Ad Annelise Atzori piace sperimentare nelle arti e nel mondo della creatività. Ecco perché l’Artista internazionale non ha paura dell’avvento dell’intelligenza artificiale. È convinta che nessuna İA possa mai competere con una creatività di un artista – essere umano.
Celeberrima pittrice, fondatrice di un museo per cui crea dei mosaici curando ogni particolare compresa la produzione di ogni singola tessera, Annelisa Atzori ha esperienze anche al cinema: ha al suo attivo sceneggiature cinematografiche. Nel 2025 ha realizzato un docufilm (produzione: Ondamovie Film di Antonio Tornambe). L’abbiamo intervistata al Lido per saperne di più.
Annelise, ha appena presentato il docufilm a Venezia. Come l’ha accolto il pubblico?
Diciamo che l”evoluzione è l’innovazione per me, è sempre in gran movimento dal museo al cielo aperto, l’atelier del mosaico pieno di colori, pietre, cristalli, porcellane, altri materiali insoliti. Miliardi di tessere e metri, si ammirano grandi pareti di muri e pavimenti. Un luogo dove meditare e sentire emozioni indescrivibili di bellezza.
Dove si è svolta la proiezione e com’è andata?
L’evento si è svolto all’Hotel Excelsior nella Sala dell’Italian Pavilion, Sala Tropicana N 2 dell’Istituto Luce di Cinecittà il 29 agosto alle ore 15. È stato proiettato il teaser del docufipm “Vajont. Il futuro”. Questa presentazione è stata un successo di pubblico. L’opera cinematografica tratta la disgrazia successa il 9 Ottobre del 1963. Le riprese, del docufilm saranno eseguite nel 2026 con diverse sfaccettature interessanti che potranno essere svelate solo al momento giusto.
Che vita avrà il docufilm dopo questa proiezione al Festival del cinema tra i più importanti del mondo?
La vita di questo docufilm inizierà nel 2026. L’opera verrà trasmessa dalle televisioni, proiettata in sale cinematografiche e distribuita su diverse piattaforme.
Perché ha scelto proprio il genere documentario per narrarne la storia?
Visto che i fatti narrati sono reali, abbiamo pensato fosse più congruo optare per il genere documentario per una maggiore diffusione al pubblico dei contenuti del film.
Chi è stato maggiormente coinvolto nel progetto? Chi ha avuto l’idea e con chi Lei ha potuto portarla alla realizzazione?
La prima idea è venuta al produttore stesso, Antonino Tornambe, appassionato di cinema, che poi ha affidato il soggetto alla scrittrice Nicoletta Canazza che si è occupata anche della sceneggiatura. Nel 2026 ci aspetta un grande lavoro con le riprese, e io, Annelise Atzori, mi occuperò della regia e costumi, ma avrò pure qualche scena come attrice, assieme ad altri attori e attrici, e sarò anche la voce narrante della storia.
Come si è sentita nella veste di una regista? Realizzerebbe un altro progetto cinematografico?
Ci sono anche altri progetti cinematografici che mi riguardano. È da tempo che ho diverse idee pronte ad essere realizzate che ho scritto e di cui farò la regia. Sono di grande impatto visivo. Li svelerò al momento propizio. Per ora, con pazienza, Iasciano vivere il mistero e la sorpresa.
È anche una poetessa. Come sono collegati, a Suo avviso, il cinema e la poesia?
Scrivo poesie da sempre, quando l’ispirazione me le detta. La poesia è un collegamento al cinema per mezzo di emozioni, la poesia suscita in me l’emozione che mi porta ad immaginare la scena.
Può condividere con noi una delle Sue poesie che avverte come vicina agli argomenti o alle atmosfere del recente docufilm?
VAJONT IL FUTURO
Fu il nove ottobre
del milenovecentosessantatré.
Nella strada, un silenzio assordante
Nel buio della notte,pieno di sassi,
un senso di angoscia.
A pochi passi, le urla di una donna.
Gridava, si strappava i capelli.
Continuai a camminare nel buio,
sentii un lamento straziante di dolore.
Aiuto, aiuto! Avvicinandomi, la vidi!
Era una ragazza sommersa dai sassi e grandi macerie.
Mi avvicinai.
Non era possibile aiutarla
Era incastrata da grandi pietre, povera donna.
Era in ginocchio, imprigionata in mezzo ai sassi, in un mare di pianto.
È una poesia che ho scritto dopo essere tornata da Longarone e aver visto la diga del Vajont e aver intervistato diversi superstiti.
Come è dove si può visionare il film e altre Sue creazioni (quadri e mosaici)?
La mia dimora museale si trova in Sardegna vicino a Cagliari, a qualche chilometro da una cittadina medievale dove si trova Il castello del conte Villasanta. Poi c’è il mio museo al cielo aperto, L’ATELIER del mosaico. Sempre in movimento, le mie mostre esposte in tutto il mondo fanno parte di diversi musei come quelli del Vaticano, New York, Washington, Miami, Los Angeles negli USA, e in Europa Parigi, Barcellona, Londra, Venezia, Berlino. I miei lavori vengono esposti nel Canada, all’Expo Universale di Dubai, alle Mondiali dell’arte a Cornovaglia (Inghilterra) col principe Carlo e Camilla che hanno tagliato il nastro inaugurale.
Poi, ci sono le mie creazioni originali di abiti dipinti che creano scenografie nelle scene dei film, spettacoli ed eventi,
in passerella al Palazzo Borghese a Firenze e in una cornice di tanti altri monumenti.
Cosa farà nell’arte subito dopo Venezia?
Direi che tempo di annoiarmi non ce n’è. Si continua con i tour delle mie opere per il mondo. Poi si continua con la mia nuova collezione di abiti molto originali che mi detta la mia ispirazione portandomi in un mondo tutto nuovo: è, per me, come una rinascita. E
la prossima primavera (2026) si continua a lavorare con le riprese delle scene del docufilm “Vajont”.
Olga Matsyna




















