Il 10 ottobre c’è stata l’anteprima del film “Springsteen: Liberami dal nulla” presso il The Space in Piazza della Repubblica a Roma. Alla conferenza stampa erano presenti sia il regista Scott Cooper che l’attore Jeremy Allen White nei panni del Boss, Bruce Springsteen, per il quale già si vocifera una candidatura agli Oscar come miglior attore protagonista.
Siamo nel 1981. Springsteen sta vivendo una grave crisi interiore che, dopo il successo dell’album “The River”, lo porta a cadere in una forma di depressione grave al punto di chiudersi in se stesso. L’etichetta vorrebbe che lui continuasse a pubblicare dischi, ma tutto ciò che desidera Bruce, è ritrovare se stesso. “Nebraska” nasce così, in un flusso di pensieri che riguardano il malessere e l’ambiguità morale. E’ un album che parla di persone che lottano per raggiungere il sogno americano e non ci riescono, tema molto attuale anche rispetto a ciò che l’America sta vivendo al giorno d’oggi.
«Springsteen non concede la sua storia con facilità, questa è la prima volta in 50 anni» dichiara Scott Cooper durante la conferenza stampa con senso di gratitudine, molto sentita anche dall’attore Jeremy Allen White. In effetti il Boss non lascia mai parlare di sé, ma questa volta sembra essere riuscito ad aprirsi ed il risultato è stato ottimale. Il film è la storia vera del cantautore del New Jersey, cresciuto in un contesto familiare molto difficile con un padre padrone, stessa figura che si ritroverà a perdonare in età adulta, una vita tanto tumultuosa per un’anima così composita come quella di Springsteen «Avevo paura di interpretare una figura così iconica» dice in effetti Jeremy Allen White quando gli chiedono come fosse stato il suo incontro con il boss e aggiunge: «Ho incontrato Bruce per la prima volta a Wembley, dopo un suo live: Una performance così passionale tanto da essere violenta, in totale contraddizione con la sua gentilezza. Mi sono così portato a casa una guida vera e propria per realizzare questo film».
“Springsteen: Liberami dal nulla” è un titolo eloquente che dichiara quello che era il desiderio del Boss durante l’anno della produzione del disco “Nebraska”: Scappare dal vuoto cosmico che attanagliava la sua vita artistica e di conseguenza quella privata, per arrivare al nocciolo, all’essenziale. Tutto ciò Springsteen lo riproduce tecnicamente attraverso la registrazione casalinga del disco nella sua stanza in New Jersey, con un registratore a quattro piste ed è così che deve rimanere. Una registrazione sporca ma limpida tanto da risultare essenziale e vera.
Il film uscirà nelle sale il 23 ottobre, il giorno prima dell’uscita del cofanetto del disco Nebraska che include diverse registrazioni inedite e precedentemente sconosciute, le leggendarie sessioni Electric Nebraska con la E Street Band e brani registrati da solista esclusi all’epoca della pubblicazione, oltre alla performance dal vivo “Nebraska” registrata di recente. Il cofanetto comprende un saggio di Erik Flannigan.
Non avendo mai fatto un tour a sostegno dell’album, Springsteen torna sui brani di “Nebraska” più di quarant’anni dopo l’uscita offrendo, attraverso le sfumature della sua esibizione live, nuove prospettive pur rimanendo fedele allo spirito delle registrazioni originali.
Girato da Thom Zimny all’inizio di quest’anno al Count Basie Theatre del New Jersey, senza pubblico, con un leggero accompagnamento di Larry Campbell e Charlie Giordano, il video non contiene narrazione, commento o dialoghi.
«Si sentono soltanto le voci dei personaggi – spiega Bruce Springsteen – L’unica cosa che non facemmo con l’album Nebraska fu non suonarlo dal vivo, quindi il mio primo pensiero, quando si parlava di celebrare il disco, è stato: ci deve essere una performance, bisogna cantare questi brani dall’inizio alla fine. La mia preoccupazione era riuscire a mantenere un po’ dell’inquietudine che aveva il disco. Siamo stati fortunati ad avere con noi i grandi Larry Campbell e Charlie Giordano, che hanno contribuito con un accompagnamento strumentale minimo, e Rob Lebret ha fatto davvero un ottimo lavoro nel mix mantenendo l’integrità del disco a quel livello. Credo che, suonando di nuovo queste canzoni per essere filmate, la loro importanza mi abbia colpito. Ho scritto molti altri dischi narrativi, ma c’è qualcosa in quel gruppo di canzoni di “Nebraska” che contiene una sorta di magia».



















