Roma, il 26 giugno. All’ARCI “Arcobaleno” si è tenuta la Serata dedicata ai cortometraggi di genere.
L’evento si iscrive in una serie di proiezioni organizzate dall’Indiecinema Film Festival ideato e avviato nel 2020 da Stefano Coccia, noto autore e critico teatrale e cinematografico, e attualmente diretto da Michela Aloisi, giornalista ed autrice.
Un’atmosfera accogliente dell’evento è la prima cosa a cui non si resta indifferenti. È stata una vera serata fra amici, colleghi e complici che hanno parecchio da condividere.
Ad aprire l’evento, la proiezione di “The Red Market” di Christopher Matthew Spencer. È un regista che esordisce al cinema dopo una carriera nella marina militare. La sua opera cinematografica è un mix interessante di cinema indipendente e Hollywood. Usando i
toni ironici, il cortometraggio racconta il “mercato rosso”, ovvero, il traffico degli organi umani e la quasi ineluttabilità di fare i conti con esso non appena si presenta l’occasione. È un film che, per gli argomenti trattati e/o i principi narrativi, è stato accostato dagli spettatori della proiezione a “Le strade del male” (“The Devil All the Time”) di Antonio Campos con Robert Pattinson (2020) e a “Segreti sepolti” (“Shrouds”) di David Cronenberg (2024).
Dopo una breve discussione dell’opera di Ch.M. Spencer, è stato proiettato il cortometraggio di Danilo Greco “Sacra vittima”. Horror per le atmosfere che crea, è un film che rievoca il diciassettesimo secolo nella Ciociaria. I costumi e il dialetto, riproposto con i sottotitoli in italiano, restituiscono i tempi che furono e ne rispettano i canoni. Scene in una taverna sono, forse, ancora piu suggestive rispetto alle scene “da urlo” perché inaspettate in un film che si spazia fra il thriller e l’horror. Matteo Scartò, regista e cineasta in capo a Scarford Produzioni, accomuna l’opera cinematografica di Danilo Greco a “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone, a “Il primo re” di Matteo Rovere e anche a tutti i film storici di Pupi Avati. Esiste un genere: il gotico laziale, e “Sacra vittima” sicuramente ne fa parte.
Dopo il dibattito attorno al film di Danilo Greco, arriva la proiezione del cortometraggio di Firdaus F. Bilimoria “Dark Endings”. È un film straziante che narra la storia di immigrati e il loro ruolo nella società: quello di capri espiatorio che devono essere bullizzati, oppressi ed esclusi. Il regista interpreta lui stesso la prima parte per dare il proprio volto alla vicenda di vendetta e rivendicazione del diritto a vivere, diritto a essere, diritto a essere pari a chiunque altro. La storia di un Eddie Carbone ne “Lo sguardo dal ponte” di Arthur Miller qui cambia ambientazione. Si tratta degli indiani immigrati nel Canada. Il film è girato a Toronto e tratta l’immigrazione, le devianze psichiche, la violenza, il bullismo, la vendetta (anche come la nemesi sinonimo della giustizia) e la rivendicazione dei diritti umani.
Chiude la serata la proiezione del cortometraggio di Gianfranco Tomei “Notte in città”. Girato a novembre del 2000, il cortometraggio è oggi, forse, ancora più attuale di quanto lo era un quarto di secolo fa. È un’esplorazione del mondo dei teppisti romani che, prima ancora della cosiddetta “apologia” fatta a loro dal “Romanzo criminale”, prima film e poi serie, si dividono dei territori e si stabiliscono delle regole precise che assicurano a tutti loro la sopravvivenza. Le regole “sine qua non” di una qualsivoglia comunità umana. Il mancato rispetto di tali regole scatena una serie di violenze che si concludono con la punizione. Ma non è un “occhio per occhio” dell’Antico testamento: c’è spazio per la pietas anche nei confronti di un criminaie. E qui entra in gioco la colonna sonora. Potente ed epica che redime il protagonista e altri criminali protagonisti della storia.
Il regista Gianfranco Tomei è stato intervistato da Michela Aloisi subito dopo la proiezione del suo corto. È stato di una sincerità disarmante che ha conquistato il pubblico. Ha rammentato gli esordi: gli studi alla scuola “Professione cinema” fatta dal 1998 al 2000, il lavoro presso una casa editrice (“Phoenix” romana) che pubblicava i fumetti nati sulla falsariga di “Dylan Dog”. La sceneggiatura di “Notte in città” nasce da una storia che Gianfranco aveva scritto per un fumetto, e un suo amico disegnatore aveva disegnato. Fallita la casa editrice, gli amici hanno usato quel materiale come lo storyboard per il cortometraggio. La colonna sonora che è piaciuta non solo a chi scrive, ma anche alla direzione dell’Indiecinema, era stata suggerita a Gianfranco Tomei dal montatore del suo film. Le ispirazioni artistiche venivano da “Il guerriero della notte”, ma anche da “L’arancia meccanica” di Kubrick. Una contraddizione da scoop: Gianfranco Tomei, oggi docente di psicologia alla Sapienza, non ha voluto nessuna “psicologia” nella caratterizzazione dei bulli descritti nel proprio corto sostenendo che, a volte, la debordante ricerca psicologica appesantisce la narrazione cinematografica. Ed è uno di quei casi curiosi in cui il regista in Tomei prevale sullo psicologo.
L’ambientazione iniziale del cortometraggio era il Central Park di New York. Ma è stato poi girato alla pineta di Forte Antenne a Roma. Come in tanti fumetti dell’epoca, i nomi dei personaggi sono stranieri, ma ciò li rende iconici perché fa pensare ai soprannomi che si danno i malavitosi.
È un cortometraggio che annovera fra i suoi interpreti Francesco Branchetti, oggi attore e regista conosciuto per le sue opere teatrali di successo, e Matteo Branciamore, volto indimenticabile de “I Cesaroni”, attore che vediamo anche oggi al cinema e in TV. Si può dire che Gianfranco Tomei li ha scoperti affidando loro le parti di rilievo in cui si sono potuti esprimere e sperimentare, prima ancora di diventare conosciuti in tutta l’Italia. Ed è, senza un’ombra di dubbio, un suo successo da regista per cui scoprire i nuovi talenti è solo uno dei risvolti del suo lavoro quotiduano.
Gianfranco Tomei ha tenuto a dire che è sempre un piacere vedere il proprio lavoro valorizzato ed apprezzato a distanza di decenni. Ha ringraziato il Festival Indiecinema e ha augurato prosperità al cinema indipendente, fonte inesauribile di nuovi talenti e metodi produttivi innovativi. Ma ha ammesso pure che un suo lungometraggio lo pensa al di fuori del cinema indipendente, ovvero, nell’industria cinematografica ufficiale, italiana ed estera. Per i metodi produttivi che usa, il regista resta indipendente girando i cortometraggi e mettendo in scena opere teatrali come “I vecchi tempi” di Harold Pinter di sua recente produzione.
Il prossimo appuntamento con l’Indircinema Film Festival è sabato, il 28 giugno, al pub Rock Side di Roma dove saranno proiettati i cortometraggi di Enzo Recchia e Stefano Jacurti, per citare alcuni.
In foto: un fotogramma del cortometraggio “Notte in città” di Gianfranco Tomei
Olga Matsyna