Lutto nel mondo: Il 4 settembre 2025 si è spento a Milano, all’età di 91 anni, Giorgio Armani, la sua scomparsa segna la fine di un’epoca e lascia un vuoto profondo nel mondo dello stile, del cinema e della cultura internazionale. Giorgio Armani non è stato soltanto uno stilista, ma un pioniere nel comprendere il legame tra moda e immaginario collettivo. Tra i primi a intuire il potere del red carpet e delle celebrità come strumento di comunicazione, Armani ha trasformato il vestito in un linguaggio capace di raccontare storie e costruire icone.
L’intuizione del red carpet
Nel 1988, ben dieci anni prima che altri marchi seguissero la stessa strada, Armani aprì a Los Angeles un ufficio VIP dressing. Era la conferma che vestire gli attori e le attrici non significava solo esibire eleganza, ma creare una strategia di marketing globale: i red carpet diventavano passerelle mondiali, le star i testimonial più potenti.
Moda e cinema: un dialogo creativo
Armani non si limitò a fornire abiti per le occasioni mondane. Il suo contributo al cinema fu attivo e creativo: in oltre cinque decenni firmò i costumi di più di 200 film, entrando a pieno titolo nell’universo narrativo di Hollywood. Alcuni titoli sono entrati nella storia:
American Gigolò (1980), con Richard Gere, che consacrò l’immagine dell’uomo Armani.
Gli intoccabili (1987) di Brian De Palma.
Quei bravi ragazzi (1990) di Martin Scorsese.
The Wolf of Wall Street (2013), ancora sotto la regia di Scorsese.
I suoi abiti sullo schermo non erano semplici costumi: erano parte integrante della costruzione dei personaggi, espressione di potere, seduzione o ribellione.
L’omaggio di Martin Scorsese
Proprio Scorsese, da sempre ammiratore dello stilista, realizzò il documentario Made in Milan, un viaggio nel processo creativo e nella filosofia di Armani. L’opera non è soltanto un ritratto d’autore, ma la prova di quanto la moda, sotto la guida di Armani, sia diventata arte visiva e cultura contemporanea.
Le voci delle star
Molte celebrità hanno ricordato Armani sottolineandone l’impatto umano oltre che artistico:
Sophia Loren ha definito Armani un gigante di eleganza e genialità e ha detto di aver perso un fratello. Ha parlato del dolore e del vuoto lasciato dalla sua scomparsa, ricordando i momenti condivisi e la luce dei suoi occhi. Ha infine espresso cordoglio e preghiere alla famiglia dello stilista.
Laura Dern ha raccontato come Armani abbia celebrato la forza e la bellezza delle donne, aiutandole a sentirsi sicure. Ricorda l’abito nero di Cuore Selvaggio a Cannes 1990, che ha indossato di nuovo agli Oscar 2020. Per lei Armani è “un eroe e una leggenda”.
Jonathan Bailey riconosce subito un capo Armani, per lui simbolo di lusso disinvolto, e ricorda con affetto la familiarità del team che lo circondava.
Richard Gere ha legato il suo successo in American Gigolò alla scoperta del piacere di indossare un abito Armani: lo stilista insegnò a un’intera generazione di uomini l’importanza del completo.
Ozwald Boateng sottolinea la rivoluzione dell’abito maschile negli anni ’80 con la decostruzione Armani, considerandolo un raro esempio di creativo e imprenditore insieme.
Naomie Harris ha ricordato l’abito ricamato per i Golden Globes 2017 come un’opera d’arte che incarnava rispetto e bellezza “sussurrata”.
Daniel Craig ha definito Armani un colosso della moda da 50 anni, capace di uno stile senza tempo destinato a durare per sempre.
L’eredità
Giorgio Armani non è stato solo un creatore di abiti, ma un maestro di stile intramontabile, capace di trasmettere sicurezza, eleganza e rispetto. Le sue creazioni, considerate vere e proprie opere d’arte, hanno fatto da ponte tra moda, cinema e cultura popolare, rendendolo un protagonista assoluto del nostro tempo.
Ubaldo Santoro e Anna Rita Santoro
















