In un mondo segnato da divisioni, conflitti e crisi umanitarie, parlare di pace dovrebbe essere un esercizio di autenticità, apertura e dialogo. Proprio per questo desta amarezza quanto accaduto durante l’evento “Osare per la Pace”, organizzato il giorno 28 ottobre 2025, al Colosseo ” Sant’Egidio”, che ha visto la partecipazione di autorità religiose internazionali , oltre che della stampa nazionale e internazionale.
L’iniziativa, legata al percorso di dialogo interreligioso , avrebbe dovuto essere un luogo di confronto e inclusione. Tuttavia, sul fronte della gestione della stampa, si sono registrate discriminazioni e comportamenti non trasparenti che contrastano con lo spirito dichiarato dell’evento stesso.
Il caso: giornalisti selezionati “a discrezione”
Nonostante l’accredito regolarmente ottenuto dall’organizzazione, io Anna Rita Santoro – ambasciatrice per la pace nel mondo e giornalista – sono stata bloccata all’ingresso e privata del diritto di svolgere il mio lavoro. La motivazione fornita dagli addetti è stata che per accedere all’evento sarebbe stato necessario un ulteriore accredito del Vaticano.
Eppure, nonostante il mio accredito fosse perfettamente in regola dagli organizzatori, l’accesso mi è stato negato. Una mia collega giornalista, presente insieme a me con lo stesso identico accredito, è entrata senza alcun problema. Una disparità di trattamento che solleva interrogativi gravi su criteri opachi e favoritismi verso giornalisti “selezionati”.
Pace senza trasparenza non è pace
Questo episodio dimostra quanto sia facile parlare di pace e dialogo sul palco, e quanto sia difficile praticarli davvero nelle scelte quotidiane. Escludere un giornalista accreditato significa limitare la libertà di stampa, uno dei pilastri fondamentali della democrazia e della convivenza civile.
Come ambasciatrice per la pace nel mondo, credo che pace significhi rispetto, equità e ascolto reciproco. E come giornalista, difendo con fermezza il diritto all’informazione libera e imparziale.
Queste non sono parole: sono valori che si dimostrano nei fatti.
Un appello
Chi organizza eventi internazionali che parlano di pace dovrebbe essere il primo esempio di apertura e correttezza. Chiedo pertanto:
Trasparenza sui criteri adottati per gli ingressi stampa.
Rispetto per tutti i giornalisti accreditati, senza discriminazioni.
Coerenza tra ciò che si proclama e ciò che si pratica.
La pace non si costruisce con slogan, ma con giustizia e verità.
Anna Rita Santoro



















