Fuori da oggi venerdì 17 Ottobre Trigger, il travolgente album d’esordio dei Lit Up Fuse, band con
radici ben salde nella provincia pugliese ma dal sound internazionale. Il nome della band, insieme a
quelli dei singoli usciti nei mesi scorsi – Baton Strikes e Collapse – ci aveva già regalato un indizio su
cosa sarebbe successo, il naming dell’album ci mostra come.
Il progetto Lit Up Fuse nasce nel 2022 dall’incontro tra la cantautrice Alice Bosco, i produttori Bruno
Gagliardi aka Bruno Cama ed Emiliano Armagno aka Emo con l’obiettivo di creare brani taglienti e d’impatto.
Sul palco la band mischia elementi tipicamente elettronici e di fatto L’identità dei Lit Up Fuse è proprio legata al concetto di fusione che mira a mixare l’energia grezza, sfacciata e aggressiva del punk, con i bpm decisi della musica elettronica – tra techno, DnB e gabber – creando un suono impattante e irruento con il calore dei sample hip-hop che aggiungono quella sfumatura calda e profonda tipica della cultura urban.
Basta un attimo, una singola nota, un’emozione scatenante per attivare una reazione inarrestabile verso chi li ascolta, un vero e proprio trigger. Così se il significato di Lit Up Fuse è, letteralmente, “miccia accesa”, Trigger è ciò che lo innesca. L’istante è il focus: l’attimo prima che accada qualcosa di irreversibile, è come un respiro
sospeso, è quella tensione che anima le esistenze e potenzialmente le cambia in modo definitivo. Da questa idea, si sviluppa tutta la linea narrativa del disco, creando un intero universo sonoro di elementi scatenanti, un’esperienza che mira ad accendere le sensazioni più intime, in risposta allo scenario socio-politico contemporaneo.
Il termine che, in psicologia, indica la riapertura di una ferita, il ritorno improvviso di un trauma o di un vissuto soppresso, nel disco assume una doppia valenza dove prendono forma corpi, potere, rabbia e voglia di liberazione. E’ un progetto personale ma anche collettivo: da un lato mette in scena il vissuto intimo dei suoi autori, dall’altro si fa eco di una protesta condivisa, di un’urgenza che vibra attraverso suoni elettronici e l’attitudine punk. Un pugno nello stomaco che ci ricorda che tutto può cambiare se solo lo rivendichiamo: il disco attraversa identità e generi, ribaltando stereotipi e reclamando lo spazio che spetta al transfemminismo e all’antifascismo. I brani sono atti di occupazione sonora e corporea, come accade sul dancefloor, luogo in cui l’energia politica e quella musicale si intrecciano. Basta innescare la miccia giusta e un solo istante può cambiare tutto.
L’ARTWORK
La cover dell’album è stata realizzata dal graphic designer Giuseppe Spagnuolo, per raccontare fedelmente il concept dell’album ma con la voce narrante della band. L’istante esatto che precede una conseguenza irreparabile, come una scintilla che accende la miccia, è quel momento sospeso in cui le scelte aprono a infiniti scenari possibili, prevedibili ma non sempre riparabili. Il fondo bianco che incornicia la miccia, ricorda proprio questo core: come nello spettro visibile in cui il colore “riflette” tutti gli altri attraverso una sintesi additiva, così il trigger è il momento in cui vengono sommate tutte le azioni che porteranno, inevitabilmente, a un cambiamento.


















