Poco più di un secolo fa, la Francia contendava all’Inghilterra il ruolo di prima potenza mondiale.
Il suo prestigio culturale, scientifico, militare ed economico suscitava l’ammirazione del mondo intero. Ma nel 2025 l’immagine è ben diversa: il nostro Paese attraversa una crisi sociale, politica e finanziaria. Potrebbe non essere che una tappa fra tante della nostra storia travagliata, se a questa tempesta non si aggiungesse una crisi morale senza precedenti. Ed è proprio qui che risiede il pericolo più grave.
Perché una crisi economica si supera sempre: i cicli di prosperità e recessione fanno parte della vita delle nazioni. Una crisi politica si risolve, prima o poi, con elezioni o riforme. Ma una crisi morale è di altra natura. Essa attacca il cuore stesso di un popolo, la sua coesione, la fiducia, l’unità. Corrode i fondamenti invisibili che permettono a una nazione di continuare a esistere. La storia ce lo insegna: Roma non è caduta a causa delle invasioni barbariche, ma per l’apatia e la decadenza dei Romani stessi. È esattamente ciò che oggi minaccia la Francia.
L’aumento della violenza e delle tensioni comunitarie è un sintomo allarmante del nostro declino.
Aggressioni, insulti e profanazioni non sono episodi isolati, ma il segno di un odio che si radica e di un fallimento morale. Quando un Paese non è più in grado di proteggere tutti i suoi cittadini, qualunque sia la loro origine o religione, non è più in grado di proteggere nessuno.
Eppure, invece di agire con fermezza, i nostri dirigenti moltiplicano le ambiguità. Si mostrano deboli nei confronti di Stati esteri che insultano la Francia o rifiutano di assumersi le proprie responsabilità. Chiudono gli occhi davanti all’influenza di organizzazioni che diffondono ideologie contrarie ai nostri valori repubblicani, ma inaspriscono il discorso contro chi ricorda la necessità di ordine e coesione nazionale.
È questo, governare? Lo Stato francese, con i suoi silenzi e le sue contraddizioni, non finisce forse per diventare complice indiretto dell’indebolimento della nostra società? Un recente rapporto lo ha dimostrato: alcune correnti ideologiche sviluppano in Francia una strategia di infiltrazione. Il loro obiettivo? Trasformare lentamente la società francese attraverso l’indottrinamento, la creazione di reti d’influenza e la moltiplicazione di associazioni radicali.
Perché i governi successivi non hanno fatto nulla davanti a questa minaccia?
La responsabilità della classe politica è enorme. L’estrema sinistra, ossessionata dal suo rifiuto dell’Occidente, chiude gli occhi su queste derive. Il Partito socialista, o ciò che ne resta, preferisce vivere all’ombra dei suoi alleati piuttosto che difendere una linea repubblicana chiara.
L’attuale maggioranza ha elevato l’“en même temps” a principio di governo: un passo avanti, due indietro. Quanto alla destra tradizionale, moltiplica i bei discorsi ma fatica a tradurre le sue convinzioni in atti concreti, anche quando detiene ministeri fondamentali come l’interno o la giustizia.
Mentre le élite esitano, tergiversano o stringono compromessi, il popolo francese vede la realtà e non si inganna. Per questo si rivolge sempre di più a chi difende con coerenza i principi repubblicani e patriottici. Da sempre, una linea chiara si impone: vietare ogni diffusione di ideologie estremiste, chiudere le strutture radicali, espellere i responsabili stranieri e sciogliere le associazioni complici.
La nostra priorità è garantire la sicurezza dei Francesi, ovunque si trovino. Essi devono beneficiare dell’accesso all’istruzione pubblica e a tutti i servizi di cui godono i cittadini in Francia. I Francesi residenti in Italia o altrove non sono “Francesi a parte”, ma Francesi a pieno titolo.
La Francia non ha la vocazione a scomparire nell’apatia o nella sottomissione; deve ritrovare la forza che ne ha fatto la grandezza e l’influenza nel mondo. Ciò significa porre fine alla compiacenza verso chi minaccia il nostro Paese, ristabilire l’autorità dello Stato e difendere i nostri veri valori. La priorità deve essere data ai nostri cittadini, e i nostri figli, credenti o meno, devono poter crescere nella pace e nella sicurezza.
Votare non è scegliere un volto o un fascino passeggero, è sostenere un progetto, delle idee e una visione della Francia. Scegliere un partito contrario agli interessi del Paese significa indebolire la nostra nazione. Il ruolo di un eletto è mettere tutto in opera per applicare questo progetto e proteggere al meglio i suoi elettori. Il futuro della Francia non può essere abbandonato alla leggerezza o alla ingenuità: è tempo di agire, perché ogni scheda elettorale impegna la nostra nazione e traccia il destino della nostra patria.
Marianna Rocher
Responsabile dell’8ª circoscrizione dei Francesi all’estero ( Italia, Greacia, Malta, Chypre, Turkia, Israele)
















