Già nel 2011 Giulio de Nicolais anticipava il futuro del cinema digitale con un mediometraggio girato interamente con macchine fotografiche.
Il titolo dell’opera, Sulla scena del crimine, non è solo evocativo: è il manifesto di una visione autoriale che unisce sperimentazione tecnica, impegno civile e inclusione sociale. Prodotto da Ukraina in Europa Onlus, il film è stato realizzato in alta definizione utilizzando fotocamere Canon 7D, in un’epoca in cui il loro impiego nel cinema narrativo era ancora considerato marginale.

Presente alla 67ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Lab, il mediometraggio ha segnato una tappa significativa nel panorama del cinema indipendente italiano. Oggi è citato nei repertori di Cinema Italiano, a conferma della sua rilevanza storica e culturale.
Nel cast diretto dall’autore stesso, affiancato da interpreti professionisti come Gabriele Ratini, Mila Rich, Floriana Secondi, Olga Matsyna e Mario Donatone, il conduttore Angelo Martini di Numeri Uno su Rai2, che da compositore ne ha curato anche la colonna sonora, e non professionisti, tra cui persone con disabilità, coinvolte attivamente nel progetto. La loro partecipazione non è stata solo artistica, ma anche sociale: il mediometraggio ha rappresentato per loro un’occasione concreta di inserimento, valorizzazione e riconoscimento, contribuendo a superare barriere e pregiudizi attraverso il linguaggio del cinema.
Sulla scena del crimine affronta temi di giustizia, verità e memoria, con uno sguardo lucido ai problemi sociali nella Roma ed Ostia di allora. La scelta di utilizzare macchine fotografiche per la ripresa non è stata solo una soluzione tecnica, ma un gesto concettuale: trasformare lo strumento della fotografia — che cattura l’istante — in mezzo narrativo capace di raccontare il tempo, la tensione, e la profondità dell’esperienza umana.
A distanza di anni, sempre più registi percorrono la strada della sperimentazione cinematografica con dispositivi mobili, realizzando film addirittura con smartphone come il bravissimo Mirko Alivernini ed altre tecnologie leggere. Spesso lo fanno con budget e strutture produttive ben più ampie, confermando la validità di un’intuizione che Giulio da autore teatrale e giornalista, aveva già messo in pratica con coraggio ed originalità.
Sulla scena del crimine resta un esempio emblematico di cinema di resistenza, capace di coniugare estetica, denuncia, innovazione e inclusione. Un’opera che dimostra come la forza di un’idea possa superare i limiti tecnici, trasformando la semplicità dello strumento in profondità espressiva ed impatto umano.
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