente capace di meraviglie, eppure ci convinciamo di essere “imperfetti”, “incompleti”, “indegni”.
La psicologia transpersonale ci insegna che l’incapacità di apprezzare il presente nasce da una frattura interiore.
Solo quando smettiamo di identificarci con i nostri errori passati o con le nostre paure future, possiamo scoprire un nucleo di presenza indistruttibile.
È allora che accade qualcosa di straordinario: problemi che sembravano insormontabili trovano soluzioni intuitive, relazioni tossiche si trasformano, la creatività fiorisce spontaneamente.
La neuroplasticità e l’epigenetica ci offrono una prospettiva rivoluzionaria: il cervello non è una prigione immutabile, ma un giardino in continua evoluzione.
Ogni volta che focalizziamo l’attenzione sul respiro, su un suono, sulla consistenza di un oggetto, rafforziamo i circuiti neurali che trasformano la presenza mentale in un’abitudine.
Ricerche dell’Università di Harvard hanno dimostrato che poche settimane di pratica mindfulness possono aumentare la densità della materia grigia nell’ippocampo, migliorando memoria ed empatia, e al contempo ridurre l’attività dell’amigdala, il centro della paura.
Ecco alcuni suggerimenti pratici per coltivare la presenza nel quotidiano:
La regola del minuto: All’inizio di ogni ora, prendiamoci un minuto per osservare il mondo che ci circonda con occhi nuovi. Sentiamo il contatto dei piedi con il pavimento, il flusso dell’aria nelle narici, i suoni ambientali senza giudicarli. Questo semplice esercizio può aiutarci a ritrovare la calma e la concentrazione.
Domande di presenza: Invece di chiederci continuamente “Cosa devo fare dopo?”, proviamo a domandarci “Cosa sta accadendo dentro e attorno a me in questo preciso istante?”.
Questo cambio di prospettiva attiva la corteccia prefrontale, riducendo l’ansia.
Micro-rituali di transizione: Prima di iniziare un’attività importante, facciamo tre respiri profondi, visualizzando un portale che ci conduce al momento presente.
Questo piccolo rituale prepara il cervello a un coinvolgimento totale.
Anche quando ci accorgiamo di esserci distratti, possiamo trasformare la ricaduta in un’opportunità.
Uno studio del MIT ha rivelato che rendersi conto della propria mancanza di presenza può attivare un’area del cervello associata all’autoconsapevolezza.
Invece di criticare, possiamo ringraziare la distrazione: “Grazie per avermi ricordato che stavo fuggendo. Ora scelgo di tornare”.
Questo approccio gentile dissolve l’autocritica e accelera l’apprendimento.
La fisica quantistica e la psicologia narrativa ci suggeriscono un’idea sorprendente: la nostra percezione del passato cambia in base al presente che stiamo vivendo.
Vivere pienamente l’oggi ci permette di trasformare i traumi in insegnamenti, i rimpianti in saggezza.
Un esperimento della Stanford University ha dimostrato che pazienti con disturbo post-traumatico da stress che praticavano tecniche di radicamento sensoriale hanno ridotto significativamente l’intensità dei ricordi dolorosi, riscrivendo la propria storia.
Il vero potere non sta nel controllo ossessivo degli eventi, ma nel coraggio di abbandonarsi al flusso del presente.
Come un fabbro che forgia il ferro incandescente solo quando è completamente concentrato, anche noi possiamo raggiungere la piena realizzazione quando smettiamo di lottare contro il tempo.
Il futuro è una conseguenza delle scelte che facciamo ora.
Il passato è una scuola i cui insegnamenti diventano chiari solo alla luce della presenza.
In un mondo che celebra la velocità, riscoprire il valore del presente non è una fuga dalla realtà, ma l’unica forma di libertà possibile.
“Dove trovi la morte?” chiese un discepolo al maestro zen.
“Dove non c’è respiro” rispose lui.
E sorrise, assaporando l’aria come se fosse la prima volta.
RVSCB
Robert Von Sachsen Bellony

Robert Von Sachsen Bellony

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