A Roma è emergenza aumento delle infezioni sessualmente trasmissibili.
Tra locali, app di incontri, social e la fine delle restrizioni da pandemia, nella capitale si sta diffondendo un fenomeno “invisibile” ma in forte crescita: le infezioni sessualmente trasmissibili (IST) tra i più giovani.
Dalla campagna Italyneedsexeducation lanciata un anno fa: “È necessario portare l’educazione sessuoaffettiva già nelle scuole medie. Da più di un anno che raccogliamo testimonianze su quanto il paese è indietro nella conoscenza anche delle infezioni sessualmente trasmissibili.”
In un momento in cui la sessualità è tornata a pieno regime, la prevenzione appare inadeguata, la consapevolezza carente e i numeri allarmanti. Questa inchiesta cerca di far luce su un’emergenza poco raccontata, cercando cause, conseguenze e possibili soluzioni.
Secondo Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni giorno nel mondo si contraggono più di 1 milione di nuove infezioni a trasmissione sessuale.
In Europa, il report del European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) del 2023 registra un aumento dei casi di Sifilide e Gonorrea soprattutto tra i giovani.
In Italia, le IST rappresentano un gruppo importante per la salute sessuale e riproduttiva: il sito del Ministero della Salute le definisce «molto diffuse in tutto il mondo, che si diffondono prevalentemente attraverso contatti sessuali non protetti».
In Italia si registra un aumento delle malattie sessualmente trasmissibili tra i giovani: nel 2021 il numero di casi segnalati è aumentato del +17,6% rispetto al 2020.
Per la gonorrea: nel sistema sentinella italiano, dalla stima di circa 820 casi nel 2021 si è passati a circa 1.200 casi nel 2022 (+50 %).
Per la sifilide: dai circa 580 casi nel 2021 a circa 700 casi nel 2022 (+20 %).
Per la clamidia: dagli 800 casi nel 2019 si è arrivati a 993 nel 2022 (+25 %).
Tra le ragazze under 25 la prevalenza stimata della clamidia è del 7%, rispetto all’1% nelle donne sopra i 40 anni.
Si stima che circa 1/3 delle nuove infezioni riguardino giovani sotto i 25 anni.
Secondo un’indagine, il 47% dei giovani non sa riconoscere una IST.
Un’altra analisi rileva che solo circa 3 giovani su 10 hanno fatto un test per IST, e quasi il 48,1% non sa a quale struttura rivolgersi.
Non abbiamo al momento un dataset pubblico facilmente reperibile esclusivo per la città di Roma che riporti tutte le IST per fascia d’età.
Durante il congresso della Società Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Sessualmente Trasmissibili (SIMaST), viene richiamata la crescita dei casi tra giovani e l’urgenza di campagne d’informazione.
In un centro specializzato della Regione Lazio (nel contesto di Roma) viene segnalato che nei primi sei mesi del 2025 sono stati effettuati oltre 1.500 test per sifilide e più di 1.300 per altre IST, con un aumento dei test del +500% dal 2023 al 2025.
L’aumento dei test può far emergere più casi, ma indica anche che la domanda cresce e la prevalenza potrebbe essere sottostimata.
Quindi, pur senza cifre esatte per “x giovani a Roma nel 2024/25”, possiamo ragionare su una situazione allineata al trend nazionale ma probabilmente accentuata nelle grandi città come Roma.
Tra le cause dell’aumento tra i giovaniSicuramente la libertà sessuale post-pandemia, uso di app e incontri occasionali abbassano la soglia della protezione ma il problema è la scarsa conoscenza dei temi: quasi la metà dei giovani non riconosce le IST, l’uso del preservativo è sotto la soglia desiderabile.
Servono routine di screening e test poco consolidate per i giovani: molti non sanno a chi rivolgersi o non fanno controlli regolari.
La clamidia è asintomatica in 3 casi su 4, il che significa che circola “silenziosamente”.
Possibile rilassamento delle misure di profilassi, vaccini non sempre diffusi (es. per HPV) e carenza di educazione sessuale adeguata nelle scuole/università.
Le malattie sessualmente trasmissibili non curate possono portare a infertilità, complicazioni durante la gravidanza, aumentato rischio di trasmissione di HIV.
Diagnosi tardive: in Italia “il 90% dei casi sono diagnosticati dopo l’infezione”.
Rischio di diffusione sociale amplificato: giovani che non sanno di essere infetti possono continuare a trasmettere l’infezione.
Occore sicuramente rafforzare l’educazione sessuale nelle scuole e nelle università, con un linguaggio adeguato alla fascia 15-25 anni.Promuovere l’uso del profilattico e altre forme di protezione come norma, non eccezione.Facilitare l’accesso ai test gratuiti o a basso costo per le IST per i giovani, anche nelle strutture di Roma.
Avviare campagne di comunicazione mirate al target giovani, sfruttando social media, app d’incontri e ambienti frequentati.
Potenziare la sorveglianza locale, con raccolta dati specifica per città/metropoli (come Roma) per monitorare il fenomeno in modo più dettagliato.
Flavia Restivo giovane politologa e attivista della campagna Italyneedsexeducation nata un anno fa e autrice del libro “Gli Svedesi lo fanno meglio” ha raccontato in una intervista a Bergamonews di come la Svezia ha affrontato il tema:
La Svezia è stato il primo Paese europeo ad introdurre l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole: era il 1955! Penso che sia veramente un ottimo esempio per capire quanto un programma istituzionalizzato faccia la differenza su tantissimi argomenti molto importanti. Le classi partono dalla scuola materna e il programma viene differenziato in base all’età. La lezione più grande che ci possono dare è che, proprio grazie a questo inserimento oggi è una delle nazioni con minore disparità di genere!



















