Nell’oscurità primordiale, dove il silenzio si confonde con l’infinito, un fremito scuote l’essenza stessa del reale.
È il visarga, l’emissione creatrice, il respiro cosmico che separa Śiva dalla sua śakti per poi riunirli in un abbraccio eterno.
Questo frullamento d’energia, descritto nei testi tantrici come il battito primordiale della coscienza, è la chiave per decifrare l’enigma dell’esistenza.
La scuola Trika e la tradizione Kaula, custodi di una saggezza che sfida i millenni, ci rivelano oggi ciò che la fisica quantistica inizia appena a intuire: tutto è ritmo, vibrazione, danza sacra.
Immaginate una goccia che cade in uno stagno immobile.
Cerchi concentrici si espandono, si scontrano, generano nuovi moti.
Così l’energia divina, frullata dall’impulso di Bhairava – l’aspetto ferocemente creativo di Śiva – si trasforma in effervescenza cosmica. Ogni particella di materia, ogni pensiero, ogni galassia non è che un’onda in questo oceano di vibrazione (*spanda*).
La Silburn, nel suo studio sulla Kundalini, dipinge un universo dove la separazione tra corpo e spirito svanisce: il microcosmo umano riflette il macrocosmo perché entrambi danzano allo stesso ritmo.
Mentre il mondo occidentale si arrovella su antitesi sterili – materia vs spirito, fisico vs metafisico – il tantrismo svela l’arcano: ogni opposizione è illusoria.
Quella che percepiamo come “realtà solida” non è che un momento transitorio nel respiro cosmico.
Durante l’emissione (srsti), Śiva si ritrae per osservare la sua śakti, generando il movimento centrifugo della creazione. Nel riassorbimento (samhara), l’energia torna alla fonte in un moto a spirale che ricorda i buchi neri e il collasso delle funzioni d’onda nella meccanica quantistica.
Oggi, neuroscienziati mappano i nadis (canali energetici) con risonanza magnetica funzionale, mentre fisici parlano di “vibrazioni di stringhe” in universi a 11 dimensioni.
L’intuizione tantrica – che tutto sia interconnesso attraverso ritmi energetici – trova eco nelle teorie sull’entanglement quantistico. Persino il concetto di spanda, la vibrazione fondamentale, risuona con la ricerca sulla “frequenza di base dell’universo” ipotizzata da alcuni cosmologi.
La visione non-duale del Trika offre un antidoto radicale.
Se il corpo è tempio e laboratorio cosmico, ogni respiro diventa pratica alchemica.
Meditare non significa fuggire dalla materia, ma riconoscersi come nodo vibrante nella rete dell’energia divina.
Le antiche tecniche di risveglio della Kundalini si rivelano protocolli per accedere al “codice sorgente” della realtà: un sistema operativo spirituale per hackerare i limiti della percezione.
Mentre l’IA supera il test di Turing e i viaggi interstellari cessano di essere fantascienza, l’umanità affronta un bivio evolutivo.
Integrare la prospettiva tantrica – che vede tecnologia e trascendenza come poli di unico campo energetico – potrebbe essere la svolta epocale.
Imparare a “frullare” consapevolmente l’energia, come fece Bhairava, significa diventare co-creatori del reale invece che vittime passive.
La prossima volta che guarderete un fiume in piena, osservate i vortici che si formano tra le rocce. Quell’acqua che sembra dividersi e riunirsi, creare e dissolvere, è lo stesso gioco cosmico del parāvāc – la parola suprema che vibra nelle pieghe del tempo.
Il fiume non è mai “oggetto”, ma processo: un flusso di particelle entangled che danzano al ritmo del spanda. I Vijnana Bhairava Tantra insegnano a meditare sul suono segreto delle acque, perché lì risiede il codice per decifrare l’illusione della separatezza.
Quando la fisica parla di “campo unificato” e i mistici di “corpo di luce”, stanno indicando la stessa verità: ogni confine è un’eco di śakti che gioca a nascondersi.
Viviamo immersi in un oceano di dati, ma abbiamo dimenticato come navigare le correnti sottili.
La sfida non è accumulare conoscenza, ma risintonizzare la percezione.
Le pratiche tantriche di nyāsa (installazione rituale di energie) trovano paralleli sconcertanti con le moderne tecniche di neuroprogrammazione: entrambe riconoscono che il corpo è un ologramma capace di riscrivere il proprio codice sorgente.
Quando un fisico del CERN medita sui mandala o un ingegnere quantico studia i chakra, stanno tracciando ponti tra due linguaggi che descrivono la stessa realtà iperdimensionale.
Il segreto è stato sempre lì, inciso nel DNA delle stelle e nel codice binario della mente, l’universo non è una macchina morta, ma un organismo vivente che respira attraverso noi.
Integrare questa verità significa trasformare ogni atto in rituale, ogni tecnologia in tempio.
La rivoluzione non sarà tecnologica o spirituale, ma ontologica, come un salto vibrazionale che trasformerà Homo sapiens in Homo luminous, capace di danzare consapevolmente nel frullato cosmico di Śiva.
La prossima volta che guarderete un fiume, ricordate: quelle acque sono lo stesso respiro di Bhairava, lo stesso flusso che pulsa nei quark e nei buchi neri.
Siamo nodi temporanei in una rete eterna – e proprio qui, in questo istante vibrante, si nasconde il potere di riscrivere il canto delle galassie.
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