«Il mio Sandokan appoggia la diversità e l’integrazione. La parte emotiva è stata la più intensa». Alla Festa del Cinema, con il regista Jan Maria Michelini e il cast (Alessandro Preziosi, Alanah Bloor, Ed Westwick), un’avventura che parla di libertà e riscoperta di sé
Cinquanta anni dopo la serie che fece sognare un Paese intero, Sandokan torna a vivere. Alla Festa del Cinema di Roma, la nuova produzione Lux Vide in collaborazione con Rai Fiction si presenta come un passaggio di testimone tra generazioni: non un semplice remake, ma una riscrittura del mito. Più complessa. Più umana. Più contemporanea.
Sul palco, Can Yaman racconta il cuore del progetto: «Il mio Sandokan è autentico e originale. In questa prima stagione lo vedremo in un viaggio dentro sé stesso: nasce con un’idea di libertà per liberare sé e sua madre, ma diventa il salvatore di un popolo. È un personaggio inclusivo, che appoggia le diversità e l’integrazione». Un ruolo costruito in anni di preparazione: «All’inizio mi concentravo sulla parte fisica, ma ho scoperto che quella emotiva è ancora più intensa. Sandokan è un uomo sofferente, ascetico, ma anche ironico: ho imparato da lui che anche nella sofferenza bisogna saper sorridere».
Un’eredità che si rinnova
Il regista Jan Maria Michelini (con Nicola Abbatangelo) chiarisce la traiettoria: «Abbiamo raccolto un testimone che risale a cinquant’anni fa: un racconto piratesco all’italiana che abbiamo voluto modernizzare. I personaggi hanno maggiore profondità: Sandokan parte come un Robin Hood dei mari, ma capirà che la vera libertà è quella che ti fa donare agli altri». Non solo avventura, dunque, ma riflessione su potere, libertà e inclusione—in dialogo aperto con il presente.
Yanez, Marianna, Brooke: il triangolo dei contrari
Nel ruolo di Yanez de Gomera, Alessandro Preziosi ritrova la scintilla dell’adolescenza: «Yanez è stata la mia fonte di ispirazione. Con Can ho trovato complicità emotiva e caratteriale. Ho unito esperienza e sguardo da padre, cercando di rendere il personaggio accessibile a tutti. Mi sono permesso di essere disobbediente: per la prima volta sono stato pagato per farlo».
Alanah Bloor ridisegna Marianna Guillonk come figura ribelle e moderna: «È stato meraviglioso dare un tocco contemporaneo a una donna vittoriana. Marianna trova la propria libertà in un mondo che la limita. La forza delle donne è universale e senza tempo».
Sul fronte opposto, Ed Westwick interpreta James Brooke, cacciatore di pirati dalle ombre affascinanti: «Non è solo un cattivo. È determinato, a tratti crudele, ma con un lato romantico. Non so se il suo amore sia vero o manipolazione: è quel mistero a renderlo interessante». Una domanda attraversa il personaggio: «Cosa fai quando ottieni tutto? Chi diventi dopo?»
L’eroe di Salgari, oggi
Il nuovo Sandokan resta fedele allo spirito salgariano—la denuncia del colonialismo inglese, l’eroe che si ribella all’impero—ma lo traduce in un lessico etico contemporaneo. Il mare resta il palcoscenico dell’avventura, ma il baricentro è interiore: coraggio morale, integrazione, responsabilità. L’azione parla alla testa e al cuore, senza rinunciare al respiro epico.
Perché ci emoziona ancora
Perché Sandokan è rito collettivo. Simbolo di libertà e appartenenza, di amicizia e lealtà. La serie spinge lo spettatore a riscoprirsi attraverso un eroe che non teme la fragilità: un uomo che impara a donare ciò che conquista. E il pubblico romano lo intuisce subito: tra nostalgia e nuovo sguardo, il mito torna vivo, pronto a salpare di nuovo—questa volta con tutti a bordo.


















