ROMA, PIGNETO – «Non erano ancora stati prodotti film che parlassero di crisi climatica» è stata l’affermazione più ripetuta dal pubblico fuori dalle porte del Cinema Aquila, dove il 5 aprile è stato proiettato “Succede in una notte”, l’opera prima di Emiliano Canova, che ci porta nel viaggio di notte on the road di una donna influencer che attraversa una profonda crisi esistenziale, fino a venire a conoscenza di uno di quei segreti che non si vorrebbero mai scoprire ma che, inconsciamente, siamo portati a ricercare. La protagonista Cornelia De Santis –Rita Rusciano -, un’influencer attivista sui social media sul tema della crisi climatica, si muove in una costante fuga da qualcosa. Inizialmente facciamo fatica a comprendere il motivo secondo cui sente il bisogno di uscire di casa per fare un intervento come ospite in una radio, che strizza l’occhio al format de La Zanzara, con quel fare sarcastico e provocatorio dal quale Cornelia sente l’esigenza di distaccarsi, forse spinta dal desiderio di avere un confronto diretto con i suoi hater, ma poi capiamo dall’anello che porta al dito, che la casa non era il luogo dove avere la sua privacy. Questa è solo la prima azione eclatante che compie la protagonista verso la sua ricerca di verità, che ovviamente trova nel confronto faccia a faccia con coloro che l’avrebbero voluta vedere morta.
Il viaggio nella notte continua a bordo della sua autovettura rigorosamente elettrica, scandito da intermezzi in cui la donna sente l’esigenza di proseguire a piedi, compiendo azioni che denotano magistralmente, grazie alla grande interpretazione di Rita Rusciano, la sua dipendenza dalla Cocaina. La narrazione del percorso, con questo continuo saliscendi dalla macchina intervallato da passeggiate calme e introspettive a telefonate insistenti da parte degli hater a cui lei risponde con scatti di rabbia, denotano a pieno l’atteggiamento tossico di una personalità dipendente da quel tipo di sostanza stupefacente.
Il climax di avvenimenti chiave per la trasformazione del personaggio passa attraverso la figlia della protagonista in questura – anch’essa attivista di strada, differentemente dalla madre che si limita a farlo sui social – fino ad arrivare alla scoperta del tradimento da parte del marito.
Da un punto di vista tecnico, la sceneggiatura troppo prolissa, carica di dialoghi che sarebbe stato ancora più emozionante vederli tramutati in immagini, trova respiro nella fotografia magistrale di Jheison Garcia che ha reso giustizia all’altrettanto talento dell’attrice protagonista, la quale dimostra la sua bravura nell’interpretazione di tali dialoghi, che sembrano quasi essere dei monologhi che Cornelia fa alla parte di se stessa che odia di più.
L’ultimo fatto vede la donna lasciarsi andare in un pianto disperato e liberatorio, una vera e propria epifania che la porta ad esimersi dal suo comportamento egoico nei confronti delle persone a lei care. Cornelia quindi decide di chiudere con la sua attività da influencer, per dedicarsi con tutta se stessa alla realtà, ovvero l’amore verso sua figlia…e pensare che questa esigenza era partita dalla volontà di confronto con i suoi hater. Alla fine, invece, Cornelia De Santis sceglie il confronto sano con l’amore vero, quello che non le stimola rabbia e che non cerca conflitto. Cornelia De Santis sceglie la compostezza, la risoluzione, la vita.