Papa Leone XIV celebra la Messa per la Commemorazione di tutti i fedeli defunti nel Cimitero Monumentale di Roma, dove, appena arrivato, depone un mazzo di rose bianche su una tomba. Circa duemila i fedeli presenti alla liturgia. Nell’omelia il Papa ricorda che “la fede cristiana aiuta a vivere la memoria, oltre che come un ricordo passato, anche e soprattutto come speranza futura: non è un’illusione per placare il dolore o ottimismo umano, è la speranza fondata sulla risurrezione.”
Durante la celebrazione, Papa Leone XIV ha sottolineato che il ricordo dei defunti non è solo nostalgia, ma un cammino di speranza verso la vita eterna. La fede nel Cristo Risorto ci invita a guardare avanti, verso la promessa del banchetto eterno preparato da Dio, dove saremo riuniti con i nostri cari.
Il Papa ha ribadito che l’amore vince la morte e che ogni gesto di carità verso gli altri ci unisce a chi ci ha preceduti e ci avvicina alla vita eterna. Pur portando nel cuore il dolore della separazione, siamo chiamati a confidare nella promessa del Risorto: la morte è stata vinta e Cristo ci attende per donarci la gioia piena, insieme ai nostri cari, nella sua luce.
Omelia del Papa Leone XIV
Cari fratelli e sorelle, ci siamo riuniti in questo luogo per ricordare tutti i fedeli defunti, in modo particolare coloro che riposano qui, e con affetto speciale i nostri cari. Sebbene ci abbiano lasciato nel giorno della loro morte, continuano a vivere nei nostri cuori e il loro ricordo rimane vivo nella nostra quotidianità. Spesso qualcosa ce li richiama alla mente e torniamo con la memoria alle esperienze vissute insieme a loro. Molti luoghi, persino il profumo delle nostre case, ci ricordano coloro che abbiamo amato e che ci hanno lasciati, e mantengono vivo in noi il loro ricordo.
Ma oggi non siamo venuti solo per ricordare quelli che hanno lasciato questo mondo. La nostra fede cristiana, fondata sul mistero pasquale di Cristo, ci aiuta a vedere i ricordi non soltanto come memoria del passato, ma soprattutto come speranza verso il futuro. Non si tratta semplicemente di uno sguardo retrospettivo, ma di uno sguardo in avanti, verso la meta del nostro cammino, verso il porto sicuro che Dio ci ha promesso, verso il banchetto eterno che ci attende.
Lì, alla presenza del Signore risorto e dei nostri cari, speriamo di poter gioire per sempre al banchetto della vita. In quel giorno, come abbiamo ascoltato dal profeta Isaia: “Il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto per tutti i popoli… distruggerà per sempre la morte” (Is 25,6.8).
Questa “speranza verso il futuro” oggi ravviva la nostra memoria e la nostra preghiera. Non è un’illusione per attenuare il dolore della separazione, né semplice ottimismo umano. È una speranza fondata sulla risurrezione di Gesù, che ha vinto la morte e ha aperto per noi la via della vita piena. Come ho ricordato recentemente: “Il Signore è la meta del nostro cammino… Il Risorto ci garantisce l’arrivo, ci conduce alla casa dove ci attende, ci ama e ci salva”.
Il traguardo finale sarà un incontro d’amore. Dio ci ha creati per amore, ci salva dall’amore del Figlio, e desidera che viviamo eternamente con Lui e con i nostri cari nella gioia della stessa amore. Ogni volta che viviamo nell’amore, specialmente verso i più deboli e bisognosi, camminiamo verso questo destino e anticipiamo già ora quel legame indissolubile con coloro che ci hanno preceduti.
L’amore vince la morte.
Nell’amore Dio ci unirà ai nostri cari. Se camminiamo nell’amore, la nostra vita diventa preghiera che sale a Dio, ci unisce ai defunti e ci prepara al giorno del ricongiungimento eterno.
Fratelli e sorelle, anche se la tristezza per coloro che non sono più con noi rimane incisa nei nostri cuori, affidiamoci alla speranza che non delude (cfr. Rm 5,5). Guardiamo a Cristo risorto e pensiamo ai nostri cari come a coloro che vivono nella sua luce. Il Signore ha già vinto la morte e ha aperto per noi la via della vita eterna, attraversando la valle dell’ombra durante il suo mistero pasquale.
Uniti a Lui, anche noi possiamo attraversare quella valle:
il Signore ci attende, e quando finalmente lo incontreremo.
Anna Rita Santoro e Ubaldo Santoro






















