C’è emozione nei suoi occhi, e non è quella di un attore abituato ai riflettori. Alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia, Dwayne Johnson arriva con la consapevolezza di aver vinto una sfida non solo professionale, ma anche personale: dimostrare a sé stesso di poter andare oltre l’immagine di superstar dell’action.
Con The Smashing Machine, firmato da Benny Safdie, Johnson si immerge nella storia di Mark Kerr, campione di arti marziali miste, leggenda sul ring ma uomo fragile nella vita privata. Una parabola intensa che non racconta la lotta, ma il contrasto tra la potenza di un guerriero e le sue debolezze più intime.
Per l’attore, da sempre associato a blockbuster pieni di adrenalina e comicità, questo ruolo rappresenta una vera svolta: il coraggio di togliersi l’armatura e mostrarsi vulnerabile. E, secondo le prime impressioni raccolte al Lido, Johnson sembra aver colto in pieno l’anima del personaggio, restituendo un’interpretazione sorprendentemente autentica e profonda.
Che sia l’inizio di una nuova fase della sua carriera? Forse. Ma intanto, sul red carpet veneziano, Dwayne Johnson non è solo “The Rock”. È un uomo che celebra il proprio salto più difficile: quello dentro sé stesso.
Anna Rita Santoro e Ubaldo Santoro




















