Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il nuovo film della regista Alice Winocour è un intenso dramma ambientato nel cuore della moda parigina. Lontano dagli stereotipi patinati del fashion system, l’opera si concentra su tre donne che si ritrovano dietro le quinte della sfilata più glamour dell’anno, ognuna con un passato complesso e segreti da affrontare.
La protagonista Maxine (interpretata da Angelina Jolie), regista americana chiamata a documentare l’evento, scopre improvvisamente di essere malata. In un momento di fragilità personale, riscopre un inatteso legame con il suo collaboratore. Ada, fuggita da un destino già segnato in Sudan del Sud, cerca un posto nel mondo, mentre Angèle, truccatrice abituata a vivere nell’ombra, osserva e ascolta, rimanendo ai margini ma custodendo la sua forza silenziosa.
Tra tensione emotiva ed eleganza estetica, il film racconta un mondo dominato dalla corsa al successo, dall’ossessione per l’immagine e dal tempo che sembra consumare tutto. Ma tra queste donne nasce una solidarietà improvvisa, quasi primitiva, che supera differenze di cultura, mestiere e provenienza.
Uno sguardo umano nel mondo della moda
Pur ambientato in uno scenario glamour, Winocour non cede alla superficie: mette a fuoco l’essere umano dietro il personaggio, la vulnerabilità dietro la perfezione. Qualcuno ha scritto che è come se i fratelli Dardenne si fossero rivolti al mondo della moda: realismo e poesia si intrecciano in una narrazione intima e mai compiacente.
Winocour racconta il suo rapporto distante con la moda: “Il mondo della moda non è il mio. Con la sua corsa contro il tempo – il desiderio di afferrare ciò che non c’è più o non c’è ancora, collezione dopo collezione – sembra riflettere il lavoro sotterraneo della morte, che inizia a operare prima ancora che ce ne accorgiamo.”
La regista cita Françoise Hardy e la sua Mon amie la rose come ispirazione poetica. Evoca immagini potenti: quadri in cui accanto alla giovane donna appare un teschio o una clessidra, simboli della fugacità della vita. Il film non teme il confronto con temi profondi come la mortalità, il destino, la ricerca di senso.
Pur avendo girato in casa Chanel, Winocour ha scelto di non mostrare loghi né nomi: un modo per liberare la storia dalle catene del marchio e restituirla a una dimensione universale.
Un film di donne, ma non solo per donne
Quello di Winocour è un film che parla di resilienza e rinascita. Mostra come la bellezza possa convivere con l’oscurità, e come l’incontro tra mondi diversi possa generare umanità. Senza retorica, senza giudizi. Con la grazia di uno sguardo sincero.
Anna Rita Santoro e Ubaldo Santoro




















